Telecamere e connessioni satellitari, il futuro hi-tech delle gru comandate distanza

Alla Fassi. È l’effetto dei modelli del futuro guidati da remoto e presentati alla fiera Bauma. Il direttore tecnico area ricerca: «Modello che dialoga a grande distanza».

Comandare una gru che opera a Dalmine, mentre ci si trova a Monaco di Baviera. È questa la rivoluzione tecnologica che il Gruppo Fassi, storica realtà con sede ad Albino, sta sviluppando grazie ai ricercatori propri e agli scienziati del Joiint lab, il laboratorio robotico allestito all’interno del Parco tecnologico Kilometro Rosso. La prima dimostrazione di questa innovativa tecnologia è stata presentata alla scorsa edizione del Bauma, fiera di settore svoltasi a Monaco di Baviera a fine ottobre.

«In quell’occasione - spiega Rossano Ceresoli, direttore tecnico dell’area ricerca e sviluppo, - chi si approcciava al nostro stand poteva indossare visori di realtà aumentata e impugnare i comandi per manovrare una gru collocata al Point di Dalmine». Si tratta della prima azione di teleoperazione a grande distanza condotta dal gruppo, un prototipo decisamente più evoluto rispetto al radio-comando già in uso e, per questo, ancora in fase di sviluppo. La tecnologia permette una fruizione ottimale grazie a macchine dotate di una serie di telecamere specifiche, di ultima generazione.

Manipolatore tipo videogiochi

Spiega Ceresoli: «Il manipolatore è simile a quello dei videogiochi, ma le telecamere posizionate sulla gru permettono all’operatore di avere una completa percezione dello spazio perché seguono i movimenti del collo». In maniera simile a come la tecnologia sta immaginando operazioni chirurgiche a distanza, quindi, le nuove frontiere della connessione permetteranno ai gruisti di muovere a distanza le proprie macchine, ampliando di molto i confini del settore.

«Il paragone è proprio quello, anche se a differenza del settore medicale noi usiamo un’altra tecnologia e non ci basiamo sul 5G che è poco stabile per le nostre funzioni, utilizzando piuttosto i satelliti starlink - spiega il direttore tecnico, che aggiunge - L’esperimento condotto fra la Germania e Milano ha dimostrato una latenza di risposta minima, quasi impercettibile».

Gru assimilabili a robot, con livelli differenti di precisione, mezzi a guida autonoma che circolano in cantiere con un solo operatore a gestire ogni movimentazione e la possibilità di posizionare i mezzi in luoghi impervi o pericolosi per intervenire mantenendo l’operatore in sicurezza, sono alcuni dei possibili scenari di questa tecnologia, come spiega Ceresoli: «Penso a eventi estremi come Fukushima, ma anche a altre situazioni di instabilità dove questa tecnologia potrebbe essere indispensabile, anche se l’intera progettazione è sviluppata per il futuro dei cantieri che vedranno sempre più l’interazione con l’automazione». Una delle evoluzioni del progetto è la possibilità di dotare la gru di una riconoscibilità del proprio spazio di azione, in modo disegnare traiettorie che il mezzo è in grado di compiere autonomamente e in maniera ripetitiva e programmabile.

Forte attenzione alla sicurezza

Tutto questo si sviluppa parallelamente alla sicurezza, spiega Ceresoli: «Stiamo valutando tutti i sistemi che ci aiutano a creare aree circoscritte, con telecamere e software di riconoscimento di immagini in grado di dare uno stop immediato alla gru nel caso di anomalia. E studiamo sistemi anti-collisione e anti-intrusione oltre a gabbie virtuali che proteggono la cabina». Sensori e software sono prodotti internamente, grazie a una delle aziende del Gruppo che Fassi ha accorpato 7 anni fa, nel frattempo l’evoluzione del progetto prosegue e tutte le richieste generate dalla prima dimostrazione in Germania sono ora in stand by. La tecnologia necessita di tempo per passare dalla fase di prototipo a quella di vero e proprio prodotto: «Ora sono in corso le valutazioni tecniche rispetto a quali telecamere e visori funzionano meglio sul progetto, come “vestire” al meglio le gru e come rendere il tutto il più semplice possibile per essere utilizzato da operatori anche non esperti. Serviranno due anni per la commercializzazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA