Bergamasco doc
a Singapore
«Cambiare si può»

«La cosa che mi rende più orgoglioso dell’esperienza che sto vivendo è che io sono un bergamasco doc. Non ho fatto master all’estero, non mi sono specializzato chissà dove, ho studiato all’Università di Bergamo e la mia prima esperienza lavorativa è stata a Bergamo, perciò credo che, se hai voglia di fare, un pizzico di fortuna e una famiglia che ti supporta, tutto è possibile». Ad esclamarlo con una certa fierezza è Fabio Rottoli, bergamasco di 37 anni, che da poco più di un anno vive a Singapore in qualità di Regional general manager per Acqua di Parma.

Fabio è approdato nell’azienda profumiera fondata più di cent’anni fa con un bagaglio di professionalità maturato in altre prestigiose realtà, come Barilla e l’Oreal e un’abitudine ai viaggi intercontinentali altrettanto cospicua; abitudine che ha mantenuto anche nella sua attuale azienda. Dopo anni di aerei, aeroporti e fusorari, a fine 2018, è arrivata la proposta di trasferirsi a Singapore per trasformarla, almeno per qualche anno, nella sua nuova base logistica. «L’idea piaceva tanto sia a me che a mia moglie Sara, e abbiamo detto di sì subito, anche in maniera un po’ incosciente» spiega Fabio, sposato con Sara Serughetti dal 2010 e padre di due figlie, Carlotta e Beatrice. «Ci piaceva l’idea di far vedere alle bambine un mondo e una cultura totalmente diversa e in più, io la vivevo come una bellissima sfida professionale». In casa Rottoli si inizia dunque a parlare di un’eventualità che a giugno 2019 diventa una proposta concreta e che alla fine di agosto dello stesso anno li vede tutti e quattro alloggiati nel loro nuovo appartamento a 12 ore di volo dalla loro casa di Treviolo.

Fabio racconta: «Il momento in cui impacchetti tutto è quello in cui realizzi che stai partendo. Nel mio caso, fino al giorno prima della partenza non l’ho realizzato. Due anni prima di arrivare a Singapore ci venivo ogni due settimane per lavoro, ma vivere questa città è tutta un’altra cosa».

Un ambiente nuovo in cui ricostruire tutto: una nuova scuola per le bambine che frequentano la primaria e l’asilo, nuovi amici, nuovi punti di riferimento per le necessità di tutti i giorni, dalla spesa alle riparazioni domestiche, nuovi colleghi: « Da un punto di vista di ruolo aziendale ciò che faccio qui è simile alla mansione che avevo in Italia, per cui è cambiato poco in quell’ambito, la vera rivoluzione è stata il contesto. L’approccio al lavoro qui è differente, hanno una cultura lavorativa molto forte e le persone sono molto legate al lavoro che fanno, ma a differenza di altre città asiatiche, a Singapore o Hong Kong parlano tutti inglese e diventa molto più facile integrarsi».

I primi mesi, spiegano Fabio e sua moglie Sara, sono stati i più difficili, soprattutto per le loro figlie che sono state catapultate in una dimensione completamente nuova. «Il fatto è – continua Fabio – che a Singapore non c’è una scuola italiana e quindi abbiamo dovuto lanciare le nostre figlie in un ambiente nuovo con una lingua che non parlavano. È vero che imparano molto velocemente, ma non è vero che è facile. Tantissime persone che non hanno mai vissuto questa esperienza sottostimano il rischio. In realtà lo shock emotivo è uguale, il nostro come il loro, e lo scoglio da superare è forte. Ma nel frattempo il legame familiare che si crea diventa molto più forte».

I mesi difficili, pian piano, si sono trasformati in un’avventura e i nuovi amici sono diventati coloro che vivono la stessa esperienza, arrivando da altri Paesi del mondo. Persone con cui condividere lo spaesamento così come la scoperta per un posto che è nuovo per tutti. Poi tutto è cambiato un’altra volta perché la pandemia ha cominciato a mostrare i suoi effetti e fra isolamento e apprensione per le notizie in arrivo dall’Italia e da Bergamo in particolare, tutto è diventato un’altra volta nuovo e diverso. «Il Covid ci ha fatto soffrire molto la mancanza della famiglia – racconta Fabio –. Durante le settimane più dure ci sentivamo bloccati, ma forse tutto questo ha aiutato anche a creare dei legami di amicizia con altre famiglie che vivevano la stessa ansia. Ci ritrovavamo tutti qua, francesi, italiani, inglesi, svizzeri a condividere le stesse paure e le stesse emozioni». Un’altalena di emozioni che in un anno è stata caratterizzata da tantissime sensazioni diverse: da un lato l’eccitazione per la nuova avventura, dall’altro la fatica di integrarsi in un mondo totalmente nuovo e non ultimo un’esperienza così destrutturante come il lockdown. Ma, a distanza di un anno, per Fabio Rottoli e la sua famiglia Singapore profuma sempre più di casa: «Bergamo per me è sempre stato sinonimo di casa, anche quando lavoravo a Parma o Parigi, ma a gennaio, quando siamo tornati per le vacanze natalizie ci siamo resi conto che anche Singapore era casa nostra, perché tutti volevamo “tornare a casa”».

Singapore è una città cosmopolita ma ricca di natura e il racconto che ne fa Fabio riesce a mostrare buona parte dei lati nascosti di questa metropoli: «Questo Paese ha un’efficienza incredibile, tutto funziona bene, tutto è in ordine, ma non c’è rigidità mentale. Prima di trasferirmi qua sapevo che era una città molto sicura, quello che non conoscevo era l’atteggiamento dei locali, che sono molto disponibili e che ti aiutano.. Inoltre, tutti si immaginano Singapore come una megalopoli frenetica, ma è anche un luogo ricco di natura; noi abbiamo scelto di vivere un po’ fuori dal centro vicini alla riserva naturale con animali che mai ti aspetteresti di vedere in una città. Quando vado a correre al mattino, per esempio, mi capita di incontrare le scimmie, mentre Sara ha visto un serpente gigante sopra al bidone dell’immondizia». Questo non toglie la nostalgia, come spiegano: «Poi certo, a volte queste cose ti sembrano strane e il pensiero torna all’Italia di cui ora mi vengono in mente solo cose belle, tutte quelle cose stupende che qua non ci sono: le montagne, la Val brembana che vivevamo tutti i weekend. L’Italia è unica nei paesaggi e nelle persone, ma solo andando via ce ne siamo resi conto davvero e io ora credo sia il Paese più bello del mondo».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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