Far entrare i farmaci nelle cellule malate. Lo studio di Giulia Salluce finisce su «Nature»

Cervelli italiani che emigrano all’estero dove si fanno apprezzare per i risultati brillanti ottenuti con le loro ricerche in campo scientifico: è il caso di Giulia Salluce, 31 anni, di Cene che, il 23 marzo scorso, ha avuto il privilegio di essere citata dalla rivista scientifica «Nature» per uno studio che ha portato alla scoperta di molecole che attivano un nuovo meccanismo per far entrare i farmaci nelle cellule malate.

Un risultato conseguito facendo parte di un gruppo di studio del Centro di ricerca universitario CiQUS, di Santiago di Compostela, in Spagna presieduto dal professor Javier Montenegro. La vicenda di Giulia Salluce è emblematica di altri casi di ricercatori che sono emigrati all’estero dove si sono affermati per le loro capacità e il loro impegno. Giulia è nata da Alzano Lombardo e la sua famiglia risiede in Valle Seriana.

L’infanzia tra Cene e Gazzaniga

«La mia famiglia paterna – precisa la studiosa – ha origini pugliesi, della provincia di Taranto. Sono molto orgogliosa delle mie origini eterogenee perché credo che abbiano avuto un ruolo fondamentale nel darmi l’apertura mentale che mi ha permesso di lasciare la mia terra natia e intraprendere la carriera di ricercatrice all’estero. A Cene, paese dove abitano la mia nonna materna e la sorella di mia madre con la sua famiglia abitualmente torno tre volte all’anno, in primavera, in estate e per le vacanze di Natale. Devo dire che la mia famiglia ha vissuto, fino a una decina di anni fa, a Gazzaniga e pertanto, in un certo senso, mi considero più gazzanighese che cenese».

Gli studi al liceo «Amaldi»

Giulia ha studiato al Liceo «Amaldi» di Alzano Lombardo, successivamente ha frequentato la facoltà di biotecnologie (corso triennale e magistrale) presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca . Vive e lavora a Santiago de Compostela presso il Centro di ricerca universitario CiQUS, gruppo di ricerca coordinato dal professor Javier Montenegro. «Quando mi sono laureata – spiega Giulia – avevo il desiderio di compiere il dottorato di ricerca all’estero pensando che questo avrebbe arricchito il mio curriculum: infatti nel mondo della ricerca, la mobilità è un elemento valutato molto positivamente. Mi trovo all’estero da sette anni e mi sono sempre occupata di ricerca ma in campi diversi da quello della chimica biologica e supramolecolare nel quale lavoro attualmente, quali la medicina molecolare (in Spagna) e la proteomica (in Finlandia)».

Fare ricerca in Spagna

Le chiediamo se in Italia non c’era la possibilità di effettuare ricerche e studi come quelli effettuati in Spagna e lei risponde: «In Italia ci sono moltissimo Centri di ricerca validi e ben funzionanti e credo che la situazione dell’offerta lavorativa sia simile a quella spagnola, ovvero non estremamente buona ma nemmeno pessima. Ma per quanto riguarda il progetto su cui sto lavorando credo che nessuno si occupi, nello specifico, di questo campo, in Italia».

Un polo di ricerca giovane

Quanto al Centro dove lavora, precisa: «Il CiQUS appartiene all’Università di Santiago de Compostela e al suo interno si fa ricerca in chimica ma mantiene una certa multidisciplinarietà e intrattiene collaborazioni con vari centri spagnoli e internazionali. È un centro relativamente nuovo, ha festeggiato recentemente il suo decimo anniversario di attività con un interessante simposio al quale ha partecipato, fra gli altri ricercatori di fama internazionale, anche il vincitore del Premio Nobel per la chimica del 2021 David Mac Millan. Al suo interno lavorano altri ricercatori italiani, circa una decina fra dottorandi, post-doc e professori. Quella italiana è la nazionalità più rappresentata, dopo quella spagnola, su un complesso di 250 persone».

I farmaci nelle cellule malate

L’oggetto della sua ricerca riguarda la scoperta di molecole che permettono un nuovo meccanismo per far entrare i farmaci nelle cellule malate. «Una delle grandi sfide nella progettazione di farmaci – sottolinea Giulia – è l’introduzione di molecole idrosolubili nella cellula perché la membrana cellulare è una barriera semipermeabile che questi tipi di sostanze non possono attraversare facilmente».

Una nuova classe di vettori

«A oggi gli scienziati hanno utilizzato diversi veicoli artificiali che trasportano con successo il loro carico (cioè il principio attivo del farmaco) all’interno delle cellule. I nuovi vettori che sono oggetto dello studio diretto dai professori Werner Nau e Javier Montenegro e a cui ho partecipato come prima coautrice insieme alla dottoressa Andrea Barba-Bon sono cluster di boro con forma sferica, carica negativa e ottima solubilità. Questa nuova classe di vettori potrebbe essere utilizzata per somministrare diversi farmaci nelle cellule ma si è solo cominciato a esplorare il loro potenziale».

Lo studio su «Nature»

Lo studio pubblicato su “Nature” è frutto di una collaborazione fra un gruppo di ricerca tedesco (Professor Werner Nau della Jacobs University di Brema) e uno spagnolo (Professor Javier Montenegro dell’Università di Santiago de Compostela) e ha avuto ampia eco su riviste e giornali di tutto il mondo. «Che io sappia – osserva Giulia – in Italia non se ne è parlato a livello divulgativo ma spero che i miei connazionali siano contenti di sapere - o, meglio, di avere la conferma - che gli italiani all’estero svolgono ricerche di alto livello e di grande impatto scientifico».

«Condividere i risultati»

Quanto al fatto che la ricerca alla quale Giulia ha dato il suo contributo scientifico abbia trovato spazio in una rivista prestigiosa come “Nature”, la ricercatrice italiana osserva: «La ricerca scientifica è, di per sè, fatta per avere un risalto internazionale: ogni ricercatore vorrebbe che i propri risultati arrivassero a più persone possibile nel proprio campo. “Nature” è una delle più antiche riviste scientifiche esistenti e, forse, in assoluto, quella considerata di maggior prestigio nell’ambito della Comunità scientifica internazionale insieme a “Science” e tratta di svariati argomenti - dalla chimica all’astronomia, dalle scienze sociali alla genetica - perciò quando uno studio viene pubblicato su “Nature” si raggiunge un elevatissimo numero di lettori, più o meno specializzati, a livello mondiale. Questo dà modo anche ai successivi studi di ricevere grande attenzione e inizia, così, un circolo virtuoso di interesse verso il lavoro di un determinato gruppo di ricerca da parte di tutta la comunità scientifica».

Quanto è bella Santiago

Quanto al suo lavoro Giulia afferma senza esitazioni: «Nel gruppo in cui mi trovo ora posso dire di essere molto soddisfatta per il livello di ricerca che possiamo condurre nonché per la qualità di vita a Santiago de Compostela».

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