I problemi alla tiroide
non vietano il mare

In estate, durante le visita endocrinologiche, capita spesso che i pazienti con patologie tiroidee abbiano dubbi riguardo alle vacanze: mare o montagna, cosa è meglio? La maggior parte dei pazienti teme che il soggiorno in luoghi marini possa peggiorare il problema tiroideo.

Altri invece pensano che possa far bene. Alla base di queste opinioni c’è un fatto che ormai è diventato luogo comune: lo iodio è più abbondante nelle aree marine. Vediamo di fare chiarezza con il dottor Marcello Filopanti, endocrinologo del Policlinico San Marco di Zingonia-Osio Sotto e di Corpore Sano Smart Clinic, struttura sanitaria del Gruppo ospedaliero San Donato a Stezzano.

Dottor Filopanti, ma quindi il mare fa bene o male a chi soffre di disfunzioni tiroidee?

«È vero che lo iodio è un elemento fondamentale per la corretta funzione tiroidea e per la produzione degli ormoni tiroidei. Nei luoghi in cui è carente, i disturbi della tiroide sono più frequenti. È vero anche che, in media, nelle zone costiere lo iodio è più abbondante e che l’acqua marina ne contiene in quantità. Essendo inoltre un elemento volatile, l’aria di mare ne è più ricca rispetto alle località interne. Il problema è che lo iodio, perché possa essere assorbito e utilizzato dall’organismo, deve essere assunto attraverso l’acqua che beviamo o gli alimenti che mangiamo. Respirarlo, purtroppo, non serve. Ciò che è veramente utile è il fatto che al mare mangiamo più spesso pesce e molluschi, animali che ne contengono ottime quantità. Due etti di pesce e frutti di mare contengono 100 - 150 microgrammi (milionesimi di grammo) di iodio, che è circa la dose minima giornaliera raccomandata per gli adulti dalle organizzazioni sanitarie (150 microgrammi). Non è detto però che questo sia sufficiente per la prevenzione delle patologie tiroidee. Infatti, studi condotti su alcune aree costiere italiane (salernitane e calabresi) mostravano che la diffusione del deficit di iodio e dei disturbi tiroidei era simile a quella delle aree interne. Le stesse osservazioni riguardano l’acqua potabile».

Appurato quindi che l’apporto di iodio nelle zone marine può essere, anche di poco, migliore, perché allora tante persone con patologie tiroidee pensano di dover stare alla larga da spiagge e ombrelloni?

«Per rispondere consideriamo solo le due principali categorie in cui si dividono i disturbi tiroidei. Iniziamo dall’ipotiroidismo. Nel caso di ipotiroidismo dovuto a intervento chirurgico la questione non si pone nemmeno. Niente tiroide, niente metabolismo dello iodio associato. La terapia sostitutiva con ormone tiroideo è quanto occorre. Se l’ipotiroidismo fosse invece causato da malattia infiammatoria cronica (tiroidite di Hashimoto), è possibile che la tiroide abbia ancora una propria funzione residua. Tuttavia, il dosaggio standard fornisce in genere l’intero fabbisogno di ormone tiroideo. Quindi, anche in questo caso l’apporto di iodio, più o meno adeguato, è praticamente ininfluente. Nel caso di ipertiroidismo invece la questione può essere più delicata. Semplificando, si potrebbe pensare che troppo iodio potrebbe favorire e addirittura peggiorare l’eccessivo funzionamento della ghiandola. In effetti è vero: ai pazienti ipertiroidei lo specialista consiglia di evitare alimenti o prodotti eccessivamente ricchi di iodio, per esempio le alghe marine (che possono contenere fino a mille volte più iodio rispetto al fabbisogno giornaliero). Tuttavia, i pazienti che hanno un ipertiroidismo in atto sono quasi sempre in trattamento con metimazolo, un farmaco impedisce alle cellule tiroidee di utilizzare proprio lo iodio per produrre ormoni. Quindi, a patto che l’assunzione della terapia sia corretta, lo iodio in più che potremmo ricevere in vacanza al mare viene bloccato della terapia dell’ipertiroidismo. Per concludere quindi, chi ha problemi tiroidei può andare tranquillamente al mare. Le condizioni di iodio presenti nelle zone balneari, non influenzano in modo significativo le patologie e le terapie in atto per le principali malattie tiroidee».

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