Doppia ammonizione

di Giorgio Gandola

Sta per abbattersi sul nostro Paese la seconda procedura d’infrazione consecutiva da parte dell’Europa per colpa della pubblica amministrazione, la più lenta del continente a pagare le aziende.

Siamo di nuovo nei premi. Nonostante le buone intenzioni della politica, sta per abbattersi sul nostro Paese la seconda procedura d’infrazione consecutiva da parte dell’Europa per colpa della pubblica amministrazione, la più lenta del continente a pagare le aziende.

La media europea, sulla quale sono stati ufficializzati i parametri dell’Unione, va da 30 a 60 giorni. I nostri burocrati impiegano 170 giorni a liquidare i debiti e si sono meritati la maglia nera della Ue e un richiamo che significa il rischio concreto di dover sborsare una multa pari a un anno di vecchia Imu, circa 4 miliardi. Senza contare che i ritardi, le dimenticanze e le sciatterie del pubblico servizio sono già costate alle imprese 2,1 miliardi di euro in oneri finanziari.

È l’Italia a due velocità, è un viaggio dentro la pancia di una burocrazia che sembra la balena di Pinocchio: inghiotte tutto e non si preoccupa di nulla. Tutto ciò al netto del decreto Salvadebiti, che dovrebbe restituire a imprenditori e artigiani 80 miliardi di debiti pregressi. Non c’è da stare tranquilli perché, anche una volta stanziata la somma, non è detto che arrivi a destinazione prima del prossimo passaggio della cometa di Halley.

Curiosità accessoria. Quando l’Europa ha mandato la prima lettera di warning firmata dall’italianissimo Antonio Tajani, la risposta dei funzionari è stata: «Possiamo continuare a sforare perché poi paghiamo la multa». Non essendo soldi loro, ma dei cittadini, non hanno fatto una piega. Cominciare da loro la spending review sarebbe un nobile gesto.

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