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Il «BFM» fa 42. Una panoramica degli appuntamenti in programma

Articolo. Torna il «Bergamo Film Meeting», con il suo carico di cinema d’autore e ospiti internazionali ed eventi collaterali. Succede tutto dal 9 al 17 marzo, con l’immancabile serata di inaugurazione di venerdì 8 marzo e gli eventi-staffetta verso il «Bergamo Jazz» di domenica 17. Una ricognizione a volo d’angelo e qualche spunto per orientare l’appetito

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Cristiane Oliveira, «Até que a Música Pare»

C’è innanzitutto l’evento speciale di stasera, venerdì 8 marzo, presso l’ex chiesa di Sant’Agostino in Città Alta: la proiezione di uno dei capolavori del regista surrealista Luis Buñuel, «L’angelo sterminatore» (1962), sonorizzato dal vivo dal chitarrista e compositore statunitense Gary Lucas (ne parliamo qui). Un’apertura in grande stile a una settimana che, come di consueto, sarà piena di cinema e di cose da fare e da vedere.

Facciamo prima un salto avanti. Il festival si chiuderà di nuovo con la commistione tra cinema e musica dal vivo, nel passaggio di testimone con «Bergamo Jazz». Due gli appuntamenti in programma domenica 17 marzo in Auditorium: la proiezione del film «Un colpo da due miliardi» (1957) di Roger Vadim, con la colonna sonora composta dal pianista statunitense John Lewis ed eseguita insieme al Modern Jazz Quartet, e la sonorizzazione dal vivo del film «Non vorrei essere un uomo» (1918) di Ernst Lubitsch ad opera di Massimo Colombo.

In mezzo a questi due poli, sette giorni di cinema d’autore, classici e cult, ospiti internazionali, da mattina a sera. Il programma è come sempre molto denso, e i film sono organizzati nelle classiche sezioni: «Mostra concorso», «Visti da vicino», «Europe Now!», «Cinema d’animazione» (quest’anno dedicato ai nuovi autori portoghesi, qui il nostro approfondimento). E poi l’immancabile retrospettiva, l’omaggio a una personalità della storia del cinema, le anteprime, i cult movies.

«Mostra Concorso», «Visti da vicino», «Europe, Now!»

La sezione «Mostra concorso» è la competizione internazionale riservata ai nuovi autori. Prevede 7 lungometraggi di finzione, sottoposti al giudizio del pubblico che potrà votare alla fine di ogni proiezione. I film di questa sezione sono proiettati ogni giorno in Piazza della Libertà: alle 20 in Auditorium, con le repliche il giorno successivo in “seconda serata” nella Sala dell’Orologio.

In sala interverranno anche i registi e le registe, ed è previsto un tempo dedicato alle domande del pubblico. Le opere in gara sono tutte produzioni internazionali, inedite in Italia. Alcune declinano la complessità dei rapporti familiari: «She Came at Night» di Tomáš Pavlíček e Jan Vejnar (martedì 12) per esempio mette in scena l’invasione della sfera domestica di una coppia di trentenni da parte della suocera; «Some Birds» di Dániel Hevér (sabato 9) racconta la storia di due solitudini che si incrociano in una casa di riposo e stringono una profonda amicizia nonostante i quasi sessant’anni di differenza.

Altri titoli tematizzano alcune grandi questioni del presente: «Power Alley» di Lillah Halla (domenica 10) racconta di una diciassettenne brasiliana che sta per ricevere una borsa di studio ma rimane inaspettatamente incinta, si trova così a lottare per vedere rispettata la sua volontà di non proseguire la gravidanza; «The Wall» di Philippe Van Leeuw (venerdì 15) racconta la meschinità di una ufficiale di pattuglia sul confine tra Arizona e Messico; «Ocarina» di Alban Zogjani invece (11 marzo) è la storia di una coppia di mezza età del Kosovo che, dopo aver cresciuto una famiglia e costruito una vita dignitosa nel Regno Unito, si vede non rinnovato il permesso di soggiorno.

Ci sono poi i documentari della sezione «Visti da vicino»: 14 produzioni indipendenti, anche queste inedite in Italia, con le quali mettere a fuoco la realtà attraverso un tema (eutanasia, intelligenza artificiale, turismo di guerra, colonialismo, clima, lavoro), perlustrando luoghi (Berlino, il Donbass, il Bengala, Lesbo, la Finlandia) e raccontando le persone che vi si muovono dentro.

Qualche esempio? «Stick Together» di Felix Maria Bühler (14 marzo), su cinque attivisti per il clima e sulla vicenda di Lützerath, un villaggio tedesco che è stato completamente sgomberato per permettere l’ampliamento di una miniera di carbone. Oppure «Contos do Esquecimento/Tales of Oblivion» di Dulce Fernandes (14 marzo), che apre uno squarcio sul colonialismo europeo (portoghese) in Nigeria. Al centro, il ritrovamento, nella città portoghese di Lagos, di una discarica risalente al XV secolo in cui sono stati rinvenuti centinaia di scheletri di uomini e donne e bambini africani, deportati in Portogallo dai mercanti di schiavi.

