L’Aribi: «La bici non è un giocattolo
La polizia multi i ciclisti indisciplinati»

L’invito di Claudia Ratti, presidente dell’Aribi (Associazione rilancio della bicicletta): «Dobbiamo essere tutti più responsabili»

«Giusto una settimana fa venivo intervistata da L’Eco di Bergamo e feci un forte richiamo ai ciclisti sperando che nell’articolo si potesse mettere in evidenza quanto siano spesso gli stessi ciclisti responsabili di incidenti che accadono a causa di forti negligenze o anche semplici dimenticanze». Inizia così il post che Claudia Ratti, fresca di riconferma alla presidenza dell’Aribi, l’Associazione rilancio della bicicletta, ha pubblicato su Facebook. Un’analisi molto accurata della segnalazione di un lettore sulla tendenza a non rispettare le regole da parte dei ciclisti, che sta facendo discutere la rete da sabato sera. E la Ratti non si nasconde dietro un dito, anzi.

«Troppo spesso accade che siano vittime di incidenti notturni e tutti sappiamo che non avevano i dispositivi luminosi previsti, spesso si introducono su strade la cui percorrenza è vietata, sensi unici, marciapiedi… Insomma tutto ciò che potrebbero risparmiarsi rispettando il Codice della strada è davvero notevole ma la questione va vista anche sotto l’aspetto della applicazione del Codice. Mi chiedo perché questi comportamenti assurdi non siano sanzionati e perché si faccia sempre finta di nulla. Andando nelle scuole della città e della provincia, ho la conferma che troppo spesso a dare i cattivi esempi siano i genitori ai quali rivolgerei un bel corso di educazione stradale, ma la cosa che sconcerta di più è la solita frase “tanti i vigili non dicono niente”. Ecco… qui mi soffermerei dal momento che siamo tutti grandi e vaccinati…Perché??? ».

«Perché non abbiamo notizie se non sporadiche di sanzioni elevate ai ciclisti? La cosa mi lascia parecchio turbata perché è la stessa polizia locale che con noi si introduce nelle scuole per formare i ragazzini. Dunque per tirare in moneta e non tediarvi più, invito le polizie tutte a sanzionare tutti i comportamenti che vanno contro il Codice della strada (non farlo credo sia omissione di atti d’ufficio) perché siano un monito che sicuramente come rovescio della medaglia ha qualche vita risparmiata e non mi pare poco. Invito tutti i ciclisti a rispettare il Codice, chi non lo conoscesse può leggersi l’articolo allegato che è chiarissimo, e invito i ciclisti a non attendere che vi siano norme a tutela o percorsi protetti ma a proteggersi da soli, quindi l’invito anche ad indossare il casco benché non sia obbligatorio (sfortunatamente)».

«Mi permetto di aggiungere a tutti gli altri utenti della strada che la bicicletta non è un giocattolo, spesso viene utilizzata per tragitti casa-scuola, casa-lavoro, sulla bicicletta pedalano padri, madri, figli…Non serve che vi sia una norma a dirvi che in fase di sorpasso è utile mantenere una distanza minima di 1,5 metri, serve solo un po’ di cervello… Viva la bicicletta, vi invito a scoprirla, a usarla e a fare crescere questo popolo meraviglioso di persone che amano l’ambiente ma di farlo in modo responsabile facendo leva sui bimbi nel modo corretto ed evitando di vedere scene del tipo, mamma e papà in sella senza casco e duo o tre frugoletti al seguito con il casco. I bimbi vivono di emulazione, saranno il nostro domani…Diamo tutti il buon esempio».

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