Splendori e miserie
da Crotone a Caserta

In Italia una molteplicità di luoghi monumentali versa in stato di avvilente incuria; altri sono abbandonati a una colpevole indifferenza e non sono valorizzati. In particolare i siti archeologici sono troppo spesso vittime di uno sciagurato disinteresse, se non, addirittura, facile preda di ruberie.

L’ennesima dimostrazione di negligenza e dispregio arriva da Crotone, dove, dopo la promozione della locale squadra di calcio in serie A, è stata concessa l’autorizzazione per l’ampliamento dello stadio nell’area vincolata, dove si trovano i resti dell’antica Kroton, uno dei centri più importanti della Magna Grecia. L’inedificabilità assoluta è stata aggirata con la clausola di costruire in modo «provvisorio e rimovibile». Ma si sa come va in Italia: niente rischia di diventare più definitivo del provvisorio. Tant’è vero che con la stessa clausola era stato autorizzato 15 anni fa l’adeguamento della curva Nord, che coprì un pezzo dell’antica agorà. Il disinteresse per ciò che resta di Kroton è datato, perché già a suo tempo si scelse per lo stadio un’area inappropriata. Come, del resto, per un’infinità non solo di case private ma anche di edifici pubblici: una colata di cemento sopra la storia.

È vero, tuttavia, che, nello stesso Sud martoriato, si può trovare anche un segnale controcorrente. La Reggia di Caserta, uno dei gioielli del Belpaese, era trascurata in modo riprovevole. Il suo attuale direttore, con qualche burocratica resistenza, ripulendola e valorizzandola l’ha trasformata in un autentico tesoro. Anche se si è ancora lontani dai fasti di Versailles, che l’anno scorso ha contato sette milioni di visitatori, nel 2015 a Caserta, lontana dai grandi itinerari, è stato raggiunto il mezzo milione di ingressi e, solo nello scorso mese di agosto, più di novantamila.

L’Italia non ha ancora imparato a promuovere come dev’essere tutto il proprio patrimonio storico e artistico, che sarebbe anche fonte di un grande potenziale economico. Nella stessa Crotone, l’area archeologica, se fosse recuperata, porterebbe molta ricchezza, più del pallone. Invece, si continua troppo spesso a pensare, con una supponenza fastidiosa, che tutte le strade portino a Roma. Ma non è così.

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