«In Thailandia ho capito:
chi è più umile è più forte»

Giovanna Gasperi, a 18 anni nel Sud-est asiatico. Il quarto anno di scuola superiore con «Intercultura». «Vivono davvero il presente, non sempre in corsa». Ho sentito il bisogno di partire, di scoprire, di vedere nuove persone, nuovi orizzonti. Ho sentito il bisogno di uscire dalla bolla di protezione nella quale vivevo, ho sentito il bisogno di mettermi alla prova e cominciare una nuova avventura. Quando ho saputo di Intercultura mi è sembrato un segno del destino e non ho resistito a iscrivermi».

È sull’onda di questi sentimenti che Giovanna Gasperi, 18enne bergamasca, ha deciso di partire alla volta della Thailandia per frequentare lì, nel Sud-est asiatico, il quarto anno scolastico della scuola superiore. Iscritta all’istituto d’arte «Andrea Fantoni» di Bergamo lo scorso 3 luglio è partita alla volta della Thailandia, e verso fine maggio farà ritorno a Bergamo, nello specifico in Città Alta dove risiede.

«Perché proprio la Thailandia – si chiede la giovane studentessa –? Sinceramente non lo so. Ogni volta che provavo a stilare la lista dei Paesi dove mi sarebbe piaciuto spendere un anno della mia vita, la Thailandia tornava sempre. La cosa che mi attirava di più di questo paese del Sud-est asiatico probabilmente era il fatto di non conoscerlo affatto.Inoltre la cosa bella di questo viaggio è che l’ho iniziato senza aspettative, niente mi ha deluso perché sono partita senza film mentali in testa su come doveva essere, sono partita libera, con il cuore leggero, pronta a scoprirlo giorno dopo giorno. Ancora dopo sei mesi ogni giorno continuo a scoprire qualcosa di affascinante di questa cultura meravigliosa e contraddittoria allo stesso tempo». «Ora, che sono a metà della mia permanenza qui, posso dire che la Thailandia mi si addice bene – continua –. Questo è il posto dove era destino che venissi e sono felicissima di essere qui. Tornerò alla fine di maggio, se ci penso già mi sale l’ansia e la malinconia, pronta per mettermi a studiare e affrontare carica l’ultimo anno di liceo e poi decidere che fare della mia vita si vedrà».

La spensieratezza e il futuro ancora incerto, come è tipico che sia a 18 anni, ma una cosa è ben chiara: da grande Giovanna vuole viaggiare e scoprire il mondo. «Non so che cosa vorrò fare una volta ottenuto il diploma – racconta Giovanna Gasperi –: qui ho imparato che vivere il momento presente è molto più importante che focalizzarci sul futuro. Una cosa certa è che non smetterò mai di viaggiare. Il mondo è grande e la bellezza si nasconde ovunque, basta andarla a scovare. L’Italia è una di quelle nazioni che, nonostante tutti i problemi, è impossibile non amare. Non so se andrò a vivere in Giappone, in Norvegia o su un’isoletta sperduta nel mezzo dell’oceano Atlantico, in ogni modo l’Italia sarà sempre casa mia».

Un’esperienza forte, impegnativa, pregnante che fortifica e apre gli orizzonti. «Una volta giunta a casa – aggiunge la 18enne – capirò bene quello che questa esperienza mi ha lasciato. Sicuramente passare un anno all’estero in qualche modo ti cambia. Vivere nuove esperienze, conoscere nuove persone, entrare a far parte di una nuova cultura e di una nuova nazione influisce sul tuo modo di essere e di pensare. Però non so ancora come e quanto questo abbia influito sulla mia persona, in ogni modo porterò a casa una nuova versione di me stessa. Forse anche per le enormi diversità che vi sono tra l’Italia e la Thailandia: sono due Paesi completamente diversi da tutti i punti di vista. Tralasciando le differenze che riguardano il sistema educativo e l’organizzazione sociale, le maggiori differenze interessano la cultura».

«A uno degli incontri – ricorda – a cui avevo partecipato prima della partenza, ci avevano detto che vivere in Thailandia sarebbe stato come rinascere, e solo vivendoci davvero si può capire quanto sia vero. È una rinascita totale, si impara a camminare, a salutare, a parlare, si impara soprattutto come e cosa mangiare. Si impara come avere rispetto verso le persone più grandi, si impara come accettare le situazioni più facilmente, cercando di evitare i conflitti con gli altri per non turbare gli equilibri che regolano i rapporti tra persone. Si impara ad amare e sentirsi amati in modo diverso. L’affetto non si palesa, non mostrano l’amore, ma lo dimostrano attraverso tanti piccoli gesti. Le differenze sono tantissime, a volte abissali, come quella volta che ho cercato di allacciare una scarpa a un thai e lui l’ha considerato il gesto più maleducato che potessi fare. Tante piccole cose che rendono bello questo Paese. A mio parere una delle cose più belle di questa cultura è vedere il rispetto che c’è tra le persone specialmente quando si tratta di persone più anziane. Ad esempio loro abbassano sempre la testa quando salutano e dal mio punto di vista è magnifico. In Italia la testa bisogna sempre tenerla alzata, lo sguardo deve essere alto, serio, mentre qui è totalmente l’opposto, la persona più umile e forte è quella che davanti a una persona più anziana, o comunque più importante di lui, abbassa la testa. Mentre in Italia abbassare la testa è segno di sconfitta e debolezza, qui è simbolo di forza e rispetto».

«A volte un pizzico di malinconia di casa si fa sentire – racconta Giovanna – ma sicuramente non mi manca la vita frenetica europea, dove tutto sembra andare troppo veloce. Qui la filosofia buddista ha una grande influenza sullo stile di vita e quindi non c’è tutta questa frenesia nel vivere: le cose vengono prese molto semplicemente. Qui vivono tutti con il motto “mai pben rai” (che significa non importa, tutto passa). Non importa tenere sempre tutto sotto stretto controllo, la vita va come deve andare ed è inutile cercare di arrestare il cambiamento, è molto meglio imparare ad accettarlo». «Di casa mi mancano gli abbracci, gli abbracci mi mancano un sacco, in fondo sono italiana – racconta –. La mia famiglia mi manca, ma a volte pensarsi è sufficiente. E poi la pizza, il cibo thai è buonissimo, ma la pizza non la sanno proprio fare».

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