La buona scuola?
Servono buoni prof

La buona scuola deve partire da buoni prof. Su questo non c’è dubbio, ma il problema è dove trovarli e come spingere chi ha talento a scegliere la strada dell’insegnamento. Finora nessuna riforma è riuscita a reclutare quell’esercito di docenti necessario a dare un volto nuovo alla scuola e stabilire ovunque un clima di fiducia negli utenti, alunni e genitori. E nemmeno a motivare e a dotare di strutture e mezzi adeguati gli insegnanti che siedono già dietro una cattedra. È difficile trovare una mamma che non si sia mai lamentata o non abbia mai criticato un istituto o un prof, anche se non sempre con valide ragioni.

C’è chi si sente fortunato poiché si è imbattuto in una buona scuola e in qualche bravo prof e c’è chi invece è demoralizzato perché ha a che fare con istituti disorganizzati e insegnanti per la maggior parte demotivati, frustrati e spesso solo di passaggio, cioè precari. Certo, oggi si può scegliere la scuola che si vuole ma sono davvero poche quelle senza problemi.Così, a lezioni appena terminate e con la maturità e gli esami di terza media ancora in corso, uno dei leit motiv tra i genitori è proprio questo: «Quali docenti mio figlio avrà a settembre? Speriamo che trovi qualcuno bravo e attento che riesca a far studiare il mio ragazzo».

E questo in qualsiasi ordine di scuola visto il solito valzer delle cattedre al quale tutti i genitori sono ormai rassegnati: difficile, se non impossibile, avere gli stessi insegnanti, al completo, da un anno all’altro. E forse in questo settembre sarà ancora peggio considerate le centinaia di migliaia di domande che i prof precari stanno presentando proprio in questi giorni per aggiornare le graduatorie di istituto di II e III fascia e la pioggia di richieste di trasferimento dal Nord al Sud. Ci saranno anche nuove immissioni in ruolo, ma il problema principale è sempre lo stesso: le scuole hanno le risorse necessarie per assolvere al meglio il proprio compito? E, soprattutto, quali prof arriveranno in classe?

Torniamo dunque alla questione cruciale: il reclutamento dei docenti. A maggio scorso è stato pubblicato il decreto che prevede le nuove modalità per l’accesso alla professione nelle scuole secondarie: chi ne avrà i requisiti potrà partecipare a un concorso pubblico nazionale, poi sarà inserito in un percorso triennale di formazione, con un tirocinio e supplenze in classe sotto la supervisione di un tutor. Infine, se sarà giudicato idoneo, diventerà finalmente un prof di ruolo. Sulla carta la procedura, che comunque sfornerà i primi docenti solo nel 2021, sembra buona, ma tutto questo non risponde ancora alla domanda iniziale: come attrarre alla professione chi ha talento ed è più dotato? La retribuzione di un docente è ben lontana da quella di un ingegnere, avvocato, architetto, magistrato o di qualsiasi manager. Ed è anche più bassa dei colleghi del resto d’Europa. Perché quindi chi è bravo dovrebbe puntare proprio a diventare un insegnante, considerato anche il basso prestigio sociale di cui la categoria oggi gode?

E poi, chi e come forma i docenti del futuro? Per istruire buoni prof, scusate il gioco di parole, ci vogliono buoni prof che non è facile trovare. Infine, provo a tracciare un ritratto del buon prof in base alle mie aspettative di genitore: deve saper spiegare bene e con autorevolezza, motivare all’ascolto e allo studio, convincere anche i più distratti a seguire le lezioni ed impegnarsi, coinvolgere e gratificare; deve saper gestire la classe, far rispettare le regole evitando caos e confusione; deve creare un clima sereno e saper ascoltare i propri studenti, aiutarli a crescere, sviluppare le loro qualità e talenti; deve saperli consigliare e capire quando hanno un problema diventando un punto di riferimento anche per la famiglia; deve sapersi relazionare con colleghi e genitori. Insomma, quella del prof è una missione difficile e delicata e se davvero si vuole una scuola di qualità bisogna attrarre economicamente e socialmente i più capaci e formarli con la stessa passione con la quale poi questi devono entrare in classe. E bisogna avere anche il coraggio di consigliare a chi non è portato di puntare su un altro mestiere.

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