Fondi pensione, crescita a rilento. Le adesioni più alte tra le tute blu

IL FOCUS. Le somme versate beneficiano del contributo delle aziende e vengono investite sui mercati finanziari.

Quante volte abbiamo sentito le persone lamentarsi di quanto sarà bassa la pensione che riceveranno, se non addirittura temere che non vedranno un euro a tempo debito? Certo il tema della sostenibilità economica del sistema pensionistico in un Paese che invecchia e in cui stipendi e salari sono fermi da anni è da capogiro, ma in prospettiva qualcosa si può fare per assicurarsi una rendita integrativa alla futura pensione. Esistono da anni e stanno crescendo, seppur lentamente, i fondi pensione negoziali: forme pensionistiche complementari che vengono istituite in base a contratti e accordi tra lavoratori e datori di lavoro promossi, solitamente, da sindacati e associazioni di categoria. Con natura giuridica autonoma rispetto ai promotori, sono anche detti fondi pensione chiusi o di categoria, perché si rivolgono a lavoratori che hanno un contratto legato a una determinata professione o a un determinato settore di appartenenza.

Chi raccoglie più iscritti

Uno spaccato sui numeri della nostra provincia, a fine 2023, mostra che tra i maggiori fondi di categoria della media e grande industria, Cometa (settore metalmeccanico) raccoglie il maggior numero di adesioni (28.311 iscritti e 1.275 aziende aderenti). Segue, a distanza, il Fondo Gomma Plastica (4.627 iscritti e 156 aziende), per i tessili Previmoda (2.995 iscritti e 140 aziende), Fondapi, che offre copertura ai lavoratori delle Pmi (1.890 iscritti e 315 aziende) e Fon.Te per il turismo e commercio, che, dal 2022, accoglie anche lavoratori autonomi, e conta 10.100 adesioni.

L’iscrizione a un fondo integrativo è volontaria e avviene sulla base degli accordi collettivi stipulati tra i rappresentanti dei lavoratori e i datori di lavoro che hanno istituito il fondo di categoria.

Non solo Tfr

Il funzionamento dei fondi pensione, regolato da Covip (Commissione di vigilanza dei fondi pensione) prevede che ciascun iscritto abbia un conto personale all’interno del fondo sul quale sono versati, oltre alla quota di Tfr maturata, i contributi individuali e aziendali. Caratteristica di questi fondi è, infatti, che a fronte di un contributo minimo del lavoratore vi sia un versamento obbligatorio dell’azienda che varia tra l’1 e il 2% della retribuzione annua (l’azienda è comunque libera di aumentare il contributo anche ad personam, sulla base di valutazioni soggettive). Se invece il dipendente decide di versare solo il Tfr, il datore di lavoro non ha obbligo di versare alcun contributo. Come per ogni altro investimento, il lavoratore sceglierà il profilo di rischio - da conservativo a dinamico - che meglio si adatta alle sue esigenze.

Le somme versate sono depositate in un ente autorizzato (ad esempio una banca o una società di investimento) e vengono investite sui mercati finanziari da operatori specializzati selezionati dal fondo

Le somme versate sono depositate in un ente autorizzato (ad esempio una banca o una società di investimento) e vengono investite sui mercati finanziari da operatori specializzati selezionati dal fondo. L’obiettivo del fondo negoziale è di far crescere il capitale accantonato con rendimenti nel lungo termine e offrire al sottoscrittore, al momento in cui andrà in pensione, una rendita complementare. Ovviamente, il calcolo della pensione integrativa che si ottiene investendo in un fondo negoziale tiene conto del totale dei contributi versati nel tempo, della durata dei versamenti, dei costi e dei rendimenti ottenuti con l’investimento sui mercati finanziari.

I fondi possono, attraverso la politica di voto, esprimersi nelle società in cui investono come fa il Fondo pensione Cometa per i lavoratori dell’industria metalmeccanica, per «difendere i diritti dei lavoratori e favorire condotte aziendali in linea con i valori di sostenibilità sociale ambientale e di governance».

Una volta maturati i requisiti per la pensione obbligatoria il lavoratore che sia iscritto al fondo da almeno cinque anni può ottenere una rendita (che può essere reversibile a favore di un beneficiario designato dall’iscritto) calcolata in base all’età e al capitale giacente. Si può anche optare per la liquidazione della posizione individuale fino a un massimo del 50% di quanto accumulato.

La legge di Bilancio 2018 ha introdotto la Rendita integrativa temporanea anticipata (cosiddetta «Rita») che consiste nella possibilità di ricevere, prima di aver raggiunto l’età pensionabile, in modo frazionato, tutta o parte (a seconda delle esigenze dell’aderente) della posizione individuale maturata. Le condizioni per poter beneficiare di Rita sono: aver cessato l’attività lavorativa, maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia entro i cinque anni successivi alla cessazione dell’attività lavorativa, aver maturato al momento della richiesta un requisito contributivo complessivo minimo di 20 anni nei regimi obbligatori di appartenenza e almeno cinque anni di partecipazione alla previdenza complementare.

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