E infine, la sezione «Europe, Now!» dedicata al cinema contemporaneo europeo. Quest’anno saranno presentate le personali di tre autori: il danese Frederikke Aspöck, lo svedese Lukas Moodysson e lo sloveno Metod Pevec.

Éric Rohmer: una retrospettiva

Nemmeno il tempo di crucciarsi per la cancellazione della retrospettiva dedicata al georgiano Otar Ioseliani, ed ecco uscire un coniglio dal cilindro del «Bergamo Film Meeting», una retrospettiva “di riserva” ma pur sempre di prim’ordine, dedicata a uno dei più influenti registi della storia del cinema: il francese Éric Rohmer.

Passato (come altri illustri colleghi) dalla critica militante nelle file dei Cahiers du Cinema alla regia cinematografica, Rohmer è forse il più “francese” dei cineasti francesi, con i suoi personaggi comuni, le situazioni ordinarie e quotidiane, le colazioni con burro e marmellata, le case vacanze provenzali o le spiagge normanne, i café e gli appartamenti, spesso e volentieri parigini, dove vorticano con leggerezza infinite speculazioni intellettuali e divagazioni filosofiche sull’amore, il desiderio, la vita.

Un cinema del dialogo, quello di Rohmer, in cui spesso invece di fare l’amore si parla del fare l’amore, invece di tradire si parla di tradire, dove più dei fatti c’è la speculazione verbale sui fatti. Un cinema che ama far parlare i suoi personaggi, e quindi farli mentire. Rohmer ha la capacità invidiabile di raccontare in modo semplice e sofisticato insieme, e forse per questo è in grado di elevare lo spettatore, di stimolarne l’intelligenza e la sensibilità intellettuale senza essere pretenzioso. L’occasione di goderselo su grande schermo è da non perdere. Trovate qua tutti i dettagli e i titoli in programma.

Sacha Guitry e la «Fantamaratona» (con un cult imperdibile)

Altro focus sul cinema francese arriva dall’omaggio a Sasha Guitry, attore, sceneggiatore, regista, attivo (nel mondo del cinema) tra le metà degli anni Trenta e i Cinquanta. Attore esuberante e istrionico formatosi nel vaudeville, è stato autore di numerose commedie anche in coppia con la moglie, Jacqueline Delubac, muovendosi nel cinema tra intrattenimento, innovazione stilistica e sperimentazione narrativa.

Da non dimenticare (anzi!) la mitica sezione « Anteprime, classici ed eventi speciali », che immancabilmente offre spunti decisamente succosi (seguendo il link si accede a tutti i titoli in programma). Ne basti nominare solo uno, leggendario: il capolavoro low budget del regista cult Tobe Hooper «The Texas Chainsaw Massacre – Non aprite quella porta», lo slasher-movie che quest’anno compie cinquant’anni e che ha fatto scuola con la sua intensità e lo stile documentaristico (e una scena finale tra le più belle e schizofreniche della storia del cinema horror – e forse non solo).

Per lungo tempo è stata la produzione indipendente più redditizia della storia del cinema. Il museo d’arte moderna di New York ne ha acquisito una copia per l’esposizione permanente. Insomma, anche questo è imperdibile su grande schermo (e se la copia proiettata è in pellicola potrebbe davvero generare del godimento ottico-fisico). L’appuntamento è a sabato 16 alle ore 1.45 di notte: il film chiuderà la «Fantamaratona», la ricognizione notturna del mondo sci-fi e horror, subito dopo «Beyond the Time Barrier» (1960) di Edgar G. Ulmer.

Incontri: Janis Rafa

È nell’ambito della videoarte che la narrazione per immagini può esplorare in pieno tutte le potenzialità espressive dei mezzi di comunicazione visiva. È da segnare in agenda allora l’incontro con l’artista greca Janis Rafa, già presente alla «Biennale di Venezia» del 2022 con un cortometraggio dal titolo «Lacerate», sul tema della violenza domestica sulle donne.

Il «BFM» presenta invece il suo primo lungometraggio, «Kala azar» (2020), vincitore quell’anno del premio della critica all’International Film Festival di Rotterdam. È un film di finzione, racconta la storia di una coppia impiegata in un crematorio che smaltisce i cadaveri di animali e ne riporta le ceneri ai padroni. I due raccolgono e cremano anche gli animali che trovano morti per strada durante le peregrinazioni in auto, finché un giorno non provocano un incidente. Un film sulla vita e sulla morte: l’appuntamento è per sabato 9 marzo alle 15 presso Lo Schermo Bianco in via Daste e Spalenga 13. Per informazioni circa tutti gli altri incontri con gli autori, si trova tutto qui.

Per tutto il resto si consiglia di consultare tutto il programma, giorno per giorno.

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