Cultura e Spettacoli
Mercoledì 26 Febbraio 2014
Addio a Paco de Lucia
«il poeta del flamenco»
Musica in lutto con la scomparsa improvvisa di un leggendario chitarrista, Paco de Lucia, artista virtuoso del flamenco morto a 66 anni su una spiaggia del Messico dove si trovava in vacanza. Sui social network un flusso continuo di ricordi.
Musica in lutto con la scomparsa improvvisa di un leggendario chitarrista, Paco de Lucia, artista virtuoso del flamenco morto a 66 anni su una spiaggia del Messico dove si trovava in vacanza. Sui social network un flusso continuo di ricordi e commenti sull’onda della notizia diventata subito toptrend nel mondo.
«Oggi pessimo risveglio, se n’è andato Paco De Lucia, uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi» ha twittato Alex Britti pochi minuti dopo la notizia. «Ciao grandissimo Paco, hai inebriato l’aria con la tua bellissima musica. Grazie. Eros» il commento a caldo di Ramazzotti. E Fiorella Mannoia ha scritto «Oggi una chitarra piange Paco De Lucia. Claudio Baglioni lo ricorda così: «Facemmo insieme “Domani mai”. Paco De Lucia se n’è andato. Ti ricorderò. Domani sempre»
Paco De Lucia fa parte di quella schiera di straordinari virtuosi innovatori che trascendono il genere di appartenenza e diventano un simbolo trasversale: Segovia, Keith Jarrett, Glenn Gould, Rubinstein. Se il flamenco è entrato in contatto con le grandi platee del pop e con altri generi musicali, vedi soprattutto il jazz, il merito è di Francisco Sanchez, il suo vero nome con cui è registrato all’anagrafe di Algeciras nel 1947. Il virtuosismo vertiginoso delle sue performance non era fine a stesso. Era piuttosto uno strumento per raggiungere una sorte di «oltre» che gli permetteva di trascendere il genere cui ha dedicato la vita.
Da vero predestinato, Paco De Lucia fisicamente parlando era l’incarnazione affascinante del chitarrista flamenco, un hidalgo inavvicinabile che dominava il palco e la platea. Se come molti grandi deve la sua formazione alla famiglia, composta da musicisti di alto livello, la sua affermazione definitiva, il prestigio e la credibilità (componenti essenziali in un ambiente estremamente selettivo) li deve alla collaborazione con Camaron De La Isla, il più grande cantante della storia del flamenco, personaggio leggendario e dalla personalità esplosiva.
I due registrano una trentina di album che stanno al flamenco come i dischi di Parker e Gillespie stanno al bebop. Il passo decisivo verso lo status di star mondiale lo compie grazie all’incontro con gente come Chick Corea, l’artista che ha indagato le contaminazioni tra il jazz e la musica spagnola e i più celebri virtuosi della chitarra jazz degli anni ’70, Larry Coryell prima ma soprattutto John McLaughlin e Al Di Meola con cui nel 1980 forma «The Guitar Trio» che con «A Friday Night In San Francisco» ha dato alle stampe uno dei titoli più celebri del crossover di origine jazzistica. In particolare l’interplay con McLaughlin (che è musicista più colto e raffinato di Di Meola) ha generato alcune della pagine più ammirate del virtuosismo chitarristico.
I tre torneranno a suonare insieme negli anni ’90, partecipando anche a un Pavarotti and Friends, in concerti che sono serviti a rinforzare il mito di una tecnica e di un’espressività prodigiose. La grandezza di Paco De Lucia va al di là della sua bravura.
La sua è la storia di un autentico fenomeno che ha saputo innovare la tradizione del flamenco senza tradirne l’essenza e la storia e che, nonostante il successo mondiale, è riuscito a mantenere intatta la sua integrità.
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