Sul «Next Generation»
un cambio di rotta

Si fanno sempre più pressanti le critiche rivolte al governo da parte delle opposizioni e, soprattutto, dagli «alleati» renziani. La principale accusa rivolta al premier è di non essere riuscito lui e la sua squadra di governo a capitalizzare gli enormi sforzi fatti dai cittadini durante la prima ondata pandemica della scorsa primavera, dilapidando in un’estate scriteriata le buone premesse di miglioramento costruite tutti insieme. Inspiegabile, peraltro, il mancato utilizzo dei 37 miliardi del Mes. Da ultimo, in particolare, viene messa in discussione la mancanza di visione e una sostanziale superficialità dimostrata nel predisporre le misure necessarie, sul piano strutturale e operativo, per utilizzare in modo efficace i 209 miliardi messi a disposizione dal Next Generation Ue.

Che tali critiche siano in larga parte fondate lo testimonia il fatto che il governo si stia accingendo a rivedere il piano d’interventi in un primo momento annunciato. Un sostanziale cambio di rotta indotto anche dalle puntuali osservazioni mosse dal Commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni, che in una recente intervista a «Repubblica» ha dichiarato: «Troppi micro progetti e troppi incentivi e bonus a danno degli investimenti». In realtà anche i bonus e gli incentivi sarebbero potuti risultare utili a fronteggiare alcune situazioni contingenti di difficoltà, ma anche in questo caso è prevalsa un’evidente inadeguatezza istituzionale da parte degli organismi preposti. Il «bonus vacanze» di 500 euro, per famiglie con Isee fino a 40 mila euro, è stato utilizzato per circa 800 milioni di euro rispetto ai 2 miliardi e mezzo stanziati, con gli albergatori che non se ne sono nemmeno accorti e il turismo che ha chiuso l’anno con l’80% in meno di ricavi.

Caso altrettanto emblematico è quello del «Cashback», nella sua versione natalizia e poi ordinaria, ovvero lo sconto di Stato per chi utilizza strumenti di pagamento digitali. Un provvedimento pensato per indirizzare verso tali strumenti chi usa quasi solo il contante, in un piano generale di lotta all’evasione fiscale. Una misura della durata di 18 mesi, che costa circa 5 miliardi e viene presentata come un assai improbabile investimento. Peraltro, il beneficio fiscale avrà un effetto regressivo in quanto è ipotizzabile che dei circa 5,3 milioni di cittadini che si sono iscritti al Cashback, la maggior parte sia rappresentata da persone agiate che già usano le carte e non hanno alcun bisogno di sussidi. Per non parlare poi di come abbia ormai assunto sui social connotati grotteschi l’aver speso 450 milioni per l’acquisto di banchi e sedie con rotelle a dir poco inutili.

Evidentemente, tra Bruxelles e Roma deve esserci un fraintendimento sul significato di «Next Generation Ue». Nelle intenzioni dell’Europa, la prossima generazione è quella che dovrà raccogliere i frutti di tutti questi investimenti; per l’Italia, invece, la prossima generazione è quella che dovrà pagare il conto dei bonus elargiti oggi. Del resto, ancora oggi l’azione del governo è paradossalmente bloccata da contrasti e snervanti discussioni su chi debba avere il compito di predisporre i progetti d’investimento, fino al punto da rendere possibile una crisi. Nessuno pare avere voglia di rendersi conto che i progetti, chiunque sia il proponente, debbano essere valutati sotto il profilo della loro efficacia nel far ripartire l’economia e nel rispondere agli obiettivi fissati dall’Europa.

Questo compito non può che essere affidato ad una struttura tecnica di alto profilo che, attenendosi agli indirizzi generali fissati da un piano del governo autorizzato dal Parlamento, sappia tradurli nella scelta di progetti specifici, valutati sotto il profilo della loro efficacia economica e di una rapida attuazione nella direzione indicata dal Next Generation Ue. A capo di questa struttura non può che essere nominato un personaggio super-partes, che abbia maturato importanti esperienze anche a livello internazionale e che sappia rapportarsi da par suo con i vari organi dello Stato. Basterebbe presentare una struttura di questo tipo alle varie istituzioni europee per accorgersi di aver creato i presupposti necessari per stabilire una collaborazione costruttiva con essi e, contemporaneamente, di aver ricreato un clima di fiducia nel Paese.

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