L’America che spara
Lobby da fermare

Se gli americani fossero al nostro posto avrebbero già allertato le ambasciate e lanciato il loro warning: attenzione da quelle parti si spara, state alla larga. Solo nell’aprile scorso l’Italia è entrata nell’elenco dei Paesi «a rischio salute». È stata emessa una nota in cui si invitano i cittadini Usa in partenza per lo Stivale ad assicurarsi che le mani siano disinfettate ed evitare di toccarsi il volto prima di lavarsi. Motivo: 1.470 casi di morbillo nel mese di gennaio. Solo a Las Vegas due giorni fa vi sono stati 59 morti e 500 feriti. Può essere che il morbillo in America sia stato sradicato ma all’epidemia di morti ammazzati, a quella non c’è fine.

A Stoccolma sono stati conferiti i premi Nobel per la medicina a studiosi americani. Hanno scoperto che l’uomo è mosso da un orologio biologico. Ma quale orologio muove nelle lande sterminate del Nuovo Mondo normali cittadini a divenire assassini dei propri simili in termini così devastanti e con una scansione nel tempo che possiamo definire seriale? Ecco una domanda che andrebbe posta ai futuri aspiranti all’ambito riconoscimento internazionale.

Una gratificazione post mortem per l’inventore della dinamite . Nato a Stoccolma, morto a Sanremo, Alfred Nobel cercava il riscatto. E qui lo troverebbe se si riuscisse a capire le ragioni che portano gli americani a terrorizzare gli altri e se stessi con le armi da fuoco.Una vera ossessione: nel presente anno, secondo i dati di Gun violence archieve, i morti per arma da fuoco sono 11.686, con sparatorie in numero di 244, come fa notare il settimanale Newsweek. E si intendono solo quelle che hanno un numero di deceduti e feriti superiore a quattro. Nel Paese si registrano a scadenza periodica eccidi che appaiono spesso inspiegabili alla ragione di chi americano non è. Che in una società super organizzata come quella americana venga a mancare all’improvviso il comune senso del vivere civile lascia intendere qualcosa di errato, morbosamente errato. Gli americani commettono omicidi tra loro 297 volte in più del Giappone, 49 volte in più che in Francia e 33 volte in più di Israele. Nelle scuole nel solo 2015 si è registrata una sparatoria alla settimana. Sono notizie di un Paese cosiddetto normale? Molti danno la colpa all’eccesso di armi, 265 milioni di pezzi, dalle pistole alle armi da guerra, delle quali circa la metà, cioè circa 133 milioni, è detenuto da 7,7 milioni di americani circa il 3% degli adulti Usa. Il resto si distribuisce su circa 55 milioni di possessori d’arma. In Germania sono 25 milioni le armi registrate, quindi un buon rapporto se confrontato con l’Italia che ne ha solo 7 milioni . Eppure il tasso maggiore di morti per arma da fuoco, 0,71 per ogni centomila abitanti, si registra proprio nel nostro Paese. Quindi la correlazione armi da fuoco-numero dei morti tiene solo se si verifica una situazione socio-culturale che la favorisce . In Italia la malavita organizzata incide con la sua presenza rispetto agli altri Paesi europei. A Napoli a giugno 2017 in 11 giorni vi sono stati 8 omicidi. All’inizio di settembre sempre di quest’anno altri due. In ragione della loro frequenza non fanno più notizia se non nelle questure preposte alle indagini.

Ma la condizione americana non trova riscontri a fronte della pervicacia diffusa nel voler risolvere anche questioni banali a suon di schioppettate. In ventuno Stati americani dal Montana al New Hampshire vale la legge del «Stand your ground». Tradotto vuol dire: calpesti la mia proprietà? E io ti sparo. Nel 2015 uno studente tedesco in soggiorno di scambio presso una scuola nel Montana è stato ucciso perché camminava su una proprietà altrui, senza saperlo. Che cosa ha mosso il proprietario ad imbracciare l’arma? È la domanda che si è posto T.C. Boyle, autore di libri di successo e profondo conoscitore dell’anima americana. E la risposta è una : il riflesso psicologico della paura. Una paura che viene da lontano, quando nel selvaggio West ognuno poteva derubare il suo simile senza alcun rischio se non quello di dover fare i conti con le armi da fuoco della vittima. Adesso sono altri i problemi che assediano il cittadino, l’insicurezza, la percezione che il modello americano è arrivato ai suoi limiti, la convinzione che solo i pochi baciati dalla fortuna o con famiglie benestanti alle spalle possono ambire alla scalata sociale. L’America è grande ma non si può più dire allo sconosciuto vattene da un’altra parte, perché anche quella parte è già occupata così come lo è lo spazio sociale nel quale il giovane deluso o l’anziano frustrato sono costretti a muoversi. Occorre quindi regolare. Limitare il potere interdittivo della Nra, la lobby delle armi: è il primo passo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA