Quaresima, il ritorno alle nostre origini

Con il Mercoledì delle Ceneri si inaugura la Quaresima, 40 giorni che valgono come 40 anni: il tempo che il popolo d’Israele impiega per uscire dall’Egitto e per arrivare alla Terra promessa si comprime dentro una manciata di settimane. La Quaresima è l’Esodo in formato personale e tascabile, che conserva intatta la carica spirituale di quel primo passaggio di liberazione: se è vero che Dio impiega una notte per liberare Israele dal cuore dell’Egitto in cui era tenuto come schiavo, sono poi necessari 40 anni di cammino per liberare il cuore di Israele dalla nostalgia per l’Egitto. Per questo l’Esodo diventa la controfigura della Quaresima, perché fissa la stilistica della conversione: un istante di grazia accende un cammino che ha a che fare con la disponibilità a lasciarsi trasformare il cuore.

Il Mercoledì delle Ceneri cova la speranza di poter riaccendere l’itinerario spirituale dell’Esodo nel cuore dei credenti: è il momento puntuale in cui si vede cominciare l’evento più disteso della conversione. Un inizio che cade sulla testa con l’austera pesantezza di un mucchietto di cenere: un gesto potente che è custodito dalle due frasi bibliche che il prete pronuncia ai fedeli durante il rito dell’imposizione. La prima affonda la sua forza nel libro della Genesi, il racconto degli inizi di tutto: «Ricordati che sei polvere, e che polvere ritornerai». La seconda appartiene al vangelo di Marco, facendoci riascoltare le prime parole che l’evangelista ha registrato durante la predicazione di Gesù: «Convertitevi e credete al Vangelo». Due frasi sgarbate, sconvenienti, tanto impopolari quanto magnifiche, perché si disinteressano delle convenzioni sociali della giusta distanza dovuta al rispetto: saltano i convenevoli tipici dei saluti, o delle battute innocue sul tempo e del pour parler tipico di quando si attacca bottone tirando in ballo i risultati delle partite della domenica. Parole asciugate dal gesto delle ceneri, per arrivare maleducatamente al cuore. Lì dove altri hanno bisogno di mille convenevoli e cautele, Dio sa di essere a casa: lì dove dimora il segreto di ciascuno.

«Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai». All’inizio del libro della Genesi, quando tutto comincia a esistere dal nulla, Dio dice ad Adamo, che si è appena scoperto peccatore, questa cosa: non dimenticare che sei di terra (Adamah, in ebraico). Non è una minaccia o un castigo: è la constatazione che il cuore di Adamo, fatto di ruvida terra e dello Spirito infinito di Dio, è conteso. Ricordati che, in questo groviglio di fango e di cielo, senza ravvivare la presenza di Dio nella tua vita, non resta che terra. Adamo, nel tuo Dna scorre anche la pochezza e il limite delle cose della terra: la fragilità del bello che non si riesce a trattenere, il tempo che passa e invecchia energie e sogni, l’insufficienza e la piccolezza di un cuore che si riempie e si annoia troppo velocemente rispetto a ciò che avrebbe voglia di desiderare. Ricorda che alla terra ritorna molto di te. E che si ferma lì, alla terra, se non c’è lo Spirito; un alito di Dio, capace di strappare il meglio dalla tirannia di polvere e sabbia, che si accumulano sul fondo del cuore e delle cose. La Quaresima riporta all’inizio di tutto, ciascuno all’origine di sé, chiedendo quanto le cose della terra - il lavoro, la famiglia, il tempo libero, i desideri e le attese - siano capaci di lasciarsi contagiare da quelle del cielo. Per evitare di scoprirsi polverose e senza vita.

E poi, «Convertiti e credi al Vangelo». «Cambia strada», letteralmente. Modifica, trasforma, trasfigura la rotta dell’abitudine, del solito, di ciò che è logico e consolidato. Il Vangelo, la buona notizia, comincia così in Marco: con una chiamata a vincere l’inerzia del quotidiano con una torsione che ha a che fare con la vita di Gesù. La rinascita prende piede a partire da un piccolo gesto di novità: una vita cambia davvero quando inizia a permettere che i gesti e le parole di tutti i giorni si lascino increspare, anche solo di pochi millimetri, dall’incontro con Cristo. Digiuno, elemosina e preghiera sono gli atteggiamenti spirituali che meglio di altri evidenziano la disponibilità scomoda a lasciarsi alterare e disturbare dal Vangelo.

La Quaresima, tra terra e conversione, rimette ciascuno sulla scomoda rotta dell’Esodo.

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