Terrorismo, il siriano arrestato a Orio
Il legale: «L’Italia non può processarlo»

«Si accusa il mio assistito di appartenere all’Isis. Ma qui da noi non ha fatto nulla per essere accusato di terrorismo: a nostro avviso l’Italia non può processarlo».

È intenzionato a porre un problema di giurisdizione Vittorio Platì, l’avvocato del Foro di Catanzaro che assiste Alali Alhussein Ahmad, alias Arhad Faowaz, siriano di 31 anni accusato di terrorismo internazionale dopo essere stato fermato (nel novembre de 2015) all’aeroporto di Orio al Serio con foto compromettenti nel cellulare. Secondo il pm della Dda bresciana Silvia Bonardi, Alali avrebbe partecipato «all’organizzazione terroristica internazionale denominata Isis - si legge nel capo d’imputazione - allo scopo di commettere atti di violenza con finalità di terrorismo all’interno dell’Unione Europea, laddove, più precisamente, facendo parte del corpo di polizia stradale dell’autoproclamato Stato Islamico, si portava mediante passaporto contraffatto, clandestinamente, sul territorio dello Stato italiano per poi da qui raggiungere Malta, verosimile luogo di smistamento verso ulteriori destinazioni comunitarie».

Obietta il difensore: «Secondo la Procura il reato sarebbe stato commesso in Siria: dove sta la competenza italiana? Nel nostro Stato il mio assistito non ha compiuto azioni terroristiche». Ieri la prima udienza preliminare a carico del siriano è andata subito incontro a un intoppo, che ha costretto il giudice Cesare Bonamartini a rinviare al 17 ottobre: la richiesta di rinvio a giudizio non risultava essere stata fornita all’interessato con traduzione in arabo. Ma la difesa sin d’ora annuncia che proporrà la questione della competenza territoriale e che, comunque, se il procedimento dovesse andare avanti chiederà che il trentunenne siriano venga giudicato in abbreviato (cioè allo stato degli atti e con la riduzione di un terzo della pena in caso di condanna).

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