Turismo, quel tesoro
sfruttato troppo poco

Domanda. Quanti di noi, atterrando a Parigi con un volo Ryanair, hanno pensato di andare a vedere Beauvais? Se alzaste la mano, probabilmente vi potremmo anche contare. Perché praticamente tutti, atterrando lassù, abbiamo il pensiero fisso di raggiungere il prima possibile la nostra destinazione, che sia Parigi, la costa della Normandia o chissà cos’altro. Onestamente, a Beauvais faremmo un pensierino casomai avanzasse tempo. Casomai, però, poi non succede e si riparte da quella stessa pista senza sapere cosa avremmo potuto vedere facendo quei 5,5 chilometri che separano l’aeroporto dalla cittadina dell’Alta Francia. Che non ha le bellezze di Bergamo, sia chiarissimo. Ma è un esempio calzante. Beauvais non è una lingua d’asfalto nel deserto e la cittadina che sta lì a meno di un quarto d’ora una visita la merita, specie la maestosa Cattedrale di San Pietro.

Eppure, chi ci ha mai pensato, atterrando in quella che per noi è semplicemente l’anticamera di una vacanza a Parigi? L’esempio serve anche a spiegare il dato che emerge nelle prossime pagine: circa il 5% dei passeggeri stranieri che atterra a Orio al Serio viene poi in visita alla città. Certo: non tutti gli stranieri che arrivano sono turisti. Ma il volo low-cost porta con sé certamente un tipo di passeggero più predisposto al turismo rispetto a chi, per esempio, vola da Londra a Milano atterrando a Linate con British Airways. Eppure, arrivano qui e pensano soprattutto ad andare verso il loro altrove.

Dunque, il dato è evidente: Bergamo, che pure ha compiuto passi avanti evidenti sul fronte del turismo, non ha ancora davvero messo le mani nel forziere che contiene un tesoro incredibile di potenziali turisti. Chi ha il pane non ha i denti, verrebbe da dire. Perché ci sono città che si spaccano la testa (e magari anche il portafogli) per attirare stranieri e noi, che praticamente ce li abbiamo già in casa, non riusciamo (o riusciamo troppo poco) a portarli qui. Di certo, il collegamento ferroviario tra la città e lo scalo, quando ci sarà, agevolerà e non poco. Persino l’Atalanta, se andasse in Europa, sarebbe un valido veicolo pubblicitario.

Eppure, occorre trovare una «chiave» che vada oltre i canali tradizionali. Occorre trovare il modo di «dire» a chi atterra qui che, se uscendo da Orio voltasse le spalle, scoprirebbe un tesoro che, casomai avanzasse tempo, un giretto lo meriterebbe davvero.

Buttiamo lì una proposta, magari irrealizzabile per via dei costi, magari no. Perché non affittare un cartellone pubblicitario volante? Altre realtà l’hanno fatto. Basta un rapido volo su Google e si scopre che, negli anni, il turismo di Fuerteventura (Isole Canarie, Spagna), di Brema (Germania), di Malopolska e Podkarpackie (Polonia), di Nyköping (Svezia) hanno preso a «prestito oneroso» un pezzo della fusoliera di un aereo Ryanair per far letteralmente girare il loro buon nome. Ve l’immaginate un aereo Ryanair che macina rotte su rotte portando in giro lo «skyline» di Città Alta e il nome di Bergamo sulla fusoliera? L’impatto sarebbe garantito. Basti pensare a quel Jumbo dell’Alitalia che nel 1997 fu interamente travestito da «noto cioccolatino». Iniziativa clamorosa, all’epoca. Beh: quell’aereo portò il suo abito blu per soli due anni, e non vola più dal 2011. Eppure, molti ancora lo ricordano. Un sogno troppo grande, far volare Bergamo?

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