Grandi opere
e priorità a Bergamo

Un rondò, una fermata del treno di qua, un’altra di là, una ferrovia per Orio al Serio, anzi no (voliamo alto...) meglio una funivia... Non c’è che dire, siamo in una fase di iperattività quasi bulimica sul versante delle opere pubbliche. Tavoli che si aprono qua e là che manco all’Ikea, vertici, progetti, approfondimenti e annunci. Chi tira Rfi ad Est e chi ad Ovest, chi bussa alle porte di Autostrade per l’Italia per un rondò a metà tra l’ottovolante e una roulette russa auspicando l’inserimento nel Piano finanziario che la società medesima deve preparare da qui ad un paio d’anni.

Idea eccellente, a patto che qualcuno se la segni in agenda, perché l’appuntamento è stato mancato finora già due volte, una nel 2007 e l’altra un paio d’anni orsono. Nel primo caso con il centrosinistra al governo della città, nel secondo con il centrodestra. Più bipartisan di così... Ma torniamo a questa iperattività dei politici bergamaschi, che vede il Pirellone e l’assessore alla Mobilità Alessandro Sorte primattore: lodevole, niente da dire, anche perché lo sviluppo di un territorio complesso come quello bergamasco passa necessariamente da un riequilibrio modale e da un giusto bilanciamento del rapporto tra gomma e ferro, attualmente troppo sbilanciato a favore del primo comparto.

Ma il periodo è innegabilmente complesso, e in presenza di risorse scarse – o nella migliore delle ipotesi incerte – è giusto aprire fronti a raffica? Certo, se si centrassero tutti gli obiettivi, saremmo i primi ad esserne contenti, ma realisticamente nella stragrande maggioranza dei casi stiamo parlando di progetti noti da sempre, ma mai passati dalla carta ai cantieri. È il caso dell’uso metropolitano della ferrovia Seriate-Ponte San Pietro, che ad intermittenza assume anche le vesti di un tram train (che è tutta un’altra cosa...), oppure dell’allungamento della linea del tram a Vertova e oltre, per non parlare della linea 2 per la Valle Brembana.

E che dire poi del collegamento con l’aeroporto di Orio? Nell’attesa di passare sopra o sotto, il mercato ha già dato una risposta abbastanza inequivocabile e in linea con la stragrande maggioranza degli scali a forte vocazione low cost: pullman per Milano (ben 3 compagnie, perché il mercato fa gola...) e bus urbani per Bergamo.

Tutto questo per dire che forse a questa iperattività sarebbe più opportuno sostituire una sana programmazione fatta di priorità. Individuare cioè quelle opere davvero fondamentali per il territorio, metterle in fila e muoversi in modo compatto, resistendo alle tentazioni di voler mettere la bandierina su qualcosa ad ogni costo e, soprattutto, del proprio colore. Difficile portare a casa tutto, meglio quindi forse concentrarsi su quello davvero raggiungibile. Certo, il rondò dell’A4 è davvero un brutto vedere: piange il cuore a pensare che una città così bella come Bergamo offra a chi varchi il casello un simile, orribile, biglietto da visita: se Autostrade per l’Italia ci facesse la grazia, sarebbe un fior di regalo, ma se ad aprire i cordoni della borsa dovranno essere Comune, Provincia e Regione, i margini d’azione sembrano davvero minimi.

Decisamente più interessante l’uso metropolitano della ferrovia Ponte-Seriate, un passo non virtuale verso quella Grande Bergamo che è già nei fatti e nei numeri: portare a casa la fermata dell’Ospedale è stato un successo del Pirellone, riuscire a fare altrettanto con quella del Bolognini di Seriate non sarebbe da meno. Ma poi tutto va inserito in un sistema complessivo di gestione della rete con Rfi e Trenord, e non sarà una passeggiata. Anche per questo è meglio ragionare per priorità, per non rischiare di perdere il treno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA