Telefoni cellulari e tumori
Prevenire meglio che curare

Il telefono cellulare può causare il tumore. Lo afferma una sentenza del Tribunale di Ivrea. L’Inail, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, dovrà risarcire un ex dipendente della Telecom, Roberto Romeo, ammalatosi di neurinoma del nervo acustico, un tumore benigno ma invalidante, causato dall’uso del telefonino per 15 anni per più di tre ore al giorno.

L’Inail è stata condannata a pagare una rendita perpetua. Già Innocente Marcolini, dirigente d’azienda bresciano, era riuscito a ottenere che la Cassazione stabilisse che il suo tumore alla testa fosse legato all’uso eccessivo del telefono cellulare. L’Italia, a differenza di molti altri Paesi in Europa e nel mondo, non prende misure per contenere la nocività dei telefonini. Angelo Levis, docente di mutagenesi ambientale all’Università di Padova e tra i massimi esperti italiani degli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici, ricorda che in un elenco, aggiornato all’aprile 2013 e diffuso dall’associazione «Safer phone zone», si trovano Stati Uniti, Canada, Australia, Israele, Francia, Russia, Belgio, Irlanda, Finlandia, Regno Unito, India (dov’è vietato l’uso dei cellulari sotto i 16 anni e la vendita a bambini e donne gravide), Svizzera, Corea del Sud, Giappone e persino il Tagikistan.

Già nel 2011 l’Organizzazione mondiale della sanità aveva classificato le radiofrequenze tra i «possibili cancerogeni»: telefonini e wireless «potrebbero causare il tumore negli esseri umani». Nel 2013, sulla base di altri studi, è stata chiesta all’Oms la classificazione delle radiofrequenze tra i «cancerogeni certi». Serviranno altre ricerche a lungo termine, per monitorare attentamente la relazione tra i cellulari e il rischio di tumore. Intanto, però, è meglio ricorrere, quando è possibile, al vivavoce, all’auricolare con filo, mentre quello senza filo è da escludere, perché provoca una seconda emissione elettromagnetica. Oppure scrivere sms ogni volta in cui si può evitare una telefonata. In casa è da preferire il telefono fisso al cordless, mentre del wi-fi non c’è autentica necessità, perché, ormai, il mondo è tutto cablato per trasferire il segnale di internet ovunque con efficienza e stabilità.

La situazione è paragonabile a quella prodotta dal riscaldamento globale. In Italia, in particolare, la temperatura è aumentata di 1,5 gradi in un secolo, cioè a partire dalla rivoluzione industriale: non si può confondere l’attuale, evidente, surriscaldamento con un cambiamento climatico ciclico, che richiederebbe un’era geologica. Ricordate il racconto della peste nei Promessi Sposi di Manzoni? Gli atteggiamenti di oggi sono gli stessi: quando c’è un grave pericolo all’orizzonte, si preferisce negare e mettere la testa sotto la sabbia, invece che prendere provvedimenti. Che la storia insegni, finalmente, qualcosa.

Ringraziamo i lettori commentatori per l’attenzione ai nostri pezzi, cui dobbiamo, però, questa volta, alcune precisazioni.

Ci scusiamo se Eugenio Roncelli e Antonio Rinaldi si sono sentiti avviliti da «banalità».

Vorremmo, tuttavia, sommessamente far notare che vietare la vendita alle donne in gravidanza non è né una nostra proposta, né una nostra disposizione (e a che titolo potremmo emanarla?) ma, come si evince chiaramente dal testo, quanto è stabilito in India dove, appunto, è vietato l’uso dei cellulari sotto i 16 anni e la vendita ai bambini e alle donne gravide.

Quando si parla di wi-fi scriviamo: «In casa è da preferire il telefono fisso al cordless, mentre del wi-fi non c’è autentica necessità». Appunto: «in casa», non fuori casa o in ufficio.

Quanto all’osservazione del signor Antonio Rinaldi, è vero che, in Italia, la rivoluzione industriale non è partita esattamente un secolo fa, nel 1917 al tempo della Grande Guerra, ma non molto tempo prima e gli effetti ambientali non si sono sentiti immediatamente. Che, poi, in Italia la temperatura sia aumentata di 1,5 gradi, in un secolo, è un dato scientifico. Così come il riscaldamento globale è, oggi, il problema prioritario dell’umanità: ce lo hanno ricordato, del resto, Papa Francesco nella recente enciclica «Laudato si’» e, proprio ieri 22 aprile, la Giornata della Terra, celebrata in tutto il mondo.

Grazie ancora per l’attenzione. D.C.

© RIPRODUZIONE RISERVATA