«Superbonus e blocco cessione crediti, a rischio migliaia di imprese artigiane»

L’allarme Cna «Sono 150mila i posti in bilico in Italia. Forti timori anche in Bergamasca» Il direttore Toscano: «Colpite le piccole». Un’impresa: piani importanti ma forte incertezza.

Cantieri fermi, proposte non ancora contrattualizzate, ditte che rischiano la chiusura, fino a episodi di tecnici che rimuovono le caldaie installate.

Nel caos sul blocco della cessione dei crediti legati ai contributi edilizi del Superbonus 110%, ci sono 2,6 miliardi di euro di crediti non monetizzati e almeno 33 mila imprese artigiane italiane a rischio fallimento e blocco cantieri. A dichiararlo è la Cna, che lancia un allarme a livello nazionale contando fino a 150 mila posti di lavoro a rischio, con timori ben presenti anche tra le aziende orobiche, specie le più piccole, maggiormente colpite da carenze di liquidità.

Dalla Iteche di Rovetta, realtà consolidata con sei dipendenti diretti, una serie di collaboratori e un ufficio tecnico completo, per esempio, commentano: «Se guardiamo al futuro, i programmi per i prossimi mesi sono importanti, con interventi imponenti da realizzare e investimenti fatti, ma l’incertezza rispetto alla norma legata al Superbonus è pesante e frena la contrattualizzazione delle opere».

La questione riguarda la cessione del credito, il susseguirsi di norme e regole che si sono accavallate nei mesi e lo stop degli istituti bancari, a cominciare dai più importanti come Intesa e Unicredit, ad accogliere nuovi crediti derivanti dal superbonus. Di fatto le banche hanno raggiunto il massimo che potevano accettare e se il governo non darà loro la possibilità - prevista inizialmente e poi ritrattata - di eseguire più cessioni dello stesso credito a soggetti diversi, il mercato della moneta fiscale va in stallo e non si trasforma in soldi contanti.

Caos per il 15% di crediti fermi

«I crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione ammontano a quasi 2,6 miliardi di euro - spiegano da Cna -. La consistenza dei crediti bloccati, circa il 15% del totale, sta mettendo in crisi migliaia di imprese che si trovano con il cassetto fiscale pieno di crediti, ma senza liquidità». A livello nazionale il 47,2% delle imprese dichiara di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti mentre il 34,4% lamenta tempi di accettazione dei documenti contrattuali eccessivamente lunghi.

«Nel nostro territorio le banche sono state attente e per un periodo il Superbonus 110% è stato un ottimo volano, ma adesso la situazione si è impantanata e va sbloccata per poter andare avanti coi cantieri almeno fino alla fine dell’incentivo».

Tomas Toscano, direttore di Cna Bergamo, conferma che la situazione riguarda qualche migliaio di ditte anche in Bergamasca. «Questa crisi di liquidità colpisce soprattutto le imprese più piccole dell’edilizia e dell’impiantistica che vivono la paradossale situazione di un periodo ricco di lavoro, ma del mancato ritorno economico. Quello che doveva essere uno strumento di ripresa economica, ora rischia di diventare un motivo di chiusura, perché non si è saputo colpire solo chi ha frodato e sbagliato, intervenendo su tutti indistintamente». Per Toscano, i tempi d’intervento sono stretti e le soluzioni possibili solo due: «Bisogna sbloccare subito il problema legato alla liquidità, perché a fine anno molte realtà potrebbero decidere di chiudere. Poi occorre ripensare il pacchetto di incentivi e bonus che nascono per la riqualificazione energetica e dai minori costi energetici futuri traggono l’effettivo guadagno. È un investimento sul lungo periodo che per noi ha valore, ma va sistemato ed è questo che stiamo chiedendo attraverso la politica».

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