Tumore alla mammella triplo negativo
Dall’Italia nuova via per il trattamento

La ricerca scientifica italiana apre una nuova via per il trattamento del tumore della mammella triplo-negativo, che interessa circa il 12-17% dei casi di tumore mammario. L’associazione tra paclitaxel, uno dei taxani maggiormente impiegati nella chemioterapia per questa forma neoplastica, e reparixin, farmaco frutto della ricerca Dompè somministrato per via orale, appare sicura e ben tollerata nelle donne con tumore mammario metastatico, senza interferenze farmacologiche tra le due molecole.

A dirlo è uno studio di Fase Ib condotto nei principali centri di ricerca oncologica negli Stati Uniti e coordinato da Anne Schott, della University of Michigan, presentato alla 37° edizione del San Antonio Breast Cancer Symposium (San Antonio, Texas, 9-13 dicembre), il congresso di riferimento a livello mondiale sul tumore della mammella.

La ricerca, fondamentale per lo sviluppo di un nuovo approccio terapeutico espressamente mirato alle cellule staminali del cancro, target specifico dell’azione di reparixin, ha preso in esame donne con tumore mammario metastatico HER-2 negativo che non avessero ricevuto più di tre trattamenti chemioterapici precedenti, senza metastasi cerebrali. Le pazienti sono state suddivise in tre diversi gruppi, con dose a scalare di reparixin in combinazione con dosi fisse di paclitaxel.

Il profilo di sicurezza e tollerabilità dell’associazione dei due farmaci è risultato estremamente soddisfacente: in molte pazienti il trattamento con reparixin è proseguito per oltre sei mesi, così come il monitoraggio del processo evolutivo delle cellule staminali tumorali, la cui presenza sembrerebbe essere stata ridotta grazie al trattamento con il farmaco. Anche se preliminari, sono disponibili alcuni dati sull’efficacia, con una significativa percentuale di pazienti che continua a mostrare risposte cliniche nel trattamento a lungo termine. «I risultati dello studio sono estremamente incoraggianti per lo sviluppo futuro di reparixin - spiega Anne Schott, Associate Professor of Internal Medicine, University of Michigan -. La molecola ha come bersaglio il recettore espresso dalle cellule staminali tumorali.

Queste cellule hanno la capacità di riprodursi senza essere significativamente «toccate» dalla chemioterapia standard e rappresentano un target ideale per un trattamento che possa essere somministrato in completa sicurezza in associazione alla chemioterapia».

Reparixin è un inibitore a basso peso molecolare di CXCR1/2 che negli studi sperimentali ha dimostrato di poter ridurre le cellule staminali tumorali se somministrato da solo o in associazione con chemioterapia con farmaci della famiglia dei taxani. Con reparixin si punta ad inibire l’attività del «motore» dell’infiammazione per tenere sotto controllo lo sviluppo delle cellule staminali del tumore della mammella e, potenzialmente, anche di altre neoplasie, oltre che a modificare il microambiente che ne consente lo sviluppo.

«Il bisogno terapeutico correlato al tumore della mammella triplo-negativo è oggi una sfida importante nell’ambito della ricerca scientifica in oncologia. - afferma Eugenio Aringhieri, Amministratore Delegato Gruppo Dompè -. Queste neoplasie non possono trarre vantaggio da terapie mirate e hanno come unico possibile trattamento medico la chemioterapia, che purtroppo non ha un’attività specifica sulle cellule staminali del cancro.

Reparixin, sviluppato dalla ricerca del Gruppo Dompè, rappresenta il primo trattamento specifico per le cellule staminali tumorali attualmente in sviluppo. Un percorso sicuramente ancora pieno di domande che vedrà coinvolti oltre 60 centri di ricerca in oncologia in Europa e Stati Uniti, ma che affrontiamo con determinazione e senso di responsabilità. L’obiettivo è infatti quello di valutare le potenzialità terapeutiche della molecola, a tutela della vita delle donne colpite da questa forma tumorale».

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