Giacomo Manzù

Giacomo Manzoni (Manzù in dialetto bergamasco) nacque a Bergamo il 22 dicembre 1908 da un’umile quanto numerosa famiglia. A 11 anni iniziò a lavorare presso l'intagliatore e doratore Dossena, dedicandosi al disegno e alla modellazione di sculture. Nel 1921 si iscrisse alla scuola serale di plastica decorativa Fantoni, a Bergamo. L'insegnante Ajolfi notò il talentuoso ragazzo e gli propone di lavorare nella sua bottega di stuccatore. In questo periodo, a quindici anni, ancora adolescente, Manzù acquistò un libro sulle sculture di Aristide Maillol che lo colpì profondamente. A 19 anni partì alla volta di Verona per svolgere il servizio militare. Al termine intraprese il primo viaggio a Parigi. Manzù, come molti artisti a lui contemporanei, fu attratto dalle esperienze artistiche sviluppatesi in Francia nel XIX secolo.

Rimpatriato in Italia nel 1930 si stabilì a Milano, dove trovò un ambiente influenzato dalle novità apportate da Carlo Carrà. Partecipò alla collettiva della Galleria del Milione, insieme a Sassu, Pancheri, Strada e Occhetti. Nell'ambiente milanese ricevette la sua prima commissione: la decorazione di una cappella dell'Università Cattolica. Nel 1933 partecipò alla V Triennale Internazionale di Arti Decorative, a Milano, e alla prima mostra collettiva a lui dedicata, presso l'Hotel Milano di Selvino. Nel 1934 durante una visita alla Basilica di San Pietro in Vaticano, rimase fortemente suggestionato dalla figura del Papa seduto tra due cardinali, che, lo porterà a sviluppare il celebre tema dei cardinali. Fra il 1934 e 1935 avvenne un cambiamento nello stile dell'artista. Prendendo come riferimento le cere di Medardo Rosso, Manzù si concentrò su una serie di ritratti femminili, per lo più cere e bronzi, osservando meticolosamente gli effetti espressivi e luministici. La fama dello scultore bergamasco iniziò ad affermarsi in maniera prorompente negli ambienti artistici.

Nel 1938 gli fu riservata una Sala Personale alla XXI Biennale di Venezia, ottenendo ampi consensi dalla stampa. Nel 1939 gli fu assegnato il Premio Savini per le Arti e ottenne un riconoscimento con la partecipazione alla III Quadriennale di Roma, dove espose la prima fusione in bronzo del Cardinale ed il David. Nel 1940 diventò titolare cattedra di scultura dell'Accademia Albertina di Torino, e dell'Accademia di Brera di Milano. A causa della guerra, nel 1942, lasciò l'insegnamento a Torino e si rifugiò con la famiglia a Elusone, poi per ordine dei tedeschi, nel 1944 andò a Bergamo dove si dedica ad una serie di disegni, che saranno pubblicati nel 1948 con una presentazione di Giulio Carlo Argan. Nel 1946 avvenne l'incontro con Alice Lampugnani che diventerà la protagonista di una serie di disegni e sculture culminanti nel celeberrimo Grande Ritratto di Signora. Nel 1947 si inaugurò, a Palazzo Reale, a Milano, la prima grande antologica dedicata a Giacomo Manzù. Nel 1948 partecipò alla XXIV Biennale di Venezia e vinse il Premio della Scultura ex aequo con Henry Moore. Fu poi ammesso al concorso di secondo grado per la realizzazione della Porta di San Pietro. Negli anni successivi Manzù dedicò la maggior parte del tempo allo studio dei bozzetti per la porta vaticana, fin quando, nel gennaio del 1952, riceve la commissione ufficiale per la Porta di San Pietro che avrà per tema il Trionfo dei Santi e dei Martiri della Chiesa. Nel 1955 gli fucommissionato l'incarico di eseguire la Porta centrale del Duomo di Salisburgo, seguendo il tema dell'amore. Sono questi gli anni che vedono il nome di Manzù circolare a livello internazionale: fu insignito dei premi più importanti e richiesto nelle mostre di tutto il mondo, recensite dai più noti critici d'arte.

