Salvataggio di Mps
Chi paga il conto?

Chi paga il conto del salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, dopo il decreto della vigilia del governo che sancisce ufficialmente il ritorno dello Stato Banchiere, dopo 25 anni di accorpamenti e privatizzazioni della foresta pietrificata del credito italiano, come la chiamava Giuliano Amato? Come è ormai noto, dopo il fallimento della caccia ai grandi fondi privati e sovrani internazionali, per salvare l’ istituto di Rocca Salimbeni non è rimasto che l’ intervento statale.

Il governo ha stanziato 20 miliardi di euro che serviranno innanzitutto al corposo aumento di capitale di cinque miliardi necessario al salvataggio della banca più antica del mondo e successivamente per coprire le falle di altri istituti in difficoltà (come le due popolari venete e altre banchette sparse per l’ Italia). Attraverso un’ operazione di conversione in azioni dei titoli subordinati (come impongono le regole europee) e di successiva riconversione in obbligazioni ordinarie acquistate da parte dello Stato (il cosiddetto programma di ristoro) anche quei 40 mila piccoli risparmiatori sottoscrittori del titolo subordinato che hanno finanziato con due miliardi di euro la scalata ad Antonveneta dovrebbero essere salvati. Del resto una banca come Mps, la terza d’ Italia con i suoi cinque milioni di risparmiatori e i suoi 23 mila dipendenti, non può fallire o essere posta in amministrazione controllata per diverse ragioni. Non si tratta solo di tutelare dipendenti e risparmiatori (cosa non da poco) ma anche di assicurare il sistema linfatico delle piccole e medie imprese, degli artigiani, dei consorzi, delle famiglie, delle società di servizi e di tutti quegli enti economici che ruotano intorno a una banca di queste proporzioni. Inoltre in caso di fallimento si verrebbe a creare una perdita di fiducia nei confronti di tutto il sistema bancario e il conteggio finirebbe per coinvolgere non solo la rete del credito nazionale ma anche quella europea.

Dunque quel costoso vaccino miliardario inoculato da Padoan servirà ad evitare una malattia ben peggiore, come sanno oltretutto anche i banchieri e i tecnocrati europei che hanno benedetto tutta l’ operazione. Se gli ineffabili banchieri tedeschi della Bundesbank strepitano e ci fanno la predica (come è avvenuto ieri attraverso la voce del presidente della Bundesbank Weidmann) dovremmo solo ricordare loro che dopo il 2008 il governo di Bonn attuò un sostanzioso piano di aiuti per ripulire i bilanci degli istituti di credito tedeschi dai titoli spazzatura di cui erano ampiamente provvisti, a cominciare dai titoli subprime. Nel 2013 il Governo tedesco spese 144 miliardi di euro, pari al 5,3 per cento del Prodotto interno lordo. Lo Stato italiano fornirà a Monte Paschi liquidità e capitale, garantirà le emissioni della banca in scadenza nel 2017, divenendone azionista di maggioranza. Probabilmente sarà così per altre banche, perché la storia non è ancora finita e ci sono altri istituti di credito in attesa di venir ricapitalizzati. Ma c’ è sempre un conto da pagare. Per il momento quel conto il governo lo ha messo a bilancio in deficit, ma è evidente che prima o poi quel cerino finirà per bruciare le dita dei contribuenti vecchi o nuovi, con nuove tasse e con nuovi sacrifici. Quello che sarebbe intollerabile è che il nuovo azionista di Mps, ovvero noi contribuenti attraverso lo Stato, non facesse lezione di quel che è avvenuto in passato e di come siamo arrivati a questa situazione. Non c’ è solo la crisi del mercato immobiliare e dei crediti incagliati ad aver causato il terremoto bancario italiano.

Si deve comunicare innanzitutto ai risparmiatori cosa si va ad acquistare, senza abbagliarli con facili rendite di titoli in realtà pericolosissimi. Si devono evitare amministrazioni e scelte scriteriate come quelle avvenute per le precedenti gestioni del Monte, su cui sta indagando la magistratura: bilanci disastrosi, clientele di vario genere, crediti elargiti in base a interessi politici e locali, erogazione allegra del credito (Mps ad esempio ha 27 miliardi di crediti in sofferenza), lottizzazioni, scalate condotte a spese di ignari risparmiatori con il solo fine di accrescere il potere di chi governa gli istituti. Se non si mette fine a tutto questo e non si avvia un’ amministrazione virtuosa e severa del credito, prima o poi il cerino Mps ci rimarrà nuovamente tra le dita finendo per bruciarci le mani.

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