«Tra 17 traslochi è nato il progetto Book-à-Porter, i libri su misura»

LA STORIA. Laureata in Lingue vive in Spagna. Prima a Siviglia per l’Erasmus e poi a Madrid dal 2009. «Le vite ordinarie fissate per sempre nelle mie pagine».

Valentina Morotti, classe ’83 di Trescore Balneario, viene da una grande famiglia molto unita, una tribù di 10 cugini in cui la regola principale è sempre stata volersi bene e non mancare al pranzo della domenica a casa dei nonni. «La combinazione del calore che ho sempre respirato in casa e la natura avventurosa dei miei genitori è stato ciò che ha condotto me e mia sorella a scoprire i posti più disparati in Italia e in Europa, la colonna vertebrale che ha guidato le mie scelte – spiega Valentina –. Sono curiosa del mondo per trasmissione genetica, anche i miei nonni hanno sempre viaggiato, sono stata educata al rispetto e all’apertura mentale. Studiare lingue per me è stata una scelta naturale e spiccare il volo dalle Mura di Città Alta ne è stata la logica conseguenza».

L’Erasmus a Siviglia

Come per molti altri studenti prima e dopo di lei «galeotto fu l’Erasmus». «Grazie a questo programma, il terzo anno di università, ho avuto l’enorme fortuna di studiare all’Università di Siviglia e la città, con il suo ambiente aperto e cosmopolita, mi ha conquistata – racconta la ragazza –: da lì è nata la mia passione per la Spagna, tant’è che, nel 2009, terminata la magistrale, ho fatto la valigia e sono partita per Madrid. Dopo una città di medie dimensioni come Siviglia, volevo provare la vita in una città grande. Un impatto forte, considerato soprattutto che non avevo avuto precedenti contatti in città, è stato un vero e proprio salto nel buio».

Il Master in Editoria

Trovare lavoro non è stato facile «ma i geni bergamaschi non mentono, mi sono rimboccata le maniche e ho piano piano costruito la mia strada – commenta Valentina – partendo da un Master in Editoria, un lavoro in una startup di visionari che mi hanno portato con loro a New York, una parentesi a Barcellona in un’azienda americana, sono infine tornata a Madrid per dare vita al mio progetto imprenditoriale, poco prima che scoppiasse la pandemia.

Madrid per me è unica perché è la città “dove tutto è possibile”: conoscere persone incredibili, uscire dall’ufficio per una birra con i colleghi e accorgersi che, improvvisamente, sono già le 6 del mattino, andare al ristorante con i pantaloni del pigiama senza che nessuno inarchi il sopracciglio, e creare un progetto imprenditoriale senza che la burocrazia uccida la voglia di fare».

Piccoli libri per i parenti

Valentina ha da sempre creato per passione piccoli libri originali per le persone a cui vuole bene: «Ho scritto per la mia migliore amica un libro dove ho raccolto la corrispondenza che mi sono scambiata con lei durante l’università, ho creato un fumetto in cui mio nipote era il protagonista della storia, un piccolo super eroe alla ricerca del suo super potere».

Tutto ciò l’ha portata a riflettere, «magari quello che succede nelle nostre vite ordinarie non è degno di finire in prima pagina o di riempire una biografia, ma per noi e per i nostri cari è comunque importante e vale la pena fissarlo nel tempo»..

L’idea di Book-à-Porter

Da qui è nata l’idea di Book-à-Porter: un atelier di libri su misura dove si aiutano le persone che vogliono raccontare le loro storie a farle diventare libri su misura. Scrivere questi libri è alla portata di tutti ed è un’esperienza unica: sia per chi li riceve come regalo che per chi li scrive. Ad ogni libro è associato un questionario di domande, le “capsule narrative” che forniscono il copione da seguire per raccontare la storia selezionata. Queste capsule, divise in capitoli tematici, sono spunti di riflessione che accendono i ricordi, ravvivano aneddoti e provocano riflessioni rendendo il processo del raccontare semplice ed emozionante.

Book-à-Porter è un atelier di libri personalizzati che nasce con l’idea di offrire a tutti la possibilità di raccontare le proprie storie e catturare i propri ricordi attraverso una formula di storytelling unica e originale. Scrivere questi libri è un’avventura narrativa: si parte da un copione di domande, le «capsule», che aiutano a sprigionare la memoria. Rispondendo a questi spunti di riflessione si creerà un testo denso di emozioni e di vissuto che il team editoriale di Book à Porter trasformerà in un libro su misura da conservare come ricordo o da regalare alle persone care. Il sito web è consultabile qui.

Book-à-Porter è un atelier di libri personalizzati che nasce con l’idea di offrire a tutti la possibilità di raccontare le proprie storie e catturare i propri ricordi attraverso una formula di storytelling unica e originale.

Madrid, città aperta

L’esperienza a Madrid porta con sé per Valentina solo punti di forza, senza eccezioni. «Uscire dal proprio contesto apre la mente a 360º e aiuta a vedere il mondo in modo diverso. Il confine noi/loro si fa sempre più sfumato perché bisogna fare i conti sia con l’altro che con la propria identità – spiega –: è per questo che non mi piace parlare di difficoltà ma di occasioni di crescita. Non è stato facile passare dall’ambiente protetto della provincia a dinamiche molto più grandi di me, tra tutte farmi largo in ambienti professionali in cui, per l’essere donna e straniera, ho dovuto lottare il doppio rispetto agli altri per andare avanti. Ma lo rifarei mille volte perché mi ha portato fino a qui, quindi sono grata ad ogni tappa».

Le amicizie madrilene

Una vita amplificata da una città accesa e proattiva. «Quello che rende Madrid speciale è la sua energia, unica e contagiosa. La gente è molto rilassata ed è estremamente aperta. Ho conosciuto sin da subito persone incredibili che mi hanno fatto sentire una di loro. La grande differenza rispetto alle altre città in cui ho vissuto è stata che, se a New York e Barcellona mi sono mossa esclusivamente in circuiti di “expat”, stranieri un po’ di passaggio, a Madrid i miei amici sono tutti di qui e mi hanno fatto sentire madrileña come loro. Aiuta di sicuro il fatto che la vita sociale sia molto fluida e ci si possa muovere tra un gruppo e l’altro senza che nessuno badi troppo alle differenze».

Quei 17 traslochi

Rientrare in Italia o meno è la domanda con cui chi vive all’estero deve sempre fare i conti. «Sono molto legata alla mia famiglia e torno spesso a Bergamo, non escludo di rientrare un giorno, chissà, anche se farei un po’ fatica a riabituarmi alla vita dei centri piccoli. Ma questa eventualità non mi spaventa: quello che mi hanno insegnato i 17 traslochi che ho vissuto tra una città e l’altra è che si può fare tutto, anche spostare un divano in taxi. Credo di potermi adattare a qualsiasi nuovo luogo in cui decida di andare a vivere. Anche se, al momento, Madrid è decisamente “mi casa”».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero: è il progetto Bergamo senza confini promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Info a [email protected].

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