Speculazione edilizia
Una piaga politica

Il terremoto di Ischia ha fatto esplodere una delle questioni politiche e amministrative più complesse e maleodoranti dell’intera storia repubblicana, quella dell’abusivismo, ovvero della speculazione edilizia, grande o piccola, consentita dalla politica a fini clientelari, elettorali e addirittura di interesse privato dei singoli sindaci, amministratori, assessori, funzionari, ecc. E lo ha fatto esplodere perché Ischia è come è come un’enciclopedia che riassume in sé tutti gli elementi dell’abitudine di tanti connazionali di maltrattare la terra su cui vivono («Gli italiani sono accampati sul loro territorio», diceva sempre Ugo La Malfa): ha un record sia di sentenze di demolizioni di case abusive (600) sia di richieste di condono (27.000) in una regione – la Campania – che già di suo su questo piano batte parecchi primati; e poi è una zona dove bisognerebbe costruire bene perché vulcanica, quindi sottoposta al rischio sismico, e perdipiù fragile, come hanno dimostrato i temporali che qualche anno fa provocarono fiumi di fango che travolsero uomini e case facendo diversi morti e tantissimi danni.

Nonostante questi pericoli, sull’isola per decenni si è costruito come se niente fosse, con il pacioso compiacimento dei sindaci (sono ben sei per 40 mila abitanti) e di tutti i partiti della prima e della seconda Repubblica, all’insegna di un allegro trasversalismo, come testimoniava quel primo cittadino di Forìo di Ischia che qualche anno fa prima fu eletto nel centrodestra e poi passò al centrosinistra senza fare una piega.

Tutto questo col terremoto è emerso all’onore delle cronache nazionali, e la politica ha cominciato a litigarci su. Perché? Perché siamo in campagna elettorale per la regione Sicilia, un’altra terra martoriata dal «cemento selvaggio»; perché in Campania il governatore Pd De Luca ha fatto una legge sull’abusivismo che il governo a guida Pd ha impugnato; e perché Luigi Di Maio, candidato premier dei Cinque Stelle non solo è campano, ma di abusivismo si è occupato in prima persona. In Sicilia lo scontro si era acceso sulle dichiarazioni del candidato governatore dei Cinque Stelle Cancelleri: le case abusive vanno abbattute, aveva detto di fronte a Di Maio e a Di Battista, i due dioscuri del movimento, ma – aveva aggiunto – quelle «fatte per necessità» vanno valutate caso per caso. Il Pd è subito partito lancia in resta: «Strizzate l’occhio agli abusivi, pur di vincere le elezioni fate promesse di illegalità, vergognatevi!». Va da sé che i grillini hanno rinfacciato ai democratici il piano-casa della Campania e di De Luca (che ai più è apparso come una gigantesca sanatoria dei sessantamila immobili fuori legge nella Regione) molto simile al disegno di legge presentato in Senato da un verdiniano (campano anche lui) che, appunto, salva l’abusivismo «di necessità».

Proprio quello invocato a Ischia qualche anno fa quando una manifestazione di inferociti proprietari bloccò le ruspe mandate dal giudice ad abbattere le case fuori ogni norma. «Non è speculazione, è necessità!» urlavano gli ischitani, insieme ai loro sindaci con tanto di fascia tricolore, di fronte ai poliziotti venuti a proteggere il lavoro ordinato dalla magistratura. Le case non vennero abbattute – ironia della sorte moltissime erano a Casamicciola, la zona più colpita dal terremoto di due giorni fa – come quasi mai vengono abbattute nonostante le sentenze della magistratura.

Nel momento più alto (o più basso, dipende dai punti di vista) dello scontro tra Pd e Movimento Cinque Stelle, il deputato dem Michele Anzaldi ha tirato fuori un vecchio filmato in cui si dimostra che qualche anno fa lo stesso Di Maio aveva promesso di far approvare alla Camera un disegno di legge che salvava «la povera gente» del Sud costretta dalla mancanza dei piani regolatori a costruirsi case abusive e fuori norma. Di Maio si è difeso denunciando la calunnia e spiegando che quel progetto non vide mai la luce, ma intanto Anzaldi ha segnato un punto a favore del Pd.

Lo scontro continuerà, naturalmente, e ci accompagnerà a lungo, almeno fino a quando si voterà in Sicilia, un test politico nazionale che si giocherà per molti aspetti proprio sulle promesse agli elettori della Trinacria, moltissimi dei quali in attesa di condono edilizio. Pare che a Bagheria, uno dei posti più belli della Sicilia devastato sin dagli anni ’60 dalla marea di case abusive e dai palazzoni, l’attuale sindaco Cinque Stelle già applichi quello che il candidato governatore ha promesso: «Valuteremo caso per caso». Viceversa il sindaco «civico» di Licata che voleva a tutti i costi demolire le case costruite sulla sabbia delle spiagge, è stato prima minacciato e poi cacciato a furor di popolo.

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