Gregucci: «Salvezza e giovani
Doni sarà ancora fondamentale»

Deciso a non stravolgere il patrimonio tattico ereditato da Del Neri e comunque non rigido nel modulo, fiducioso nelle scelte che l'Atalanta opererà sul mercato, stimolato al massimo, deciso e convinto nei propri mezzi, che sono soprattutto lavoro e sacrifico, con l'obiettivo salvezza bene in mente e con già un buon feeling con il centinaio di tifosi fuori dal Centro Bortolotti.

Sabato mattina a Zingonia il club nerazzurro ha presentato ai mass media Angelo Gregucci. Ecco il succo delle parole del nuovo tecnico atalantino che ha firmato un contratto annuale: «Sono onorato di essere stato scelto dall'Atalanta, un club che ha le idee di come far calcio che collimano con le mie. Sono stimolato al massimo, per me è una grande chance di crescita professionale. Non stravolgerò il patrimonio tattico che la squadra ha consolidato nei due anni con Del Neri. Gioca a memoria, ha un dna ben preciso e non ho intenzione di cambiare, anche perché ci guadagnerà subito il lavoro sul campo. Naturalmente ho le mie idee, ma la base c'è già. L'importante sarà lavorare con sacrificio e dedizione. L'obiettivo? La salvezza, l'innalzamento del patrimonio dei giocatori e la valorizzazione dei giovani».

Non ci saranno dunque grandi innovazioni tattiche. «Nel calcio non s'inventa nulla e io non ho un modulo che devo per forza adottare. Mi piace la difesa alta con quattro giocatori e negli ultimi sedici metri preferisco marcare a uomo invece che pensare a dove va la palla. Ma non sono dogmi. Il ritiro sarà fondamentale per conoscere le qualità dei giocatori e per pensare a come far risaltare il loro patrimonio tecnico. Questo è l'importante, così come produrre un calcio compatto, in cui vengano sviluppate bene le due fasi. Non è il modulo che determina il successo di una squadra, ma la qualità dei giocatori».

Sulla sua esperienza negativa a Lecce nel 2005/06, l'unico precedente in serie A (cinque partite, un punto ed esonero), Gregucci sottolinea: «Fu un grave errore, mi lasciai trascinare dall'affetto che provavo per la squadra della mia terra e soprattutto tentai di convincere giocatori che volevano andarsene, come Vucinic e Cassetti, a restare. Avrei dovuto fare di più l'allenatore sul campo, che è quello che prediligo fare, ma è una lezione che mi ha aiutato in modo decisivo a migliorare. Sono umile, non sono un allenatore con un talento divino. So che devo lavorare duramente, sudore, lacrime e sacrificio sono il mio pane. E comunque, il calcio non l'ho inventato io ma nemmeno gli altri».

Quanto ai giocatori che sono già all'Atalanta o che potrebbero approdare a Bergamo ecco qualche chicca: «Diciamo subito che ho molto fiducia nel mercato che opererà l'Atalanta. Con Osti c'è stata venerdì una prima riunione. Ne parleremo ancora, io darò un orientamento, ma le decisioni finali saranno della società. Doni sarà un giocatore ancora fondamentale. Padoin l'ho già allenato e ho visto che è migliorato molto. Anche Valdes è stato un mio giocatore: dopo aver cambiato diversi ruoli, penso che si sia specializzato nel ruolo di esterno sinistro, ha qualtà tecniche e una buona esperienza, può essere l'alternativa più offensiva a Padoin. Sgrigna, Raimondi e Morosini? Sono tutti giocatori del mio Vicenza che stimo e che hanno tenuto un buon rendimento. Morosini e Raimondi li conoscete già, Sgrigna è un centrocampista offensivo tecnicamente ben dotato. Vedremo quali possibilità ci darà il mercato»

Infine una considerazione sull'alone di scetticismo che ha salutato il suo ingaggio: «Non vengo da Marte, so come vanno le cose. A decidere saranno i risultati, ma io non sono un tipo che ama fare proclami, preferisco lavorare. E posso garantire la mia più totale dedizione alla causa. So che la tifoseria a Bergamo è calda e legatissima alla squadra, alla sua Dea, e quindi sono sicuro che ci sosterrà, che vincerà la passione. E alla fine, come sempre, parlerà il campo».

I tifosi accorsi a Zingonia hanno atteso Gregucci e l'hanno incoraggiato e applaudito, lui ha ricambiato stringendo la mano a molti di loro che erano appesi alla cancellata. Il succo è che gli ultrà daranno sostegno totale al neotecnico, perché chi allena o indossa la maglia nerazzurra deve essere sempre appoggiato, mentre con la società continuano le frizioni. Striscioni e cori sono stati eloquenti.    

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