Ici e scuole paritarie
Il rischio è l’ideologia

«Sono sentenze che lasciano interdetti, perché costringeranno le scuole paritarie a chiudere». Lo ha detto, intervenendo a Radio Vaticana, don Francesco Macrì, presidente della Fidae (Federazione Istituti di attività educative), che rappresenta in Italia le scuole di ogni ordine e grado dipendenti o riconosciute dalla Chiesa.

Lo ha detto, don Macrì, reagendo alla sentenza della Corte di Cassazione sul caso di Livorno, con la quale è stata riconosciuta come legittima la richiesta del Comune del pagamento dell’Ici da parte di due istituti scolastici paritari, gestiti da enti religiosi. La Cassazione insiste sul fatto che, poiché alle scuole in questione viene pagata una retta, si configura l’attività commerciale, che appunto porta a dover pagare l’Ici. E qui si apre un mondo, che comprende anche l’annosa polemica sulla presunta esenzione delle tasse a realtà della Chiesa cattolica e la contrapposizione spesso ideologica alle scuole non statali.

Non stupisce, dunque, il riferimento del segretario dei vescovi italiani, monsignor Nunzio Galantino, intervenuto sulla vicenda: «Ho la netta sensazione – ha detto – che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata». Parlando di «sentenza pericolosa», ha invece invitato a «chiamare le cose col loro nome» e a riflettere senza pregiudizi sul servizio svolto in Italia dalle scuole paritarie. «La chiusura delle scuole paritarie – ha insistito il vescovo – vuol dire limitare la libertà. È la stessa Europa che ci chiede garanzie sulla libertà educativa. Quello che pericolosamente caratterizza l’Italia è l’ideologizzazione passata all’estremo». Monsignor Galantino ha anche ricordato che sono un milione e 300 mila gli studenti nelle scuole paritarie. «Bisogna anche sapere – ha aggiunto – che a fronte dei 520 milioni che ricevono le scuole paritarie, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo. Attenzione, dunque, a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dall’ideologia».

In realtà proprio il terreno della libertà di educazione e della possibilità di sostegno alle scuole non statali, cattoliche per la maggior parte, paga il debito di uno scontro ideologico lungo decenni, cristallizzato per molti in quell’inciso costituzionale del «senza oneri per lo Stato» cui verrebbero «inchiodate» le scuole non statali. Un inciso interpretato, in realtà, in molti modi e un lungo dibattito che ha portato alla soluzione, con una legge del 2000, del sistema scolastico pubblico integrato, formato da istituti statali e non statali paritari (con precisi vincoli, tra cui la mancanza di fini di lucro). Una soluzione cui è mancato, negli anni, adeguato sostegno, pur previsto, ad una reale parità, anche economica.

La sentenza di Livorno va collocata nella giusta cornice del sistema pubblico integrato. E il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi l’ha sottolineato, riferendosi all’Imu (su cui pure, per il 2012, dovrebbe avere effetto la sentenza livornese). «L’Imu le scuole pubbliche statali non la pagano – ha annotato il sottosegretario – ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali. Tutte e due fanno un servizio di pubblica utilità». Figli e figliastri? Mentre il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, invita «a riflettere» e ad affrontare il tema delle scuole paritarie «in un quadro europeo di riferimento», restano la preoccupazione e l’allarme, ad alta voce, di don Macrì: «A differenza di quanto capita in Europa, dove le scuole paritarie vengono sostenute in tutti i modi - sotto il profilo legislativo, economico, fiscale - in Italia vengono costrette a sparire. E sparendo, sparisce una dimensione importante della struttura organizzativa, educativa della Nazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA