Meno «tagli», la chirurgia
si fa sempre più piccola

Orlando Goletti da qualche mese è responsabile della Chirurgia generale di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Arriva dalla Toscana, da Pisa, dove lavorava come professore di Chirurgia generale all’Università, e dove ha eseguito come primo operatore oltre 6000 interventi compresi operazioni di alta e altissima chirurgia (chirurgia demolitiva epatica, pancreatica, gastrica, esofagea, ecc..). Con lui parliamo di chirurgia generale, di patologie oncologiche e di gioco di squadra.

Professor Goletti, ha senso parlare oggi di chirurgia generale?

«Direi di no. Oggi esistono molte chirurgie specialistiche dedicate ad alcuni temi. In Humanitas Gavazzeni la chirurgia generale è specificatamente una chirurgia addominale e oncologica. Parliamo quindi di stomaco, fegato, colon, retto, pancreas, esofago ma anche di tiroide e peritoneo. Associa e caratterizza questi organi del nostro corpo la modalità con cui oggi interveniamo, vale a dire la chirurgia laparoscopica o mininvasiva».

In una medicina come quella odierna, il ruolo della chirurgia nella cura delle patologie oncologiche è ancora quello principale?

«Il chirurgo è solo un tassello nel percorso terapeutico del paziente oncologico. Per combattere e cercare di risolvere la malattia conta il gioco di squadra tra le varie specialità, l’impostazione della strategia, la visione integrata che permette di sottoporre il paziente ad interventi il meno possibile demolitivi e di avere una ottima sopravvivenza».

In Humanitas Gavazzeni sono stati istituzionalizzati da un paio di anni gruppi multidisciplinari dedicati alle malattie oncologiche.

«È uno dei motivi che mi ha portato a scegliere Bergamo per la mia attività. La possibilità di collaborare con diversi professionisti di livello rappresenta la base fondamentale per poter approcciare e trattare la patologia oncologica in maniera ottimale, disponendo di tutte le tecniche integrate fra loro e potendo offrire ai pazienti quell’approccio multidisciplinare che rappresenta la fondamentale chiave di volta nell’ottimizzare i risultati terapeutici nel paziente oncologico. Basti pensare ai risultati eccezionali che si ottengono con tale atteggiamento nei pazienti affetti da tumore del fegato primitivi o metastatici, nei tumori del pancreas e nei tumori del retto in cui la collaborazione fra i vari professionisti, il lavoro di equipe consente risultati in termini di guarigione e di sopravvivenza impensabili fino a pochi anni».

Professor Goletti lei arriva a Bergamo in Humanitas Gavazzeni da Pisa con una esperienza di trattamenti nelle malattie oncologiche innovative, in particolare nel tumore al fegato dove è stato anche tra i primi all’inizio del 2000 a trattarli in maniera laparoscopica.

«Nel mio percorso professionale, avvalendomi dell’esperienza maturata nel campo della ecografia chirurgica, ho integrato questa preparazione di diagnostica con atti chirurgici guidati per immagini in particolare nel campo della chirurgia delle metastasi epatiche trattate con tecniche combinate di resezione e termoablazione e nel trattamento laparoscopico delle neoplasie epatiche primitive con strategie chirurgiche innovative. Mi riferisco, ad esempio, all’impiego intraoperatorio open e laparoscopico della metodica di ablazione con microonde e tecniche mininvasive laparoscopiche sia tradizionali sia con tecnica monoaccesso».

Anche se la patologia oncologica rappresenta una parte centrale della vostra attività, c’è poi anche tutta quella ordinaria. Anche qui utilizzate tecniche mininvasive e trattamenti innovativi?

«Certamente, viene utilizzata anche per quelli che noi chirurghi chiamiamo “piccoli interventi”. Ad esempio nella patologia della calcolosi del coledoco in Humanitas Gavazzeni utilizziamo una procedura laparoscopica che permette, in un unico intervento, riducendo l’invasività, di risolvere il problema che, di solito, viene invece trattato in due tempi».

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