Il viaggio di nozze in Australia: «Innamorati di questa terra, ora vogliamo restare qui»

LA STORIA. Un anno dopo il matrimonio Marzia Bonalumi e il marito Francesco si sono trasferiti a Sydney. Dal 2020 la 31enne di Bergamo ha creato il progetto di lifestyle @flavouriteplace. Scriveteci la vostra storia di expat a: [email protected].

La scintilla è scoccata durante la luna di miele, quando da neosposi, Marzia Bonalumi, 31enne di Bergamo, e il marito Francesco hanno trascorso un mese in Australia. Una terra che ha fatto breccia nel loro cuore, e una volta rientrati, l’idea di trasferirsi lì si è fatta sempre più viva fino al 18 settembre 2023 quando hanno preso un volo sola andata, con destinazione Sydney. Libera professionista nel mondo dei social e della comunicazione, porta avanti la sua attività anche dall’altra parte del mondo.

«Mi sono laureata nel 2017 in Scienze della comunicazione all’Università di Bergamo – racconta –, mentre stavo già lavorando a Milano, nel ramo dei servizi di una nota banca francese. Sono rimasta nella capitale lombarda per cinque anni, sempre nell’ambito della comunicazione e marketing, finché la passione per il mondo digitale si è trasformata in un vero lavoro. Nel 2020, in piena pandemia, è nato il mio personale progetto - @flavouriteplace - che in poco tempo ha cambiato la mia vita e il mio futuro lavorativo. Erano anni che pensavo se buttarmi oppure no e ho deciso di farlo nel momento in cui i social erano pane quotidiano per tutti durante le lunghe giornate di lockdown, creando la mia pagina social. A maggio 2022 mi sono infatti licenziata, lasciando il mio contratto a tempo indeterminato, per aprire Partiva Iva e continuare a tempo pieno con il ruolo di social media manager e content creator focalizzata nel settore cibo, viaggi e lifestyle».

I piani stravolti

Tutto d’un tratto arriva l’Australia che stravolge i piani. «Eh poi all’improvviso, potrei dire – prosegue – è arrivato l’amore per questa terra. Avevamo scelto l’Australia come meta del nostro viaggio di nozze, senza troppe aspettative e semplicemente curiosi di scoprire una terra così remota e apparentemente affascinante. Ad agosto 2022 abbiamo viaggiato un mese visitando lo stato del Queensland on the road, Sydney, Brisbane e i luoghi sacri degli autoctoni Aborigeni. Giorno dopo giorno ci rendevamo conto di quanto questo luogo avesse

un forte impatto sulla nostra persona: una cultura empatica e fortemente “umana”, orientata al benessere dei cittadini e alla loro genuina felicità. I servizi eccellenti, la gioia di godere delle cose semplici, un’energia speciale e sempre positiva, vivere la natura nella versione più “wild”, tutti sempre pronti ad aiutarti, e grandi opportunità di crescita personale oltre che lavorativa. Un clima favorevole all’umore e tante altre situazioni quotidiane che ci hanno fatto scattare una scintilla».

«In Italia funzionava tutto, non avevamo motivo di scappare, ma il richiamo è stato troppo forte per essere ignorato – ricorda –. Così abbiamo deciso di pianificare il nostro trasferimento e dopo un anno esatto, il 18 settembre 2023, siamo ripartiti con destinazione Sydney. Abbiamo scelto questa città perché come impatto iniziale è sicuramente più soft e più vicino a una cultura europea, anche se basta uscire qualche chilometro e già si respira l’autentica Australia. È una grande città con infinite opportunità, quindi sia per me sia per Francesco (ingegnere civile), era il luogo ideale dove avremmo potuto potenzialmente introdurci nel sistema lavorativo con facilità. Non escludiamo di spostarci qualora fosse necessario: che sia per questioni di lavoro, o semplicemente per vivere e scoprire una nuova città».

