Garlini: «Atalanta, fuori la grinta
Domenica serve Doni in campo»

«Serve un segnale subito con l'Inter per arrivare carichi a Bologna. E Doni in campo per dare una scossa». Oliviero Garlini gioca la sfida da doppio ex. Domenica in campo ci vorrebbe solo un pizzico del suo temperamento. La sua storia nei due club: un terzo posto con l'Inter, una promozione e soprattutto la cavalcata in Coppa delle Coppe con l'Atalanta. A Bergamo è bastato un anno e spiccioli per lasciare il segno.

«Oliviero bomber vero», ma domenica innanzitutto questo testa-coda come finisce?
«Sulla carta c'è poco da fare. Ma sapete quanti risultati a sorpresa ho visto nel calcio?».
Ce ne dica uno che la riguarda da vicino. «Stagione 82-83, giocavo a Cesena in A contro la Fiorentina che l'anno prima era arrivata seconda dietro di un punto alla Juve».
La Fiorentina di Passarella, Graziani e Antognoni? «Esatto. A un quarto d'ora dalla fine siamo sotto 3-0. Finisce 3-3».
E lei segna il secondo gol. «Questo per dire che nessuna partita è scritta, si potrebbe sfruttare la stanchezza mentale e fisica dell'Inter per la gara di Champions. Ma domenica più del risultato è importante che l'Atalanta faccia vedere di esserci. E per questo uno come Doni servirebbe in campo».
Anche se non è al cento per cento? «Col passare degli anni è chiaro che sarà difficile averlo sempre al top, ma Doni è comunque Doni, può mettere paura all'avversario, saltare l'uomo, fare l'ultimo passaggio, soprattutto trascinare la squadra. Anche l'anno scorso, l'Atalanta ha fatto bene quando giocava lui. Uno così è sempre averlo in campo, anche se è al 75 per cento».

Doni dunque carta vincente da provare contro l'Inter? «Secondo me sì. Nei momenti così delicati serve un leader in campo e Doni sicuramente lo è. Adesso l'Atalanta ha bisogno di un giocatore che sappia trascinare e prendere per mano la squadra, che si prenda le responsabilità, che inciti i compagni, che faccia arrabbiare gli avversari, che si faccia sentire con l'arbitro. A Firenze si è vista la mancanza, la squadra ha denotato poca personalità».
Doni in campo domenica. Ma con chi? «Questo lo deve decidere Conte in base a come vorrà impostare la partita. Io posso dire la mia idea: penso che la coppia meglio assortita sia con Tiribocchi».

Perché Tiribocchi più di Acquafresca? «Tiribocchi si muove di più, fa salire meglio la squadra, consente a Doni di fare determinati movimenti. E possono invertirsi i ruoli: quando fa la prima punta, l'altro si abbassa».
Ma Doni prima punta non è penalizzato? «Non è facilitato, ma lo aiuta l'esperienza. Deve essere bravo lui a staccarsi e a fare i movimenti giusti. Ma li ha sempre fatti, non vedo problemi in tal senso».
Semmai serve una reazione della squadra? «In questo momento è fondamentale che i giocatori tornino a dare quello che hanno sempre dato: intendo il carattere, la manovra, il "saper giocare". Molti dei giocatori sono gli stessi dell'anno passato: non possono essere diventati tutti brocchi da un giorno all'altro. Domenica sarebbe importante che la squadra facesse vedere di aver ritrovato la mentalità di chi deve lottare per salvarsi. Negli ultimi due-tre anni ci eravamo abituati bene, ora bisogna tornare a lottare. Il bel gioco adesso lasciamolo in disparte, servono i punti».

Da qui a Natale però se c'è una partita dove sarà fondamentale fare punti è quella di Bologna, più che quella di domenica. «Vero, ma la gara con l'Inter può essere importante dal punto di vista psicologico. Un conto è andare a Bologna dopo aver preso quattro gol, un altro se arrivi da uno 0-0 o anche da una sconfitta dignitosa dopo aver giocato una buona partita. Con l'Inter mi auguro che la squadra riesca ad andare in campo con la testa sgombra e faccia una bella prestazione: servirà anche per Bologna». Guido Maconi

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