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La cultura in quarantena – Pandemonium: “difenderemo la preziosità dell’incontro ‘dal vivo’ su cui si fonda il teatro”

Articolo. La storica compagnia bergamasca fin dall’inizio del blocco totale di ogni attività non è rimasta con le mani in mano, ma ha diffuso online le proprie #storiecontagiose: “per ripartire crediamo sarà necessario trovare un senso collettivo, un pensiero di futuro che possa unire”

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Il Pandemonium Teatro in questo momento ha dovuto chiudere i teatri e le attività formative che gestisce. Alcuni di noi sono al lavoro in smartworking per cercare di salvaguardare la situazione, la maggioranza dei colleghi è purtroppo in cassa integrazione con ancora problemi di iter burocratici da risolvere: insomma una situazione complicata per l’impossibilità di capire se questa modestissima integrazione arriverà e quando.

È una situazione davvero difficile perché non ci sono certezze e c’è molta confusione sulle nostre attività. Ogni giorno si sente una cosa diversa: sabato scorso un eminente signore tedesco (consulente del suo governo) ha detto che i teatri potranno riaprire solo fra 18 mesi!!! Qualche giorno fa il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha detto di usare i teatri come aule scolastiche. Per contro sappiamo che, almeno, sempre a Milano i dirigenti scolastici su indicazione del Comune stanno chiamando le compagnie teatrali per chiedere quali siano le difficoltà derivanti dall’annullamento delle attività con le classi.

Al Mibact, il Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del turismo per il momento si parla, si discute, si fanno proposte, ma interventi concreti e precisi ancora non sono stati acquisiti dai destinatari! Il mondo teatrale è complicato: esistono le grandi Istituzioni, i Centri Teatrali di grandi, medie e piccole dimensioni, le compagnie di giro; tra tutte queste formazioni, alcune si fanno notare perché hanno la possibilità di alzare la voce, di fare sentire i propri bisogni meglio di altre. Il nostro lavoro è intimamente connesso con il mondo della scuola, altro settore con un futuro incerto.
Spetta alla politica il compito di saper di trovare le soluzioni migliori per le più diverse esigenze.

Il teatro è la nostra professione, sì, forse a differenza di molti altri settori il nostro ci permette di svolgere un lavoro non solo faticoso ma anche interessante, che ci fa crescere, che ci “costringe” a un continuo aggiornamento, che ci unisce nella nostra passione per l’esperienza creativa e la cultura.
Un lavoro appagante dal punto di vista dell’esperienza, degli incontri, ma non altrettanto dal punto di vista dei guadagni, di questo siamo consapevoli.

Alcuni di noi svolgono questa professione da molti decenni e sentiamo che potremmo perdere tutto quello che abbiamo costruito in tutti questi anni di lavoro nel giro di pochissimo tempo.

Sin dai primi giorni segnati dal coronavirus, veramente già dalle prime ore, ci siamo mossi e grazie alle idee e alle energie di tutti quanti, abbiamo subito messo in campo azioni che mantenessero con il nostro pubblico un legame: sono nate così le #storiecontagiose, delle letture teatrali di breve durata postate on line sulle nostre pagine social, registrate in teatro quando noi (non il pubblico) potevamo ancora accedervi. Abbiamo subito pensato alle difficoltà che i bambini dovevano subire nelle dimensioni del ritiro obbligato e abbiamo deciso di dedicare loro spazio e tempo. Una storia da ascoltare magari con i propri cari a casa, per annullare la malinconia. Grande il successo, con 50.000 visualizzazioni!

A questa iniziativa si sono aggiunte le #storiecontagiosealtelefono con un rapporto diretto con i bambini e le loro famiglie. Iniziativa nata da una richiesta diretta, inoltrataci da un adulto per festeggiare il compleanno di una bambina figlia di un operatore sanitario sempre lontano da casa per l’emergenza. Un’esperienza a distanza veramente densa di “vicinanza”!!!

Poi abbiamo pensato a tutti i giovani che non avevamo più potuto incontrare, soprattutto i numerosi ragazzi che seguono i nostri laboratori nelle Scuole Superiori. Così abbiamo chiesto loro di provare a continuare anche da casa a pensare al teatro. Ne sono nati diversi video, registrati da loro, nelle loro case, sui temi che li interessavano e anche quelli li abbiamo postati sui nostri canali social con il titolo #fuoriscena, un modo questo per dare voce ai ragazzi e alla loro creatività nonché dare evidenza all’impegno formativo che svolgiamo ogni giorno all’interno della Scuole di ogni ordine e grado.
Abbiamo inoltre realizzato anche video di letture teatrali per Biblioteche del territorio.

