Risiko banche, sentenza della Bce
«Ok a Intesa per acquisire Ubi»

Da Francoforte c’è il via libera preventivo al gruppo guidato da Messina per arrivare. al controllo di almeno il 50% più un’azione. Effetto Covid non inserito nelle condizioni dell’Ops

Come previsto, nei termini dei 60 giorni canonici, venerdì 6 giugno la Bce ha dato il suo responso sull’Ops, con il disco verde all’acquisizione di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo.

Il gruppo guidato da Carlo Messina incassa così il primo sì fra quelli che dovrà ottenere sull’operazione: un altro è infatti atteso dall’Antitrust, che ha aperto un’istruttoria sul fronte della concorrenza, e dall’Ivass per gli effetti sul mercato assicurativo, oltre che dalla Consob per quanto riguarda il prospetto informativo.

L’autorizzazione preventiva arrivata dalla Vigilanza Europea è senza condizioni e nella nota con la quale Intesa dà conto dell’ok segnala in particolare che non intende avvalersi della condizione Mac, invocata da Ubi per avere le mani libere per contrastare l’operazione.

Il sì della Banca Centrale Europea riguarda l’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo, pari almeno al 50% del capitale più un’azione, in Ubi, nonché per l’acquisto indiretta del controllo in IW Bank, la banca on line del gruppo. Il tutto era stato annunciato a sorpresa lo scorso 17 febbraio in quella che è a tutti gli effetti è stata considerata un’operazione non amichevole, bocciata successivamente dai principali soci di Ubi Banca.

Dopo l’ok dalla Bce, Intesa Sanpaolo ritiene, pur non disponendo ancora di informazioni in merito ai possibili effetti pregiudizievoli della pandemia da Covid su Ubi, che «ragionevolmente dalla pandemia non derivino effetti tali da modificare negativamente l’attività di Ubi Banca e/o la situazione finanziaria, patrimoniale, economica o reddituale sua e/o delle società del Gruppo Ubi (oltre ad analoghi effetti per l’offerta e per Intesa Sanpaolo)». Di conseguenza Intesa ha già fatto sapere non includerà tra le condizioni di efficacia dell’Ops la pandemia e i suoi effetti.

Gli obiettivi strategici

L’autorizzazione arrivata dalla vigilanza europea fa seguito alla presentazione alla stessa Bce da parte di Intesa dell’istanza corredata delle informazioni a supporto della validità degli obiettivi strategici dell’operazione, «finalizzati al rafforzamento della sostenibilità della creazione di valore per tutti gli stakeholder e resi noti al mercato, tra cui in particolare», ricorda la nota di Intesa, l’ incremento della massa critica, e contestuale raggiungimento di una maggiore capillarità in mercati geografici precedentemente meno presidiati, al fine di conseguire significative sinergie di costo, derivanti dalle economie di scala e dalla capacità di operare efficientemente con una struttura operativa agile, liberando al contempo importanti risorse per gli investimenti, in particolare quelli tecnologici, nonché sinergie di ricavo. Queste ultime dovrebbero arrivare dall’incremento della produttività per cliente e per sportello e della redditività anche grazie all’efficientamento dall’integrazione delle fabbriche di prodotto nei segmenti di business ad alto valore aggiunto, in particolare wealth management & protection.

A questo punto occorrerà capire come evolverà la situazione dal momento che, come detto, è in corso un’istruttoria da parte dell’Antitrust per verificare il rispetto dei limiti alle concentrazioni. Anche in presenza dell’ok da Bce, questo procedimento sembrerebbe tuttavia destinato a spostare a settembre l’avvio dell’Ops originariamente fissato per luglio. In aggiunta alle autorizzazioni delle Authority dovrà poi esprimersi, infatti, anche Consob, che deve dare il suo via libera al prospetto.

Come è noto Intesa aveva proposto agli azionisti di Ubi uno scambio di titoli in rapporto di 10 a 17, con un premio che al momento dell’annuncio, a febbraio, era di oltre il 27%, ma che poi con il passare del tempo, soprattutto a causa degli effetti della pandemia sul mercato azionario, si è modificato sensibilmente.

Cosa farà adesso Ubi?

Si dovrà anche capire come il verdetto arrivato ieri da Francoforte, peraltro ampiamente previsto, possa incidere sulla futura condotta dei vertici di Ubi. Fino a questo momento, per fermare le mire di Intesa, Ubi aveva agito su diversi fronti, presentando in tempi ravvicinati esposti sia a Consob sia al Tribunale per chiedere di accertare una possibile decadenza dell’offerta.

Molto articolata anche la partita dell’Antitrust, che oltre ai due gruppi vede l’intervento di altri banche tra cui Unicredit, con un’istruttoria legata alla potenziale capacità di concentrazione tra prima e quarta banca del Paese di modificare «significativamente» il panorama bancario italiano, rompendo la «simmetria» Intesa-Unicredit e rendendo ancor più profondo il divario dalle banche di medie dimensioni: qui le audizioni dovrebbero terminare a luglio.

Solo nelle prossime settimane si capirà se la tabella di marcia prevista da Messina e dagli advisor di Mediobanca per l’avvio dell’Ops potrà proseguire spedita: al momento la tempistica sugli esiti dei ricorsi a Consob e Tribunale costituisce l’incognita più grande sull’operazione.

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