A prova del suo talento, nel 1956, gli venne riservata una sala personale alla XXVIII Biennale di Venezia, con la presentazione in catalogo di Cesare Brandi. In questa occasione il caro amico Don Giuseppe De Luca gli presentò il Patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli, che due anni dopo diventerà Papa con il nome di Giovanni XXIII . Nel 1958 fu inaugurata la Porta dell'Amore a Salisburgo, dove compaiono elementi che saranno poi ripresi nella Basilica Vaticana. In questo anno lasciò Milano per trasferirsi a Roma, dove ebbe modo di seguire meglio i lavori per la porta di San Pietro. Nel 1961 fu autorizzato, da Papa Giovanni XXIII, a modificare il tema originario della Porta di San Pietro ne La Porta della Morte. Si consolida, tra il Pontefice e l'artista, una stima reciproca che portò Manzù ad impegnarsi nelle numerose opere commissionategli dal Papa. Tra queste l'emblema del Concilio Vaticano II richiestogli nel 1962, per il pavimento del portico di San Pietro. Il legame consolidato con il Pontefice, giunse a termine nel 1963 con la morte di Papa Roncalli. In questa triste occasione, Manzù realizzò la maschera mortuaria e il calco della mano destra del Santo Padre. Nello stesso anno collaborò con Igor Stravinskij per le scenografie e i costumi di Edipo Re, in scena al Teatro dell'Opera di Roma. A Il 28 giugno 1964 venne inaugurata, dal nuovo Pontefice, Papa Paolo VI, La Porta della Morte nella Basilica di San Pietro.

A consacrazione dei consensi favorevoli riscossi dall'esecuzione della Porta, alla XXIII Biennale di Venezia gli viene dedicata una mostra personale. In ottobre si trasferì, con la compagna di una vita Inge e i figli Mileto e Giulia, in campagna, nei pressi di Ardea, non lontano da Roma, in una località poi rinominata Colle Manzù. Nel 1965 fece visita a Picasso insieme all'amico Guttuso. Gli fu quindi commissionata l'importante realizzazione della porta di bronzo per la Chiesa di St. Laurenz a Rotterdam, che, essendogli lasciata la piena libertà nell'argomento da trattare, dedica al tema della pace e della guerra. Sempre in nome della pace, nel 1966 gli viene conferito il Premio Lenin che Manzù devolve a favore delle vittime della guerra del Vietnam. Nel 1969 aprì il suo museo, la Raccolta Amici di Manzù, ad Ardea, un'esposizione permanente di oltre quattrocento sue opere, tra sculture e opere grafiche. Questo felice momento fu segnato da un periodo di sofferenza causato dalla morte prematura del figlio Pio, nato dal primo matrimonio. Nel 1970 fu nominato Accademico Onorario della Royal Academy of Arts di Londra. Tra le onorificenze del 1971, la laurea honoris causa del Royal College of Arts di Londra e la medaglia d'oro da parte della Presidenza delle Accademie di Belle Arti Sovietiche per il Monumento a Lenin, eretto a Capri. In seguito alla scomparsa di Stravinskij, fu chiesto a Manzù di progettare la tomba del maestro nel cimitero di Venezia. Dopo venti anni di amore, il 22 dicembre si sposò in Campidoglio con Inge. L'inarrestabile ascesa dell'arte di Manzù fu testimoniata dalla sua notorietà in Giappone, dove è considerato uno dei tre M della nuova rinascenza italiana, insieme a Arturo Martini e Marino Marini. Nel 1981 si inaugurò a Cascia, nel Santuario di Santa Rita, il nuovo presbiterio. L'11 aprile ebbe luogo la consegna ufficiale della Raccolta Amici di Manzù, donata da Manzù allo Stato Italiano. Durante l'inaugurazione interviene anche il Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini. Nel 1989 venne donata alle Nazioni Unite a New York, dallo Stato Italiano, l'ultima opera monumentale di Manzù, alta sei metri, Inno alla Vita (Madre con Bambino). Il 17 gennaio 1991 Giacomo Manzù morì, all'età di 83 anni.

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