Lombardia frenata dalla pandemia,
il rapporto Bankitalia: «Ripresa debole»

Nel 2020 produzione industriale in calo del 9,4%. Occupazione: persi 77 mila posti. Peggiorate le condizioni economiche delle aziende.

Nel 2020 la pandemia ha frenato bruscamente la locomotiva d’Italia. Il rapporto annuale «L’economia della Lombardia», redatto dalla sede milanese di Banca d’Italia, fotografa le forti ripercussioni che Covid-19 ha avuto sul sistema produttivo e sulla domanda aggregata dell’economia lombarda. Secondo le stime di Prometeia il Pil regionale è diminuito del 9,4%, in misura leggermente più alta rispetto alla media nazionale. L’indicatore Regiocoin-Lombardia mostra che il forte calo è avvenuto nel secondo trimestre del 2020 a causa degli effetti recessivi della pandemia e delle misure adottate per contrastarne la diffusione. Dopo una sostenuta ripresa manifestatasi nel terzo trimestre, nell’autunno 2020, a seguito della nuova ondata di contagi, l’attività economica è tornata a flettere ed è rimasta debole anche nel primo trimestre del 2021. «Dai dati raccolti – commenta Paola Rossi, responsabile Divisione analisi e ricerca di Bankitalia Milano – vediamo che nei primi tre mesi dell’anno l’attività è rimasta su livelli analoghi all’ultimo trimestre 2020, che aveva segnato un -2,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Analizzando la struttura produttiva lombarda potremmo dire che le imprese con più di 200 addetti sono tornate in buon numero ai livelli di attività pre Covid. Quelle invece più piccole stanno recuperando molto lentamente».

Il rapporto fornisce un quadro d’insieme degli indicatori economici della regione. La produzione industriale lombarda ha perso nel 2020 circa il 10% manifestando un calo produttivo più intenso tra le imprese di dimensioni più ridotte e nei comparti della moda e della siderurgia. L’incertezza del periodo ha avuto riflessi negativi anche sugli investimenti: il 60% delle imprese li ha ridotti o sospesi. Tale riduzione ha interessato anche quelli volti ad aumentare la sostenibilità ambientale e a fronteggiare i rischi derivanti dal cambiamento climatico.

Il settore dei servizi è stato il più danneggiato dalle misure adottate per contenere il contagio pandemico. Nel complesso dei servizi privati non finanziari il fatturato è sceso dell’11,4% con una riduzione più marcata nei settori di servizi alla persona, ricettivi e di ristorazione. Ma, al contempo, l’emergenza coronavirus ha stimolato le attività legate all’informatica e la nascita di nuove start up di servizi digitali, per i quali la Lombardia si conferma allineata con l’Europa. Anche gli scambi commerciali con l’estero hanno risentito negativamente delle limitazioni prodotte dalla pandemia: le esportazioni lombarde sono calate del 10,6% e le importazioni del 11%. La dinamica dell’export è stata fortemente influenzata dal peso dei settori più danneggiati da Covid-19 (tessile, mezzi di trasporto, macchinari e metalli). Hanno invece tenuto le vendite estere del settore farmaceutico e, con minore incidenza, quelle dei beni alimentari.

Nel 2020 anche le condizioni del mercato del lavoro sono rapidamente peggiorate con una perdita di circa 77.000 occupati rispetto al 2019 (principalmente lavoratori autonomi e i dipendenti a tempo determinato diminuiti rispettivamente del 2,1 e del 14,6%) gli indeterminati sono rimasti stabili, anche per le misure di tutela dell’occupazione introdotte dal Governo.

Da marzo 2020, i prestiti bancari delle imprese hanno subito un forte incremento (+7,3%), una crescita che si è protratta anche nel 2021 (+4,3%). All’incremento del credito ha contribuito l’ampio ricorso ai nuovi finanziamenti con garanzia pubblica e alle moratorie sui prestiti in essere, che hanno ridotto il flusso di rimborsi. Alla fine del 2020 circa il 60 per cento delle aziende lombarde utilizzava almeno una delle due misure, con un ricorso agli strumenti di sostegno maggiore per le imprese di piccole dimensioni e per quelle dei servizi.

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