93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

#amisuradibici: 12 finte scuse per non spostarsi sulle due ruote

Articolo. È opinione abbastanza diffusa che muoversi abitualmente in bicicletta sia appannaggio di poche persone, fortemente motivate o in situazioni particolari per poterlo fare. In realtà la bicicletta è a portata di tutti e utilizzarla come mezzo quotidiano è spesso più facile di quel che si crede. Basta vincere qualche ritrosia

Lettura 7 min.

Quando parlo con le altre persone del fatto che preferisco muovermi in bicicletta e che in generale sarebbe una buona prassi per tutti, spesso mi sento rispondere: «Eh anche io vorrei, ma purtroppo non posso perché» oppure «Belle parole ma non tutti possono muoversi in bici». Insomma, sembra abbastanza diffusa l’opinione secondo la quale muoversi quotidianamente in bicicletta sia una prerogativa per pochi, quasi come se i ciclisti urbani fossero una nicchia a sé stante di persone un po’ eccentriche, tra ambientalisti, sventurati che non possono permettersi l’auto, hipster invasati delle due ruote e super atleti.

Nient’affatto, la bicicletta (o simili: tricicli, bici cargo, bici elettriche) è un mezzo accessibile a tutti, certamente più che l’automobile. Non necessita di patente, costa poco, è parcheggiabile ovunque ed è utilizzabile anche da tante persone anziane o con disabilità. E allora perché in Italia la percentuale di persone che si spostano quotidianamente sulle due ruote è inferiore al 5%? Per una ragione piuttosto semplice: manca una cultura diffusa della bicicletta che si traduce in carenza di infrastrutture e servizi per i ciclisti (la pianificazione urbanistica è fortemente autocentrica) e nella prassi consolidata di prediligere l’automobile a prescindere dal tipo di spostamento. Come abbiamo già visto, le scelte politiche sono determinanti nell’incentivare la mobilità dolce e ridurre il traffico ma non sono esclusive, è essenziale infatti che cambino anche le abitudini dei cittadini.

Vediamo dunque quali sono le giustificazioni che più frequentemente vengono utilizzate per non inforcare le due ruote e proviamo a smontarle.

Ci metto tanto, abito lontano

Il concetto di “lontananza” e di “tanto” è piuttosto relativo. Percorrere 30 km in bici per andare al lavoro è arduo ma percorrerne 5 km è decisamente fattibile, dipende anche quali sono le alternative. Secondo l’Assessorato regionale alle Infrastrutture e Mobilità, in Lombardia la distanza media degli spostamenti è 8.6 km, il 70% è inferiore ai 10 km e il 25% inferiore a 2 km; dunque, la lontananza è un problema che riguarda un numero esiguo di lombardi. Inoltre, gli automobilisti passano ore ingolfati nel traffico (la media italiana è di 1 ora e 25 minuti al giorno).

Per percorrere i miei 5 km da casa alla stazione di Bergamo, impiego 10-13 minuti in bicicletta, 17 in tram (più 10 per raggiungere la fermata del tram), e 15-45 in auto, a seconda del traffico; dunque è più rapido inforcare la bici. Per molti sembra una follia pedalare per 20-30 minuti, in realtà è decisamente più assurdo percorrere la stessa distanza in auto mettendoci magari il doppio del tempo.

Ma quando piove come faccio?

A parte che negli ultimi anni a Bergamo i giorni piovosi sono sempre meno (nel 2022 circa la metà della media storica), proteggersi dalla pioggia è abbastanza semplice: bastano una giacca, dei pantaloni impermeabili e volendo dei sovrascarpe che poi si possono riporre in una borsa o appendere ad asciugare una volta arrivati a destinazione.

In ogni caso, in Olanda piove molto più spesso che in Lombardia e le persone che si muovono in bici sono quasi 10 volte tanto (circa il 50% contro il 5%), dunque scusa fallace. D’altronde non siamo zollette di zucchero, qualche goccia d’acqua possiamo prenderla! Ah, dimenticavo, in Olanda tira pure vento.

Fa freddo

Come direbbero gli anziani, «non ci sono più gli inverni di una volta» e in ogni caso basta coprirsi. Un buon giubbino, i guanti, la berretta sono più che sufficienti, anche perché pedalando ci si scalda. Questo vale anche per i bimbi che vengono accompagnati a scuola in auto fino all’ingresso perché «pòra stèla, prendono freddo».

Nel 2018 ho trascorso diversi mesi nel mezzo della Svezia, dove la neve permane da ottobre a maggio e la temperatura scende tranquillamente a 15-20 °C sottozero. Eppure, non ho mai visto così tante biciclette parcheggiate fuori dall’università come ad Umea, magari coperte da qualche centimetro di neve appena caduta. Lì l’abitudine è quella di spostarsi a piedi, in bici e con i mezzi pubblici, non per autolesionismo, ma semplicemente perché è più comodo; addirittura c’è chi a inizio inverno parcheggia l’auto per riprenderla poi a primavera inoltrata. D’altronde con la neve e il ghiaccio è più agevole muoversi in bici (copertoni spessi) e a piedi piuttosto che in auto; è solo da noi che l’unico giorno dell’anno in cui nevica ci si appresta a spalare le carreggiate invece che i marciapiedi e le ciclabili e tutti si riversano in strada in auto. Infatti poi è impossibile muoversi perché tutto ingolfato.

È troppo pericoloso

Dall’alto numero di pedoni e ciclisti coinvolti in incidenti mortali nelle ultime settimane in provincia di Bergamo parrebbe proprio che sia pericoloso andare in bicicletta. E in effetti anche a livello nazionali i dati Istat indicano che in bici si muore quasi il doppio che in auto. Tali incidenti sono causati però da veicoli a motore: non è la bicicletta ad essere pericolosa, è l’automobile che la investe. Dunque, se temete il traffico, cercate di percorrere le ciclabili (se ci sono) e le strade secondarie e non esitate a segnalare le problematiche esistenti al comune di competenza. Indossate inoltre il casco e utilizzate le luci.

Detto ciò, in generale prendere l’auto al posto della bici per ragioni di sicurezza non ha senso: così facendo contribuite a creare un ambiente più ostile e rischioso per tutti, soprattutto per i pochi pedoni e biciclette. Ha senso il contrario: le città con maggior percentuale di spostamenti in bici infatti sono quelle con il minor tasso di incidentalità in assoluto .

Respiro tutto l’inquinamento!

Che la qualità dell’aria in Lombardia sia pessima, è assodato: Bergamo, insieme a Brescia, è “capitale” dell’inquinamento atmosferico oltre che della cultura. Molti ritengono che utilizzare la bici nel traffico urbano sia particolarmente dannoso per la salute e che sia preferibile prendere l’auto. Nient’affatto, diversi studi dimostrano che la qualità dell’aria all’interno degli abitacoli delle auto è in realtà peggiore poiché alcuni inquinanti quali il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto e il benzene tendono ad accumularsi, soprattutto se l’auto viene posteggiata nei garage sotterranei. Al di là di questo, la differenza sostanziale è che in auto oltre a respirare l’inquinamento si contribuisce ad aumentarlo, in bicicletta no.

Ma devo fare le salite

In generale, la presenza di salite non è il fattore limitante che spiega la bassa ciclabilità. A Bolzano e Sondrio, infatti, il numero di persone che si spostano in bicicletta è ampiamente superiore a quello di Bergamo, Brescia e Milano (circa il 20-28% contro il 3-6%) e le pendenze sono simili se non superiori.

Detto ciò, si possono inforcare le due ruote per tutti quegli spostamenti che non prevedono salite eccessive oppure fare l’investimento e comprare una bicicletta elettrica. In questo caso non avremo problemi né di salite, né di distanze, né di parcheggio.

Ma arrivo al lavoro tutto sudato, non sono presentabile

Nell’immaginario comune, chi si muove in bici arriva a destinazione in un bagno di sudore. Io sudavo molto di più sul tram delle 6.45 compresso come una sardina che in sella alla bicicletta. In ogni caso, a meno di percorsi particolarmente lunghi o in salita, il sudore è un problema facilmente risolvibile. Innanzitutto, sostituite lo zaino con delle borse da bici in modo da non bagnarvi la schiena e, se ritenete, indossate vestiti comodi, magari lasciando al lavoro la camicia pulita e le scarpe eleganti.

Sempre più aziende predispongono degli spogliatoi per i dipendenti che effettuano il bike-to-work. Se non è il vostro caso chiedete, si sa mai che il vostro datore di lavoro accolga questa esigenza. Ho un amico che studiava al Liceo Sarpi e quotidianamente saliva in Città Alta in bicicletta. Chiedendo, aveva ottenuto dal preside il permesso di potersi fare la doccia per arrivare a lezione pulito e profumato.

