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Dal Medioevo alla Resistenza locale, il filo della storia che racconta Lovere

Articolo. Agosto può essere il mese perfetto per scoprire le bellezze del Comune dell’Alto Sebino, che fino a settembre ospiterà il progetto «Il Borgo della Luce». Scopriamo insieme a una guida turistica abilitata un facile itinerario per non perdere nessun punto di interesse

Lettura 6 min.

Io e Gigi Bertoletti, guida turistica abilitata di Bergamo e provincia e mio parente alla lontana, non ci vediamo da un bel po’ di tempo. In gioventù abbiamo condiviso molti momenti insieme, ma poi dai 20 anni, come purtroppo capita tra cugini e familiari, le nostre strade si sono divise per motivi lavorativi: io a Bergamo per inseguire il sogno di diventare giornalista, lui nell’Alto Sebino con la volontà di raccontare le bellezze storico e artistiche del nostro territorio. Ho sempre visto questa sua grande passione come una vera e propria missione. Anche davanti a un caffè e a un aperitivo, Gigi non ha infatti mai perso l’occasione di raccontarmi qualche aneddoto o qualche curiosità legata all’antico borgo di Lovere. Non mi scorderò mai, ad esempio, la particolarità della facciata della “nostra” Basilica di Santa Maria in Valvendra, sontuoso edificio religioso del paese, che affaccia sulla montagna e non sul lago. Il motivo? La storica rivalità fin dal XV secolo con il Comune di Pisogne, che, dall’altra parte del Lago d’Iseo, doveva rimanere assolutamente all’oscuro di tutta la vita loverese.

Sono passati oltre dieci anni da questi nostri momenti. L’occasione per risentirci (e magari incontrarci presto) me la offre la mia collega Laura, che in questi giorni mi ha invitato a raccontare qualcosa sul paese dove sono cresciuta (qui ho raccontato l’ultima edizione del progetto «Il Borgo della Luce»). Io e Gigi fissiamo quindi un’intervista telefonica: nei nostri piani sarebbe dovuta durare una ventina di minuti, ma in verità credo sia durata almeno il doppio. In un attimo recuperiamo tutto il tempo di questi anni: la bellezza di Lovere ha colpito ancora.

La Piazza del Porto e il lungolago

Chiedo a Gigi di illustrarmi il percorso che solitamente segue per accompagnare i turisti e i curiosi alla scoperta di Lovere. «L’itinerario – mi spiega – ha una durata di circa due ore e viene fatto tutto a piedi. Non è impegnativo: è sicuramente il miglior modo per apprezzare le bellezze di questo antico borgo, tra i più belli d’Italia. La nostra avventura non più che partire che dalla Piazza del Porto, il salotto di Lovere che ospita la statua della Libertà, realizzata da Giacomo Sozzi nel 1881. Il monumento fu realizzato grazie al notaio Enrico Banzolini (1817-1874), che lasciò un legato di 10mila lire per realizzare un’opera che commemorasse i compagni caduti nelle battaglie risorgimentali. Il progetto, datato 1881, fu disegnato dal loverese Giuliano Volpi».

Piazza del Porto è conosciuta anche come Piazza Tredici Martiri, così chiamata in onore dei tredici partigiani catturati in un rastrellamento fascista e fucilati a Lovere il 22 dicembre 1943. I tredici giovani furono rinchiusi nel convitto «Baroni» di Bergamo e poi interrogati, picchiati e torturati. Sette di loro furono fucilati in località «Poltragno» e gli altri sei morirono invece in località «Magazzini», nei pressi di un deposito di legnami. Oltre la metà di loro non aveva compiuto ancora vent’anni. Qui potete trovare tutti i nomi e le loro storie. Proseguiamo ora in direzione Costa Volpino e attraversiamo il lungolago «Promenade Lady Wortley Montagu», intitolato alla nobildonna inglese, viaggiatrice, scrittrice e poetessa, che per prima introdusse in Occidente le tecniche di immunizzazione dal vaiolo.

