Orobie, il ritorno della fauna selvatica.
A Maslana si fotografano gli stambecchi

AMBIENTE. Saper osservare le bellezze delle nostre montagne con la curiosità di un naturalista permette di conoscere l’ambiente con la vegetazione e la fauna che lo popola. Proprio la fauna, poco appariscente ma affascinante, costituisce la ricca biodiversità del Parco regionale delle Orobie bergamasche ed è la protagonista delle montagne delle alte Valli Brembana, Seriana e della Valle di Scalve.

Saper osservare le bellezze delle nostre montagne con la curiosità di un naturalista permette di conoscere l’ambiente con la vegetazione e la fauna che lo popola. Proprio la fauna, poco appariscente ma affascinante, costituisce la ricca biodiversità del Parco regionale delle Orobie bergamasche ed è la protagonista delle montagne delle alte Valli Brembana, Seriana e della Valle di Scalve.

Se ne parla in un servizio di eco.bergamo, la rivista di 52 pagine di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 14 maggio gratis con L’Eco (resta poi disponibile nella sezione edicola digitale di questo sito). Fin dal risveglio primaverile si sentono già i fischi, il tipico segnale di allarme, della marmotta, di cui si stimano tra i 10 mila e i 15 mila esemplari in alta Valle Brembana e in Valle di Scalve, abbondante a San Simone sopra Valleve. La marmotta è guardata a vista, perché è una preda, dall’aquila reale, presente tra alte Valle Brembana e Seriana.

Secondo gli ultimi censimenti compiuti dai Comprensori Alpini di Caccia Prealpi bergamasche, Valle Seriana, Valle Brembana, Valle Borlezza e Valle di Scalve, gli ungulati risultano in buon numero, ad iniziare dagli stambecchi con 1.200 unità, una specie reintrodotta con successo dal 1987. Si registrano poi i camosci, oltre 3.000 unità; i cervi con i caratteristici palchi, le corna ramificate dei maschi, di cui si contano circa 1.600 unità; i caprioli, circa 3.500 unità; una cinquantina di mufloni, localizzati tra la Valle Seriana e la Valle Cavallina. «È stato osservato che gli ungulati si stanno spostando verso quote più elevate. In questi anni bisogna tenere conto – spiega Enzo Mauri del Wwf Bergamo-Brescia – che è necessario adeguare, a causa dei cambiamenti climatici, la gestione della salvaguardia della fauna selvatica. Inoltre, per evitare un’incidenza negativa in particolare sui rapaci, si dovranno cambiare anche le modalità di prelievo, vietando l’uso del piombo in tutte le attività venatorie».

Lo stambecco, in particolare, è tornato sulle Orobie 36 anni fa, dopo ben tre secoli di assenza, grazie a uno specifico progetto di reintroduzione di Regione Lombardia, Provincia di Bergamo e Ispra. Ora si può trovare nelle alte Valle Seriana e Brembana. L’Osservatorio floro-faunistico di Maslana, a Valbondione, permette di approfondire le conoscenze sugli stambecchi e di avvistarli: per fotografarli arrivano escursionisti da tutto il Nord Italia e dall’estero. Il luogo si trova nella zona dei Grandi Massi, a circa 1340 metri di quota, in un edificio costruito, con materiali prelevati in loco, nel 2006 sui ruderi di una vecchia baita. È gestito dal naturalista Mirco Bonacorsi, esperto di botanica, zoologia e geologia.

La costituzione delle aree protette è stata una scelta importante per la salvaguardia della natura. Gli erbivori, in particolare gli ungulati numerosi anche dov’erano scomparsi, sono aumentati anche a causa del progressivo abbandono della montagna e del conseguente incremento della superficie e della biomassa dei boschi. L’abbondanza degli erbivori ha attratto i loro predatori, i carnivori. Orsi e lupi, negli ultimi vent’anni, sono tornati nelle aree alpine, dov’erano stati scacciati da tempo.

L’uccisione di un giovane runner da parte di un’orsa in Trentino ha acceso il dibattito sulla necessità di abbattere o di trasferire altrove questa specie, una presenza di nuovo numerosa e pericolosa. Sulle Orobie si ripetono gli avvistamenti del lupo. La sua espansione, dal punto di vista ecologico, non è una cattiva notizia. Non è tanto pericoloso per l’uomo, perché tende ad evitarlo, ma per ovini e caprini. Se si riconosce al lupo un ruolo positivo, perché tiene sotto controllo le popolazioni degli erbivori, come osserva l’ecologo Emilio Padoa-Schioppa, occorre imparare a proteggere bene gli animali domestici, così che sia difficile predarli, e risarcire in tempi rapidi e in modo equo gli allevatori che subiscono danni, dopo aver verificato che abbiano adottato le misure adeguate di tutela.

Una specie ubiquitaria, immessa abusivamente negli anni ’80 in Valle Cavallina, è il cinghiale, di cui ora si stima la presenza di circa 4.000 esemplari in tutta la Bergamasca. Altra fauna selvatica orobica è rappresentata dalla coturnice, in forte declino negli ultimi anni; la donnola mustelide carnivora; l’ermellino; il gallo forcello; la civetta capogrosso; il barbagianni; le diverse specie di gufo e picchio nero, scoiattoli, faine, martore, falchi, poiane, gheppi, nibbi e l’ubiquitaria volpe (nella foto).

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