Rossosch, alpini ancora nel mirino: distrutta la stele dedicata ai Caduti

Russia Terzo atto vandalico ai danni di edifici e monumenti realizzati dalle penne nere. «Nazionalismo in crescita».

Nuovo atto vandalico a Rossosch in Russia, ai danni degli alpini dell’Ana. Il 23 giugno, secondo quanto riportato da un sito russo, è stata distrutta la stele eretta nel luogo di sepoltura di alcuni alpini, caduti durante l’avanzata verso il fronte, nella seconda guerra mondiale. La stele, sul cui basamento è riprodotta in marmo l’immagine cartografica dell’Italia, era stata costruita dall’Associazione nazionale alpini in accordo con il Ministero della Difesa. «Ho appreso questa notizia dalla sede nazionale – commenta il presidente sezionale Ana Giorgio Sonzogni –. Sono rimasto basito. Questo è il terzo atto vandalico che si verifica a danni di edifici costruiti da noi alpini, in accordo con le autorità e la popolazione. Si tratta di opere dedicate alla memoria di tutti i caduti, nate dalla volontà di stringere legami di pace e amicizia».

Accertamenti in corso

Sempre dalla fonte russa si apprende che riguardo all’ultimo evento le autorità del luogo sono state informate e hanno avviato un controllo preliminare che richiederà una decina di giorni per valutare se avviare il procedimento nei confronti di ignoti. «Rimane il rammarico che in tanti anni in cui gli alpini sono stati a Rossosch per l’asilo costruito nel 1992 – continua Sonzogni – non si sia riusciti a creare un sentimento comune di solidarietà e amicizia. Non si è riusciti a costruire le basi perché non avvengano episodi violenti, al contrario sta prendendo piede sempre di più il nazionalismo. Abbiamo avuto modo di spiegare in diverse occasioni, alla presenza anche delle autorità, che il cappello alpino non è un simbolo fascista come qualche russo crede, ma un simbolo degli alpini, evidentemente non è servito».

Il raid di aprile

A inizio aprile era stato abbattuto, sempre a Rossosch, il monumento dove si trovavano, stilizzati e sovrapposti, un cappello alpino e la stella simbolo dell’Armata russa, mentre la targa sotto di essi ricordava, in uno spirito di riconciliazione, «da un tragico passato un presente di amicizia per un futuro di fraterna collaborazione». E quello che rimaneva del cippo era stato imbrattato con l’ormai nota «Z» bianca. Pochi giorni dopo era stato il Ponte dell’Amicizia obiettivo dei vandali, che lo avevano deturpato con la vernice, coprendo con cartoni i cappelli e le penne raffigurati sulle sponde del ponte. Costruita nel 2018, la struttura riporta la targa in cui si ricordano tutti i caduti italiani e russi, un simbolo dell’amicizia italo-russa. Amareggiato anche il presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero che ha ricordato che «gli alpini durante la seconda guerra mondiale hanno combattuto in Russia, ma nei decenni successivi hanno imbracciato unicamente badili e martelli per costruire l’Asilo Sorriso, una scuola materna per 180 bambini che è stata donata alla città, così come il Ponte di Nikolajewka, in segno di fratellanza e riconciliazione con la popolazione di quelle terre».

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