«Si tramanda che la scrittrice – continua Gigi – abbia acquistato all’asta per 100 sterline l’attuale Palazzo Marinoni, storico edificio costruito accanto a Palazzo Gregorini, dove nel periodo della Belle Époque c’era un hotel di lusso. A questo punto spiego l’importanza della famiglia Gregorini e di tutta la lavorazione del ferro per la storia economica di questo territorio. La pesca non bastava per sopravvivere: il ferro ha rappresentato una vera e propria ancora di salvezza per tantissime famiglie del tempo». Dopo la prima fucina del 1856, Giovanni Andrea Gregorini fondò nel 1905 la Società Anonima degli Altiforni, Fonderia, Acciaieria e Ferriera, conosciuta nel tempo come Ilva, Acciaierie d’Italia e oggi come Lucchini.

La Basilica di Santa Maria in Valvendra e il borgo rinascimentale

Terminato il lungolago intitolato alla poetessa inglese – che descrisse Lovere come «il luogo più romantico che abbia mai visto in vita mia» – arriviamo nella piazza del mercato, conosciuta anche piazza Aldo Moro, che nel 1963 inaugurò un pezzo di lungolago.

Oggi il lungolago è impreziosito da un leggio con due componimenti del poeta loverese Domenico Oprandi, tratti dall’opera «Il giorno è breve», e da una serie di piante mediterranee e dell’America Latina, tra le quali anche bellissimi cedri dell’Himalaya. «Attraversiamo la strada – prosegue nel racconto Gigi – e arriviamo a Villa Milesi, la sede del Municipio che un tempo era una filanda dove si produceva seta, e al Museo Civico di Scienze Naturali, intitolato ad Alessio Amighetti, il sacerdote geologo naturalista che con il testo «Una Gemma subalpina» fece conoscere le bellezze naturalistiche del lago d’Iseo. Un aneddoto sulla strada che attraversa Lovere in questo punto. Collegamento napoleonico dell’Ottocento, fu allargato dagli austriaci durante la Restaurazione perché ritenuto strategico per il commercio della zona. Nel cento storico, gli austriaci però furono presi a sassate dai loveresi, che non apprezzarono la loro presenza nel borgo».

Superiamo il vicino Convitto nazionale «Cesare Battisti» e giungiamo nello scrigno d’arte di Lovere: la Basilica di Santa Maria in Valvendra, la chiesa più grande della diocesi di Brescia. «La costruzione della chiesa – mi precisa la nostra guida – iniziò nel 1473 e prese il nome dal torrente Valvendra, che fu deviato per permettere i lavori. Con i suoi 33 gradini esterni (con riferimento agli anni terreni di Gesù Cristo) e con 12 gradini interni (come il numero degli Apostoli), l’edificio è di tipo rinascimentale con influenze veneziane e testimonia la floridezza economica della Lovere del XV secolo derivata dalla produzione e dal commercio dei panni di lana, esportati al tempo anche nell’area germanica. Imperdibili al suo interno sono la volta a botte e le ante dell’organo dipinte dal “Raffaello bresciano”, Alessandro Bonvicino detto il Moretto».

La nostra chiacchierata ora cambia “direzione” e si proietta verso il borgo rinascimentale. Da Palazzo Bazzini, dal nome della famiglia che lo abitò per cinque secoli e che fu per molto tempo legata in particolare ai Farnese e ai Gonzaga, entriamo nella Contrada San Martino, dove c’era presumibilmente la chiesa più antica di Lovere. A pochi passi, si può ammirare ancora oggi la Chiesa di Santa Chiara con il monastero delle Clarisse e la meridiana del borgo con la scritta in latino così tradotta «Tutte feriscono (le ore), l’ultima uccide, la tua non la conosci» . «Solitamente ai turisti ricordo che tutti dobbiamo morire – scherza Gigi – Con questa battuta raggiungiamo il Vicolo Fossa, che segna il confine con il borgo medievale insieme al Vicolo Ratto. Entriamo e vediamo i resti della Torre Soca, su cui poggia l’abside della Chiesa di San Giorgio. Oggi nulla rimane della prima struttura, risalente 1252. Ci addentriamo nella “contrada delle beccarie”, vale a dire le antiche macellerie, superiamo il Portichetto di San Giorgio e arriviamo prima alla Chiesa di Santa Maria del Suffraggio del 1720 e poi all’antica Parrocchiale di San Giorgio, sulla cui facciata troviamo l’opera scultorea «San Giorgio che uccide il drago» di Giovanni Maria Benzoni, primo allievo dell’Accademia Tadini».

