Omicidio di Albano, vittima incaprettata
È opera di killer professionisti - Video

Incaprettato, mani e piedi legati insieme dietro la schiena la bocca coperta con il nastro adesivo e due fori sulla schiena e sul petto, all’altezza del cuore. Quando gli inquirenti si sono trovati davanti il cadavere di Zhijun Hu, cinese di 23 anni titolare della sala slot «Las Vegas» di Albano, hanno subito pensato all’opera della criminalità organizzata.

La mafia cinese, probabilmente, ma non è da escludere quella dell’Est Europa o quella più «nostrana». Il ragazzo era incaprettato, con mani e piedi legati insieme dietro la schiena, la bocca coperta con il nastro adesivo e due fori sulla schiena e sul petto, all’altezza del cuore. Chi l’ha ucciso era alle sue spalle: gli ha sparato due colpi di pistola di grosso calibro – 9 o 45 – da distanza ravvicinata, una decina di centimetri circa, che lo hanno passato da parte a parte uscendo dal petto all’altezza del cuore. Hu è stato visto da alcuni testimoni alle 22 di giovedì mentre puliva il pavimento della sala slot prima di chiudere. Secondo la ricostruzione degli inquirenti è stato sequestrato sotto la minaccia delle armi, costretto a salire su un’auto e portato in un luogo dove è stato incaprettato e ucciso. Poi i killer, si presume nel cuore della notte, lo hanno abbandonato in un luogo in cui sapevano di non incappare in scomodi testimoni.

Sul movente le ipotesi sono diverse, anche se si propende per un regolamento di conti: le sale slot sono spesso utilizzate dalla criminalità organizzata per riciclare il denaro sporco. Aveva subito pressioni e non si era piegato? Era entrato in qualche losco giro d’affari e aveva deciso di uscirne? Oppure si era appropriato di soldi che non gli spettavano?

© RIPRODUZIONE RISERVATA