Superbonus, il governo esclude le onlus. E la stretta penalizza una ventina di Rsa

LA RETROMARCIA. Il decreto legge toglie agli enti non profit l’accesso al beneficio fiscale per l’efficientamento Il Csv: si perde un’opportunità. Le Case di riposo: con la sostenibilità energetica possibile contenere le rette.

Quando ormai due anni fa le bollette iniziarono a salire alle stelle, le Case di riposo furono tra le realtà più colpite dai rincari di gas ed elettricità. Perché lì non si può rinunciare ai consumi, perché lì ci sono macchinari vitali, perché lì si deve garantire la temperatura migliore. Piano piano, così, anche le Rsa iniziarono a puntare sull’efficientamento energetico, con investimenti importanti: adesso però ecco il «contropiede», perché il nuovo decreto del governo esclude le onlus dal Superbonus. Così, quasi una ventina di strutture in Bergamasca rischiano di trovarsi spiazzate.

Inizialmente il Superbonus non era applicabile alle onlus, poi circa un anno fa era arrivata l’«apertura» con scadenza al 31 dicembre 2025 per l’efficientamento delle strutture residenziali per anziani e per persone con disabilità.

Passo indietro. Inizialmente il Superbonus non era applicabile alle onlus, poi circa un anno fa era arrivata l’«apertura» con scadenza al 31 dicembre 2025 per l’efficientamento delle strutture residenziali per anziani e per persone con disabilità. Ma adesso è invece arrivata la retromarcia, perché lo schema di decreto legge approvato martedì dal Consiglio dei ministri ha eliminato l’acceso al Superbonus per le onlus.

Preoccupazione per il Terzo settore

Per il mondo del Terzo settore rischia di essere un duro colpo. Le preoccupazioni sono forti in tutta Italia e anche in Bergamasca: «L’eliminazione di questa opportunità – interviene Oscar Bianchi, presidente del Centro di servizio per il volontariato di Bergamo – è un imprevisto pesante per le organizzazioni non profit che, non avendo utili, non possono permettersi di portare questi costi in detrazione; la cessione del credito risultava per loro l’unica opportunità. Sappiamo che in Bergamasca molte organizzazioni, sapendo di poter contare su due anni di tempo, stavano ragionando sull’opportunità di migliorare le proprie strutture dal punto di vista sismico e dell’efficientamento energetico. In questo modo si perdono non solo risorse preziose per un settore che già fatica a reperirne, ma si perde un’opportunità per rendere le nostre comunità più sostenibili dal punto di vista ambientale. Il danno colpirà indirettamente tutti i cittadini. Come Csv non possiamo restare inermi di fronte a questa situazione, stiamo già facendo il possibile per aiutare le organizzazioni e per portare la loro voce ai decisori politici».

«Innanzitutto vengono penalizzate delle onlus, delle realtà non a scopo di lucro e che hanno un’utilità sociale, mentre inizialmente del bonus hanno beneficiato solo i privati».

Il sostegno alle Rsa avrebbe permesso di sostenere indirettamente anche le famiglie, per via del contenimento dei costi di gestione: «La stretta ci penalizza sotto diversi aspetti – commenta Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe, che rappresenta una trentina di strutture d’ispirazione cattolica –. Innanzitutto vengono penalizzate delle onlus, delle realtà non a scopo di lucro e che hanno un’utilità sociale, mentre inizialmente del bonus hanno beneficiato solo i privati. Soprattutto, questa scelta va nella direzione sbagliata perché impedisce quell’efficientamento strutturale sempre più necessario, anche alla luce di quanto avvenuto negli ultimi anni per via dell’esplosione dei costi energetici. L’auspicio è che il governo riveda questa scelta fortemente negativa».

Secondo le stime dell’Acrb, l’Associazione case di riposo bergamasche che raggruppa una trentina di Rsa laiche, circa 22 strutture nell’ultimo anno si erano attivate per avviare interventi di riqualificazione agevolati dal Superbonus: solo quattro di queste Rsa dovrebbero essere «salvaguardate» rispetto alla scure del nuovo decreto (perché avevano già presentato la Cila, la Certificazione d’inizio lavori), mentre le altre rischiano di rimanere spiazzate (o rinunciando all’intervento o sostenendo costi salatissimi). «Sostenere l’efficientamento delle Rsa – ragiona Mirko Gaverini, vice presidente dell’Acrb – avrebbe avuto una ricaduta positiva sulla collettività: il contenimento dei costi energetici permettere di abbassare le rette, garantendo sostenibilità per i prossimi 10-15 anni. Era una misura di carattere sociale, ora invece facciamo i conti con una scelta punitiva».

La protesta nazionale

La protesta monta anche a livello nazionale per chiedere al governo una correzione del decreto: «Il decreto sul Superbonus blocca sul nascere i progetti degli enti non profit che accolgono persone con disabilità o anziani non autosufficienti – rimarca Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo –. Uneba con i suoi enti contatterà i parlamentari per chiedere un ripensamento e una modifica del provvedimento». «Comprendiamo l’esigenza di limitare le spese – aggiunge il bergamasco Franco Massi, presidente nazionale di Uneba –, ma perché devono essere gli enti non profit che assistono gli anziani non autosufficienti o le persone con disabilità a pagare il conto? Non è in un settore già in forte difficoltà come il nostro che il governo può tagliare ulteriori risorse».

La politica si mobilita

Sul tema si muove anche la politica: «L’accesso al Superbonus garantiva interventi per migliorare le strutture e quindi la qualità del servizio. Con questo decreto – interviene Davide Casati, consigliere regionale del Partito democratico – si va di fatto a sottrarre loro questa possibilità, con un danno gravissimo per la rete territoriale, perché le strutture hanno bisogno di essere ammodernate per fornire standard qualitativi adeguati». «Nei prossimi giorni – annuncia Carlo Borghetti, consigliere regionale Pd – presenteremo un’interpellanza per sollecitare la Giunta a ripristinare i mutui regionali a tasso zero, da finalizzare agli adeguamenti delle strutture sociosanitarie in Lombardia».

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