Il borgo medievale e Palazzo Tadini

Alziamo un attimo gli occhi al cielo e in pochi secondi ci ritroviamo nel cuore del centro storico, Piazza Vecchia, oggi piazza Vittorio Emanuele II, con la Torre Civica (alta 28 metri e perfetta per godere di un panorama mozzafiato su tutto l’Alto Sebino), e l’antico palazzo podestarile. «Qui c’è il cuore della storia di Lovere – mi assicura Gigi – Nella vicinissima via Mazzini, l’ex via della Ceresa, c’era nel Cinquecento una bottega di falegnami, quella dei Capoferri. Era una famiglia importante, basta pensare che Giovanni Francesco Capoferri realizzò le tarsie progettate dal Lotto per la Basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta».

Il nostro percorso sta giungendo alla fine. Qualche centinaio di metri in salita e raggiungiamo, dopo aver ammirato la Torre Alghisi, il Santuario delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, patrone del paese. Qui trionfa lo stile eclettico, con oltre 30 marmi impiegati nella realizzazione, affreschi, mosaici e coperture in verde rame. Siamo pronti a scendere verso l’ultima tappa del nostro itinerario, ma prima non possiamo non citare l’edificio che ospita il Liceo Decio Celeri, le ville storiche ottocentesche (Palazzo Zitti), la “walk of fame” con le stelle dedicate ai vincitori di tutte le edizioni di «CortoLovere» e i giardini dedicati ai Fanti e ai Marinai d’Italia.

«Ormeggiata troviamo l’imbarcazione storica “La Capitanio” – prosegue nel racconto Gigi – e finalmente arriviamo a Palazzo Tadini, voluto a iniziato Ottocento dal conte Luigi Tadini. I lavori di costruzione prendono il via nel 1820 con la cappella del giardino, voluta per custodire la Stele Tadini, una tra le ultime opere di Antonio Canova, scolpita in memoria del figlio del conte, Faustino, morto prematuramente. Nel 1828 il conte Tadini apre così al pubblico la Galleria dell’Accademia Tadini, il primo museo dell’Ottocento in Lombardia dopo la Pinacoteca di Brera». All’interno del Museo potete oggi visitare un’interessante mostra dedicata all’artista Cesare Tallone. Eppen l’ha presentata in questo articolo.

Il nostro itinerario è ormai giunto al termine, come la nostra chiacchierata. Ci mancano solo gli ultimi accenni, dedicati in particolare al lungolago Mario Stoppani, dedicato all’asso dell’aviazione italiana della Prima Guerra Mondiale, ogni anno celebrato a inizio settembre con un bellissimo Memorial che lo scorso anno ha richiamato 20mila turisti e appassionati. E poi un focus su uno dei loveresi più celebri al mondo, tra i quali spicca Giacomo Agostini, vera e propria leggenda del motociclismo mondiale che ha conquistato il maggior numero di campionati mondiali (ben 15), vincendo 123 Gran Premi in Carriera.

Vi consiglio di consultare il sito di Lovere Eventi per scoprire altre bellezze di Lovere e per rimanere aggiornati su tutti gli eventi in programma. E se passate direttamente dal paese, fate un salto all’Infopoint dell’Alto Lago d’Iseo e chiedete di Gigi. Non vi deluderà!

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