Continuiamo sempre attraverso le comunicazioni on line a mantenere i contatti con gli iscritti ai nostri laboratori extrascolastici “Timidi ribelli” che nella normalità si svolgono al Teatro di Loreto a Bergamo e al Teatro degli Storti ad Alzano e ai partecipanti all’Atelier Teatrale No-made.
E i nostri artisti proseguono, attraverso contatti e scambio di pensieri, il lavoro di progettazione dei nuovi spettacoli che erano previsti per la nuova stagione.

I modi di sentire e di percepire la distanza dagli altri sono cambiati nel corso di queste settimane di ritiro sociale. Quello che nei primi giorni ci sembrava una “novità” è diventato poi anche necessità di stare connessi al nostro lavoro. Così continueremo a postare dei video, questa volta realizzati a casa con mezzi più poveri, dove però la professionalità degli artisti è in grado di mantenere alto il coinvolgimento del pubblico.

Stiamo festeggiando in questo modo due date importanti per la vita civile del nostro Paese. Siamo stati presenti su Facebook per la Festa più bella: il 25 aprile, con un racconto un po’ fuori dai canoni classici, ma capace di narrare le storie di chi ha vissuto il tragico periodo dell’occupazione e la ritrovata libertà e siamo tornati anche per il 1° Maggio.

I teatri saranno tra gli ultimi luoghi ad essere riaperti e sarà quindi necessaria una forte operazione di comunicazione per far tornare il pubblico, dopo mesi di chiusura, a frequentare teatri, cinema, concerti….

Difenderemo la preziosità dell’incontro “dal vivo” su cui si fonda il nostro lavoro, finché le condizioni non torneranno alla normalità sanitaria sarà impossibile riprendere le attività. Infatti eventuali disposizioni su aperture dei teatri in presenza di garanzie su distanziamenti non hanno alcuna logica da tutti i punti di vista: artistico (distanziamenti in scena?), economico (incassi quasi a zero), fruitivo (alterazione dello sguardo e del comportamento del pubblico).

Siamo però pronti a continuare nelle scuole la nostra attività formativa e di laboratorio (purché ci venga consentito). La nostra esperienza quarantennale ci ha permesso di riadattare i nostri percorsi elaborandoli alle condizioni che saranno necessarie.
Certo non sarà lo stesso: anche il modo di fare scuola dovrà cambiare e come ormai sappiamo anche la vita di ogni giorno subirà delle modifiche.

Ma dobbiamo e vogliamo esserci. E non solo perché è importante per noi, ma perché sappiamo che è importante per tutti coloro bambini, ragazzi, giovani e famiglie che in questi anni ci hanno seguito, incoraggiato, applaudito facendoci sentire non solo il loro apprezzamento ma regalandoci anche preziose indicazioni e consigli.

Vogliamo esserci perché vogliamo coltivare l’ottimismo e grazie a questo agire, forse rischiando di sbagliare, perché le sensazioni che questa vita ritirata e incerta producono nel tempo fermo sono, per contrasto, in continua mutazione.

Per ripartire crediamo sarà necessario trovare un senso collettivo, un pensiero di futuro che possa unire e che permetta a tutti di camminare insieme e di abbandonare quell’individualismo spropositato che ci ha accompagnato negli ultimi anni. Noi ci contiamo e ancora ci speriamo.

Bisognerà fare i conti con la supremazia raggiunta dal digitale e lavorare per alimentare il bisogno che avranno le persone di relazioni umane autentiche, del corpo che si mette in gioco. I bambini, gli adolescenti, i giovani soprattutto hanno vissuto troppa reclusione e bisognerà interrogarsi su come dare loro spazio.

Ci piacerebbe esserci nelle situazioni di progettazione che la Città si darà per il futuro soprattutto per quanto riguarda la Cultura e il Teatro. Al momento non siamo stati contattati dalle istituzioni, nessuno ci ha coinvolto in alcun pensiero e nemmeno ci è stato chiesto come stiamo: se abbiamo, per esempio, la possibilità economica di far fronte alle esigenze dei nostri lavoratori (in altre Città come abbiamo già detto questo è successo). Aspettiamo per il momento e vedremo se il futuro potrà offrire positive sorprese al riguardo. A noi piacerebbe che questo tempo sospeso possa indurre riflessioni in grado di portare a un cambiamento capace di dare una struttura al sistema teatrale bergamasco. Per il momento attendiamo di capire, intanto tra di noi ragioniamo e chissà forse potremo chiedervi ancora dello spazio per dire altro.

N.B. tutto quanto stiamo facendo attraverso i social media e piattaforme varie è completamente gratuito.

Pandemonium Teatro é una impresa culturale attiva da oltre trent’anni nel panorama del Teatro per le Nuove Generazioni. Organizza rassegne domenicali e matinée per le scuole , si occupa di formazione attraverso laboratori teatrali nelle scuole di ogni ordine e grado e nei teatri di sua diretta gestione.

La #storiacontagiosa del 25 aprile
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