L’obiettivo è quello di restare a lungo in Australia. «Siamo partiti considerando il nostro attuale visto, Working Holiday Visa, della durata di un anno. Ma il nostro obiettivo è quello di crearci una stabilità permanente, investire le nostre energie per migliorarci, vivere un’esperienza di arricchimento personale e chissà... magari un giorno tornare in Italia per dare un valore aggiunto a ciò che ci circonda: famiglia, amici e lavoro. Solo il tempo ci aiuterà a capire quale

sarà la strada migliore per noi. Abbiamo sempre cercato di rimanere razionali (anche se difficile) per evitare delusioni. È un Paese meraviglioso, molto meritocratico e con infinite opportunità per tutti, ma nessuno regala niente e bisogna rimboccarsi le maniche dimostrando le proprie capacità e competenze. Negli ultimi due anni l’Australia si è riempita di tantissime persone che sono arrivate per diversi motivi. Forse è il momento storico in cui è più satura, quindi le difficoltà ci sono, ma è giusto che sia così. Fa parte del percorso di chi riparte da zero ed è dall’altra parte del mondo, senza un po’ di fatica non ci sarebbe vera soddisfazione, no? Per tale motivo siamo felici della nostra scelta e la rifarei mille volte, in poco tempo abbiamo già ottenuto grandi soddisfazioni a fronte di qualche iniziale sacrificio. Tutto questo ci fa sentire forti e orgogliosi del percorso che stiamo facendo».

Il racconto della quotidianità

«Io riesco a lavorare tranquillamente da qui per i miei clienti italiani, ma mi sto facendo conoscere anche qui – spiega Marzia Bonalumi –. Nei miei contenuti social ora do spazio anche al racconto della mia quotidianità in Australia, mostrando pregi e difetti. Abitudini e stile di vita diverso nella terra dei canguri. Fra le differenze più grandi ci sono sicuramente gli orari: la vita parte molto presto, alle 6 del mattino sembra mezzogiorno. Persone che corrono, chi fa surf o medita, porta a spasso il cane o si dirige già in ufficio. Pranzo alle 12, aperitivo alle 16 e cena fino massimo alle 20,30. Difficile abituarsi, ma non è nulla di tragico. Qui la vita è “easygoing”, ossia le persone lavorano per vivere e godersi le loro passioni. I datori di lavoro, per la maggior parte, non spremono i dipendenti e rispettano il tempo libero che inizia già dalle 16. Le persone sono amichevoli, scambiano “quick chat” (chiacchiere veloci) anche mentre si aspetta l’autobus. È un paese molto giovane, con poca storia, quindi non ha tradizioni culinarie, ma si trova davvero ogni specialità per via della sua multiculturalità. Per loro però, il cibo italiano rimane al primo posto (e anche per noi!). Gli affitti, i servizi e gli stipendi sono settimanali, questo consente di organizzarsi al meglio. Ah, dimenticavo: diffidate dalla “vegemite”, la loro “Nutella”».

Inevitabile la mancanza di casa. «Sicuramente gli affetti, se potessi trasferirei tutti qui, dalla mia famiglia, alle nostre più care amicizie. Ci mancano molto, ma grazie ai social e alle video chiamate sembra di non essersi mai salutati e riusciamo a tenerci aggiornati quotidianamente. Lato cibo siamo fortunati perché Francesco è molto bravo in cucina, inoltre fare la spesa qui è facile perché si trovano molti ingredienti di qualità. Con un po’ di impegno possiamo riprodurre quasi tutti i piatti della tradizione italiana, ma i casoncelli devo ancora farmeli spedire. La cultura del caffè è praticata a modo loro, ci sono un sacco di torrefazioni, ma il rito del caffè dopo il pasto o volante al bar, è forse la cosa che mi manca di più, da un punto di vista di “tavola”. Anche la mia solita passeggiata, della domenica mattina, sulle mura di Città Alta devo ammettere che inizia a farsi sentire».

Bergamo senza Confini

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero: è il progetto Bergamo senza confini promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Info a [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA