Incognita voto e spread
Gentiloni sulla griglia

C’ è una non piccola contraddizione tra quel che succede alla luce del giorno nell’ attività di governo e quel che invece si discute nell’ ombra per far finire al più presto la legislatura. Da una parte c’ è il presidente del Consiglio che ripete (riecheggiando ciò che si dice al Quirinale) che il governo è nel pieno dei suoi poteri e dunque lavora fino a quando avrà una maggioranza in Parlamento - di per sé una ovvietà - e dall’ altra c’ è il quartier generale del Pd renziano che ribolle di piani per accelerare il più possibile i tempi della corsa verso le urne.

L’ ultima vulgata dice che Renzi vorrebbe andare al voto a metà marzo, facendo approvare dalle Camere una nuova legge elettorale già in febbraio, senza aspettare dunque la sentenza della Corte Costituzionale sull’ Italicum attesa tra la fine di gennaio e i giorni immediatamente successivi. Le indiscrezioni non spiegano con quale maggioranza Renzi potrebbe ottenere il suo scopo né, soprattutto, su quale progetto di legge elettorale. È difficile pensare che il Mattarellum, ancorché rivisitato, possa ottenere il voto di entrambe le Camere. È vero che la Lega e i Cinque Stelle hanno la stessa fretta di Renzi ma come c’ è da domandarsi come potrebbe un progetto che conviene al partito democratico convenire anche ai loro progetti di conquista del potere (Grillo) o di una leadership di coalizione (Salvini). E come potrebbe Renzi abbandonare la sponda berlusconiana per quella, assai più insidiosa, grillin-leghista? C’ è, come si capisce qualcosa che torna. Ma tanto basta a diffondere nervosismo, precarietà, incertezza.

Che si riflette inevitabilmente sul governo e la sua attività, sempre più appesantita da problemi difficili da gestire.Problema numero uno: il rischio terrorismo. L’ Italia è rimasta miracolosamente fuori dalla serie di attentati che hanno insanguinato l’ Europa, e tutti si chiedono fino a quando durerà questa eccezionale salvaguardia. Per attrezzarsi ad affrontare eventuali emergenze, il governo è intenzionato a dare un giro di vite nell’ attività di prevenzione-repressione il cui risultato immediato e visibile dovrà essere un maggior numero di espulsioni di sospetti terroristi. Il progetto annunciato dal ministro Minniti - con la diffusione sul territorio di tanti nuovi centri di identificazione ed espulsione - ha già suscitato un vespaio di critiche da destra e da sinistra. Non sarà una partita facile far passare in Parlamento una linea coerente su migrazione e anti-terrorismo, due termini che ormai vengono avvicinati anche se tutti, da Mattarella in giù, negano equivalenze. Ma tant’ è. Secondo problema. Il Tesoro è al capezzale di un sistema bancario nazionale che presenta molte criticità, a cominciare da Monte dei Paschi. Il decreto da venti miliardi e l’ insieme delle manovre finanziarie pubbliche vanno sostenuti e difesi a Bruxelles nei confronti del consueto fronte dei falchi già attivissimo. Nuove turbolenze sui mercati e sul fronte dello spread sarebbero una seria minaccia per la fragile barca timonata da Paolo Gentiloni. Vogliamo mettere in questa agenda anche la ricostruzione post terremoto del Centro Italia?

Certo, va messa. Il Presidente del Consiglio ha più volte ripetuto che i terremotati, in queste ore sotto le neve, sono in cima alle preoccupazioni del governo. Va notato che oltre al bene di quelle sfortunate comunità - che è sicuramente prioritario - in gioco c’ è una grossa fetta di consenso politico che tra Marche e Umbria si concentra sulla sinistra e sul Pd, serbatoi di voti che se dovessero svuotarsi sull’ onda di una delusione sempre possibile, produrrebbero un danno irrecuperabile per il Pd. Renzi prima e Gentiloni poi su questo, come si dice, ci hanno messo la faccia e lo sanno. D’ altronde in clima pre-elettorale, ognuno fa quel che può per drenare voti. Gli accordi con i sindacati degli insegnanti sottoscritti dal neoministro dell’ Istruzione - priva di una laurea ma dotata di saldissimi legami con la Cgil - dimostrano che vengono silenziosamente smantellate alcune misure del renzismo accusate di aver fatto perdere voti al Pd in segmenti sociali tradizionalmente vicini al centrosinistra. Insomma, la politica in questo momento sta lavorando su due piani. A piano terra si affrontano i temi di governo con la speranza di non dover affrontare uragani e tifoni e cercando di andare avanti il più a lungo possibile, se non altro per chiudere alcuni dossier particolarmente spinosi. Nel sotterraneo, in sala macchine, il brulichio riguarda invece le elezioni, gli interessi di partito, i destini personali dei vari leader. Ma solo la prima scena è veramente sotto i nostri occhi.

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