Rinnovi contrattuali, 145mila bergamaschi rimangono in attesa

L’analisi Cisl. Tempi medi lunghi per la firma: 25 mesi. I lavoratori della vigilanza privata aspettano dal 2015. Mazzola: iniziative per scoraggiare i ccnl «pirata».

Il contratto nazionale è uno dei pochi strumenti, insieme agli integrativi di secondo livello, per recuperare potere d’acquisto. Ma quando la sua scadenza, invece che essere temporanea, si trasforma in uno status quo, per i lavoratori diventa un problema. L’emblema è il ccnl della vigilanza privata, rinnovato a febbraio 2013 e scaduto a dicembre 2015. Ormai sono otto anni che guardie giurate e operatori fiduciari (circa 3mila in Bergamasca) non vedono aumenti in busta paga, in un settore dove l’attività è particolarmente delicata.

A guardare i contratti nazionali scaduti - quantomeno quelli più rappresentativi - nella nostra provincia sono oltre 145mila i lavoratori in attesa di veder rinnovato quello del proprio settore di appartenenza. E se in alcuni casi si scorgono segnali incoraggianti, in altri tutto tace. Del resto, il dato nazionale non è granché rassicurante: «Quasi il 62% dei contratti nazionali depositati al Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, risulta scaduto (su un totale di 955)», come rileva la Cisl di Bergamo, che ha messo in fila i ccnl la cui vigenza è ormai superata.

Il macro settore dove si concentra il maggior numero di persone che aspetta il rinnovo è quello del pubblico impiego, con oltre 30mila addetti sul nostro territorio, di cui ben 11mila appartenenti al vasto mondo delle cooperative sociali. Di contro, nel privato, fanno la parte del leone commercio e turismo, con un organico complessivo di circa 50mila persone, che aspettano che le controparti si siedano nuovamente al tavolo. C’è da dire che, per quanto riguarda il commercio, a dicembre le associazioni datoriali (Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione e Distribuzione cooperativa) hanno sottoscritto un protocollo straordinario di settore con i sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs, che prevede un bonus una tantum e un acconto sui futuri aumenti contrattuali.

C’è poi un’intera categoria di lavoratori, quelli che hanno un contratto di somministrazione, che aspetta di vedere lievitare la propria busta paga: un numero consistente nella nostra provincia, dato che riguarda 18mila persone. «Il lavoro è una parte fondamentale nella vita delle persone – dice Danilo Mazzola, segretario della Cisl di Bergamo -. La parte economica e normativa prevista dai contratti nazionali va quindi considerata ancora di più in un contesto economico che vuole mettere le persone e il loro benessere al centro dell’attività produttiva. Le economie reali si fondano sulla professionalità, sull’intelligenza delle persone, valorizzandole sempre di più in un contesto tecnologico in profonda trasformazione. Pertanto i rinnovi dei ccnl scaduti devono essere una priorità per entrambe le parti che li devono contrattare».

La maggiore criticità è legata alle tempistiche: l’anno scorso sono stati rinnovati contratti riferiti al triennio 2019-2021, con tempi medi che si aggirano attorno ai 25 mesi dalla scadenza. Una particolare attenzione, poi, va riservata, secondo la Cisl, ai contratti cosiddetti «pirata», «peggiorativi rispetto ai ccnl sottoscritti dal sindacato confederale - sottolinea Mazzola - a cui vanno contrapposte iniziative che ne scoraggino l’applicazione e la nascita». Non va dimenticato che «una retribuzione dignitosa che permetta di vivere serenamente, deve fungere da garanzia di una coesione sociale che non crei disuguaglianze in un mercato del lavoro che in sé offre già divisioni, in particolare tra lavoratori giovani e lavoratori anziani».

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