Olimpiadi a Roma
M5S decida di decidere

Non c’è niente da fare: non è ancora arrivato il momento di sapere se il Comune di Roma dice sì o no alle Olimpiadi del 2024 nonostante che la candidatura della Capitale sia stata ufficialmente presentata e abbia anche diverse chances di farcela. Sull’argomento infatti Virginia Raggi ancora tentenna, dribbla, nicchia, svicola, rimanda, va a zig zag.

Durante la campagna elettorale, almeno nella prima fase, il suo «no» alle Olimpiadi era apparentemente senza appello: «Non ce lo possiamo permettere», «il problema è ben altro», «dobbiamo pensare ai bambini che non fanno sport, non ai grandi eventi». Poi qualcosa cambiò, qualcosa successe, perché nel seguito della campagna il «no» divenne un «ni», «vedremo», e da lì non si è più mosso un passo. Né in avanti né indietro. Molti attribuiscono tali imbarazzanti tentennamenti sia alle divisioni interne del direttorio a Cinque Stelle (quello che di fatto guida la Raggi, un po’ recalcitrante, e la giunta capitolina), sia alle pressioni del comitato olimpico romano dove sono presenti molti pezzi grossi della borghesia cittadina a cominciare da quel Giovanni Malagò che è anche presidente del Coni e che è ammanicatissimo con chiunque conti qualcosa in Italia, nello sport e in politica.

Il risultato di queste spinte diverse è stato: «Ne discuteremo più avanti». Di fronte alle domande di cocciutissimi cronisti, persino petulanti, la Raggi da allora non ha mai cambiato linea, o meglio: ha accuratamente evitato di averne una. Anche negli ultimi momenti pubblici in cui si è discusso della faccenda – l’incontro con gli atleti paralimpici italiani in partenza per i loro Giochi – la risposta alle insistenti richieste di chiarimenti è stata: «Vedremo». Con una promessa: a metà settembre la signora sindaco incontrerà Malagò, e da lì forse uscirà qualcosa. Ma non è detto: il buio domina oltre la siepe.

Il punto però è che il tempo stringe: il 7 ottobre andrà presentata un’ulteriore documentazione al Cio per confermare la corsa di Roma, e per quella data sarà necessario che il Comune si sia chiarito le idee. Insomma, come si sarebbe detto un tempo, serve che la Raggi «decida di decidere se accetta di accettare».

Il governo ha provato a far paura alla Raggi facendo trapelare due possibili strade: la prima sarebbe quella di confermare comunque la candidatura di Roma a prescindere da quel che deciderà il Comune. Sarebbe un po’ strano, visto che è complicato fare le Olimpiadi contro il parere della città che le ospita ma teoricamente non impossibile e comunque legittimo in nome dell’interesse nazionale. Seconda possibile intenzione: lanciare la candidatura di Milano per le Olimpiadi successive del 2028, ipotesi che ha subito fatto ingolosire Roberto Maroni governatore della Lombardia: «Si può fare» ha dichiarato un secondo dopo che le agenzie di stampa avevano riferito di questo venticello che arrivava da palazzo Chigi. Tanta prontezza da far irritare il sindaco milanese Beppe Sala che si è invece mostrato pessimista sulla fattibilità di un tale progetto.

Sembrano in realtà tutte mosse di Renzi per far pressione sulla Raggi che prima o poi dovrà rendere nota una decisione, sua o di chi davvero conta in Campidoglio, poco importa. I militanti pentastellati l’altro giorno alla tumultuosa festa del «Fatto Quotidiano» hanno fatto sapere alla loro beniamina come la pensano in materia: ogni volta che lei pronunciava la parola «Olimpiadi» partiva un furioso «noooo» dalla platea. Eppure un sondaggio proprio ieri diceva che una maggioranza (ancorché risicata) di romani vorrebbe che Roma non perdesse una simile opportunità. «Sono cinque miliardi di investimenti» confidava ad un giornale un consigliere comunale grillino rigorosamente anonimo. Perplessità non troppo isolate, se addirittura il roccioso assessore all’Urbanistica, il professor Paolo Berdini, uno che vede il venir su di un palazzo nuovo come il fumo negli occhi, in televisione ha detto: «Possiamo discuterne».

Insomma, prima o poi questi grillini di governo, oltreché di lotta, dovranno pur decidere.

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