Caro energia, nella Bergamasca a rischio 1.900 attività del terziario

Il rapporto. Il dato emerge dall’analisi commissionata da Ascom Format Research: 1.100 sono imprese commerciali, 600 turistiche e 200 si occupano di servizi. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola venerdì 28 ottobre.

Le prospettive incerte sui costi dell’energia preoccupano le attività del terziario in provincia di Bergamo facendo scendere di nuovo il termometro della fiducia sul prossimo futuro. La crisi energetica è tornata a mordere, come e forse più di quanto ha fatto il Covid nel 2020; l’impennata dei costi delle bollette e delle materie prime ha ridotto i margini delle imprese, obbligate ad assorbire gran parte dell’inflazione per non aumentare troppo i prezzi.

Nel commercio il maggior numero di imprese a rischio

Risultato: circa il 10% delle 44.743 attività del commercio, del turismo e dei servizi in Bergamasca ha annullato i guadagni o sta lavorando in perdita, e ben 1.900 sono a rischio chiusura. Di queste, 1.100 appartengono al settore del commercio, 600 al turismo e 200 ai servizi. A rivelarlo è un rapporto di ricerca commissionato dall’Ascom a Format Research, che restituisce un’istantanea aggiornata sulla situazione delle attività del commercio, del turismo e dei servizi nella nostra provincia. Soffrono soprattutto le imprese più piccole, meno strutturate e più esposte alle oscillazioni del mercato; in generale nel terziario diminuisce la fiducia sull’andamento dell’economia del Paese.

Tutti preoccupati per le bollette

Per quanto riguarda le preoccupazioni sugli aumenti delle spese energetiche il rapporto segnala come praticamente la totalità delle imprese (il 93,3%) ritenga che le bollette siano destinate ad aumentare e tra queste il 22,2% prevede che la crescita sarà superiore al 100%.

Approfondisci l'argomento su L'Eco di Bergamo di venerdì 28 ottobre

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