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Le Cornelle, a Sant’Alessandro i bambini entrano gratis e scoprono come salvare il mondo

Intervista. In occasione di Sant’Alessandro, sabato 26 agosto i bambini fino a 11 anni avranno un ingresso omaggio al Parco Faunistico delle Cornelle. Nelle giornate di giovedì 24 e venerdì 25 agosto si potranno inoltre svolgere le attività di «Educazoo», un progetto per conoscere lo stato di salute del nostro pianeta e imparare a rispettare le sue creature

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La salvaguardia del pianeta è nelle mani dei bambini. Non solo perché sono il futuro, ma anche perché possiedono un’innata apertura mentale verso il cambiamento e sensibilità sui temi odierni. L’urgenza ambientale è un argomento ricorrente a cui gli adulti fanno ancora fatica ad adattarsi. È nostro compito crescere bambini curiosi affinché diventino adulti consapevoli, in grado di collaborare nella missione di salvare il pianeta.

Sabato 26 agosto, in occasione del Santo Patrono della città di Bergamo, il Parco Faunistico delle Cornelle organizza un ingresso gratuito per i più piccoli (per bambini sino agli 11 anni, un bimbo per ogni adulto pagante). Giovedì 24 e venerdì 25 agosto ci sarà anche «Educazoo», un progetto educativo e divulgativo che ha lo scopo di approfondire cinque specie diverse di animali e le tematiche ambientali che le coinvolgono.

Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo sentito Maurizio Oltolina, Direttore Sanitario del Parco.

CP: In che cosa consiste l’attività di «Educazoo»?

MO: L’attività risponde alla funzione educativa del Parco. Infatti, gli zoo moderni hanno tre funzioni: la conservazione, la ricerca e l’educazione. Quest’ultimo punto avviene su più livelli. In primo luogo, con le classiche schede informative che si trovano all’esterno di ogni recinto. Lì sono contenute informazioni sull’animale, sull’ambiente in cui vive e sulle minacce che lo mettono a rischio di estinzione. Secondariamente, il Parco ha creato il progetto «Educazoo» per approfondire tramite presentazioni le caratteristiche zoologiche e comportamentali delle specie e le condizioni dei loro habitat. In questo modo gli animali fungono da ambasciatori per divulgare messaggi molto più ampi, legati alla conservazione della specie e alla corretta cura dell’ambiente.

CP: Quali specie verranno presentate quest’anno e perché?

MO: Quest’anno le specie selezionate per le presentazioni saranno cinque: le foche, gli elefanti, i siamanghi, i ghepardi e i rinoceronti. Ognuno di loro è legato a un tema più ampio. Ad esempio, i rinoceronti richiamano la tematica del traffico illecito internazionale dei corni di rinoceronte, che è la principale causa di declino di questa specie. Allo stesso modo, gli elefanti rievocano il traffico illecito di zanne d’avorio e sono una delle specie più emblematiche per l’estinzione poiché i loro habitat naturali stanno scomparendo a causa dell’uomo. Un altro esempio è il rischio di estinzione dei siamanghi dovuto alla scomparsa delle foreste primarie tropicali del Sud-Est Asiatico. Quindi lo scopo di Educazoo è quello di rendere il pubblico consapevole: la missione è istruire e non intrattenere utilizzando gli animali.

CP: Nell’immaginario collettivo come viene visto lo zoo?

MO: Nell’immaginario collettivo lo zoo ha una collocazione negativa, soprattutto in Italia. Nel Nord d’Europa non è così. Dobbiamo riuscire a veicolare questo concetto: la missione non è tenere l’animale in gabbia per farlo vedere, tutt’altro, gli animali dello zoo sono in grado di salvare la propria specie in caso di necessità.

CP: In che modo gli animali in cattività possono salvare la specie?

MO: Gli animali negli zoo fungono da salvataggio genetico in caso le condizioni della specie in natura peggiorassero. Gli animali a rischio estinzione, come i rinoceronti, sono all’interno di programmi di conservazione gestiti a livello europeo. Questi programmi agiscono su due livelli in-situ ed ex-situ. In-situ, ovvero “nel luogo”, significa che gli zoo proteggono la specie in natura, attuando progetti nei paesi di origine, come in Namibia o in Botswana. Invece ex-situ, cioè lontano dai paesi d’origine, si riferisce agli esemplari presenti negli zoo europei. In entrambi lo scopo è comune: conservare un buon numero di esemplari affinché funzionino da assicurazione. Un esempio concreto è il salvataggio di due specie avvenuto in Polonia e Bielorussia. Il bisonte europeo e l’ibis eremita si erano estinti in natura, gli animali degli zoo hanno permesso la continuità della specie e il loro reinserimento negli ambienti naturali.

CP: Gli animali soffrono la presenza del pubblico?

MO: Tutti gli animali dello zoo, tranne alcune eccezioni, sono nati in cattività. Quindi c’è già la confidenza con l’uomo. Da questo punto di vista non hanno difficoltà. Inoltre, gli animali possono sottrarsi al pubblico in qualsiasi momento, arrampicandosi sugli alberi o nascondendosi nei recinti. Nonostante questa possibilità gli animali non fuggono, al contrario sono intrattenuti dalle procedure di arricchimento ambientale. Queste procedure sono degli stratagemmi che coinvolgono mentalmente e fisicamente gli animali. Alcuni pezzi di frutta o biscotti per primati, nel caso delle scimmie, vengono nascosti nei recinti affinché gli animali trascorrano la maggior parte del proprio tempo alla ricerca di cibo. Infatti, in natura gli animali passano parecchie ore a nutrirsi, fino a 8 ore al giorno nel caso degli elefanti. Allo stesso modo gli animali dello zoo vengono abituati a procurarsi il nutrimento in autonomia.

CP: Per questo motivo non si può dare il cibo agli animali dello zoo?

MO: Sì e per altri tre motivi. Per un discorso dietetico. Ogni specie deve attenersi a specifici alimenti. Per evitare la nascita di stereotipie. Gli animali passerebbero la giornata a chiedere cibo al pubblico e ciò genererebbe molte turbe psichiche. E soprattutto per ridurre al minimo la spettacolarizzazione degli animali. L’animale che chiede il cibo è un’immagine profondamente sbagliata.

CP: Perché il progetto è così importante per un bambino?

MO: Le persone che presentano questi appuntamenti sono molto preparate. È un’occasione per incontrare professionisti con grande esperienza e fare domande. La consapevolezza nasce fin da piccoli, quando ci si rende conto dei problemi del mondo. Ancora oggi molti adulti, nonostante la questione ambientale sia sempre più frequente, vivono nell’inconsapevolezza. Pensano che la distruzione di una foresta non ci riguardi. Invece è un problema di tutti. Il mondo è uno solo e siamo sulla stessa barca.

I bambini hanno una maggiore sensibilità a capire temi nuovi e facilmente comprensibili. La sola conoscenza di una realtà mette la mente in uno stato di apertura, affinché in futuro ci siano sempre più adulti attivi. Le nuove generazioni sono davvero la chiave per il cambiamento, con le loro menti un domani potranno trovare soluzioni che noi oggi non conosciamo. Istruire alla salvaguardia del pianeta è un atto imprescindibile, che abbiamo il compito di fare. Per il futuro dei nostri figli e del pianeta.

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