Giovani agricoltori
e governo distratto

Il contratto di governo tra Lega e M5s per quanto riguarda l’agricoltura è prevalentemente incentrato sulla necessità di riformare la politica agricola comune (Pac), attraverso un maggiore impegno nel «difendere la sovranità alimentare dell’Italia e tutelare le eccellenze del Made in Italy». Non è specificato quali azioni si intenda intraprendere per raggiungere questi obiettivi né è fatto alcun riferimento ai settori che richiederebbero maggiori tutele. Ciò che colpisce maggiormente, però, è che nessuna attenzione sia stata riservata al fenomeno della crescente presenza dei giovani.

La presenza dei giovani in agricoltura sta fortemente caratterizzando anche questa provincia. La Coldiretti ha reso noto che nel corso del 2017, con una crescita del 9%, l’Italia ha raggiunto le 53.475 aziende agricole condotte da under 35, ponendosi al primo posto in Europa.

Il 70% di queste imprese giovanili sono innovative e operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti, alla vendita diretta, alle fattorie didattiche e all’agricoltura sociale. Una grande spinta all’ingresso dei giovani in agricoltura è stata data dalla legge 28 luglio 2016, n. 154, che ha istituito la Banca delle Terre agricole. Questa Banca può essere alimentata sia con terreni derivanti dalle attività fondiarie gestite dall’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), sia da quelli appartenenti a Regioni, Comuni, Province e altri soggetti pubblici per un valore di 9,9 miliardi di euro. Ci si è proposti, in questo modo, di valorizzare, soprattutto attraverso i giovani, il patrimonio fondiario pubblico, di rimettere in circolo capitali e investimenti sul bene terra e riportare all’agricoltura molte terre incolte.

È già stata aperta la procedura per la messa in vendita di 8.000 ettari pronti a essere coltivati, che rappresentano un primo lotto facente parte di un’operazione complessiva di 20.000 ettari. Uno studio condotto da Coldiretti ha evidenziato che attraverso l’attuazione di appositi «Piani di sviluppo rurale» si sta favorendo un cambiamento epocale che non avveniva dalla rivoluzione industriale. Negli ultimi dodici mesi, infatti, 30 mila giovani hanno presentato domanda nell’ambito di detti piani, con ben il 61% concentrato al sud e nelle isole, il 19% al centro e il resto al nord.

Per sostenere gli aspiranti imprenditori, i giovani della Coldiretti hanno costituito anche una speciale task force che opera a livello territoriale con tutor, corsi di formazione e consigli per l’accesso al credito. Tra gli ostacoli maggiori da superare per i giovani c’è il costo elevato della terra visto che quella arabile in Italia è tra le più care in Europa. Poiché la dimensione media di un’impresa agricola italiana è di circa otto ettari, una delle soluzioni consigliate dai tutor della Coldiretti è di iniziare affittando la terra con una spesa attorno ai 700 euro a ettaro all’anno. Va anche considerato che a sostenere progetti effettuati da under 40 contribuiscono i mutui concessi da Ismea a condizioni molto favorevoli, nonché l’aumento del 25% degli aiuti europei e l’esenzione totale dal pagamento dei contributi previdenziali per i primi tre anni di attività.

Come è noto, con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 30%, l’Italia è al penultimo posto in Europa davanti solo alla Grecia (49,1%). La difficoltà di trovare lavoro abbassa anche l’indice di emancipazione - misurato come l’età in cui i figli riescono a lasciare il nucleo familiare - che è oltre i 30 anni in Italia e meno di 20 in Svezia.

È evidente che, tenuto conto di questa situazione, assume particolare rilievo l’evoluzione registrata negli ultimi anni dal comparto agricolo, sostenuto da efficaci interventi legislativi e dalle attività di Coldiretti. Di tutto non può non tener conto il governo che, anche attraverso le iniziative annunciate per correggere gli interventi comunitari, deve porsi l’obiettivo di dare ulteriore sostegno alla presenza di giovani in agricoltura.

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