Ma come faccio a fare la spesa?

A meno che non dobbiate andare a comprare la lavatrice o gli ingredienti per il “pranzo di Babette”, in realtà in bicicletta è possibile trasportare diverse cose. Per le piccole spese e il materiale necessario a scuola e al lavoro è sufficiente un cestino o un portapacchi, per gli acquisti un po’ più ingombranti possono essere utili un paio di borse posteriori (di solito hanno una capienza che varia tra i 15 e i 25 litri l’una).

In extremis esistono le bici cargo che portano fino a 150 kg e vengono utilizzate per portare merci, bambini e animali da compagnia. Si possono cambiare anche le abitudini di spesa, preferendo i negozi di vicinato e il mercato del quartiere invece che il grande centro commerciale fuori città.

E come porto i bambini a scuola?

Non è necessario accompagnare i figli a scuola in auto. Se sono grandicelli possono andare a piedi o in bicicletta, magari con fratelli, vicini di casa o compagni di classe. L’attività fisica nel tragitto casa-scuola, oltre ad attivare le funzioni motorie e rendere i bambini più reattivi e concentrati, è un buon momento di socialità e di accrescimento di autonomia e indipendenza . I più piccoli invece possono essere accompagnare a piedi o in bicicletta montando un seggiolino.

In caso di salite o di un numero di bambini superiore a uno esistono apposite biciclette elettriche. Quando studiavo a Lione, in Francia, abitavo sulla collina della Croix Rousse, che è un po’ come Città Alta, e al mattino, quando scendevo per andare in università, mi capitava spesso di imbattermi in genitori sui pedali con 2-3 bambini al seguito, che in questo modo ovviavano anche al problema del parcheggio. Da ultimo, i bambini apprendono dal comportamento dei genitori. Promuovere la cultura della bicicletta fin da piccoli è estremamente educativo, i vostri figli saranno più attivi, meno stressati e più autonomi. E di certo non avranno bisogno di leggere questo articolo una volta adulti!

È da anni che non uso la bicicletta!

Avete presente la frase: «è come andare in bicicletta»? Ecco, anche se sono passati anni dall’ultima volta in cui avete usato le due ruote, non vi siete dimenticati come si fa, con un po’ di motivazione sarà facile ritornare in sella. Eppure, molte persone sono scoraggiate all’idea di riprendere a pedalare e ritengono che sia necessario essere allenati per poter utilizzare la bici quotidianamente.

Non c’è da preoccuparsi, a meno che non abbiate l’ufficio in Maresana, che vogliate battere i tempi di Pantani o che i vostri spostamenti abituali coprano decine di chilometri, non serve essere degli atleti. D’altronde non è che gli automobilisti sono dei piloti di Formula Uno. Cominciate con gli spostamenti vicino a casa e prendete confidenza con il mezzo e la strada, poi pian piano allungate l’itinerario, vi ritroverete a pedalare abitualmente senza eccessivo sforzo. Il cammino si fa camminando e chi comincia è già a metà dell’opera!

Ho problemi di salute, soffro di…

A meno che non abbiate impedimenti gravi, la bicicletta è un toccasana. Soffrite di ipertensione, colesterolo alto, diabete, tiroidite, stress, depressione, stanchezza cronica o attacchi di panico? Siete sovrappeso? Niente paura, la bicicletta è dalla vostra parte; l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di compiere attività fisica per circa 20-40 min al giorno che corrispondono a circa 5-10 km sui pedali. Dunque, niente scuse, un po’ di bicicletta è utile per tenere in forma sia il corpo che la mente.

La bici la uso la domenica per fare sport

È inutile fare i fenomeni in tutina la domenica per poi andare dal panettiere in auto. Va benissimo usare la bicicletta per sport e ricreazione, ma a quel punto perché non usarla anche per gli spostamenti quotidiani? Così abbinate l’utile al dilettevole.

Il ciclista urbano è potenzialmente il cittadino comune, è la studentessa, l’insegnante, l’avvocato, il medico, la commerciante, il giornalista, il signore che fa la spesa, l’anziana pensionata, la sportiva allenata e il bambino impacciato. L’automobilista, il pedone e il camionista, ogni volta che salgono in sella. E naturalmente lo siamo tutti, se decidiamo di utilizzare un po’ meno l’auto e un po’ di più la bici, a vantaggio nostro e di tutti.

Approfondimenti