I milioni di Ronaldo
e gli operai della Fiat

La Juve è sempre più vicina al campione stellare Cristiano Ronaldo. I tifosi e i media, non solo quelli sportivi, sono in fibrillazione, si parla di colpo del secolo, di fantacalcio. Anche l’operazione è stellare dal punto di vista economico, anche se non è la più importante della storia sul piano delle cifre. Se l’affare andrà in porto la società bianconera dovrà sganciare 100 milioni di euro di cartellino e un ingaggio di 55 milioni lordi netti per quattro stagioni, per un totale di 320 milioni di euro netti, pari a 80 milioni l’anno.

Operazione fuori portata per qualunque club italiano ma non per la società di Andrea Agnelli, che con il suo fatturato di 400 milioni mira a divenire la quarta regina dell’iperspazio del calcio mondiale insieme con Manchester United, Real Madrid e Barcellona.

Insomma, una nuova dimensione, che dovrebbe proiettarla su mercati inesplorati e fruttare anche nuovi vantaggi sul piano del merchandising, del «licensing» e dello sponsor di maglia. Se le cose vanno per il verso giusto (e bisogna sottolineare un se grande come una casa perché stiamo parlando di calcio) la Juve potrebbe arrivare ad aumentare di almeno cento milioni il suo fatturato in un paio di stagioni. E infatti in borsa il titolo è già schizzato alle stelle.

Dal canto suo il campione portoghese, che sta già cercando la solita dimora principesca per sé e il suo clan alle porte di Torino, riceverà un ingaggio di 30 milioni netti (attualmente ne prende «solo» 21 dal Real Madrid di Florentino Perez).

Non è lo stipendio più alto di sempre: il brasiliano Neymar ha appena firmato un ingaggio di 37 milioni di euro netti con il Paris Saint Germain e l’argentino Messi ne guadagna 50 a stagione col Barcellona.

Sull’operazione «CR7» dunque non resta che togliersi il cappello e fare gli auguri ad Agnelli e Allegri per la nuova sfida, con un pizzico di invidia da parte di chi juventino non è. Ma un paio di considerazioni non proprio elogiative, in mezzo al tripudio generale, ci permettiamo di farle.

La prima è sul piano sportivo: la crisi del calcio italiano e della sua Nazionale si deve senza dubbio anche alla presenza di troppi calciatori stranieri. Il calcio ha cominciato a declinare dopo il Mundial dell’82, quando il nostro divenne il campionato più bello del mondo, per poi ricominciare a declinare dopo il Mundial del 2006.

È vero che non è certo colpa della decina di stelle se i vivai italiani sono sempre più esangui di campioncini, ma certo questi ingaggi da fantacalcio finiscono per giustificare la corsa allo straniero che ormai vive nelle serie inferiori, perfino nei vivai non professionistici, dove in certe società del Sud Italia si prendono a man bassa talenti dal Sudamerica.

La seconda è una considerazione morale e si spera non moraleggiante: è giusto per la Fca finanziare un’operazione simile quando i dipendenti dei 5 stabilimenti Fiat italiani sono tutti in cassa integrazione e non hanno aumenti da almeno dieci anni? Con i soldi dell’operazione gli operai Fca avrebbero avuto diritto a 200 euro mensili.

Sono due cose differenti? «CR7» porterà un effetto indotto? E va bene. Si dirà poi che anche i sogni aiutano a vivere (il Milan di Berlusconi docet). Però è giusto chiedere ammortizzatori sociali allo Stato per gli stabilimenti in crisi quando poi si utilizzano 320 milioni di euro per comprare un giocatore?

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