«Superbonus più basso: le imprese perderanno moltissimo lavoro»

EDILIZIA. Carrara (Edilcassa): ora necessario puntare anche sui progetti finanziati con i fondi del Pnrr. Pesenti (Ance): il piano non venga ridimensionato.

Ci sono le ragioni del «sistema edilizia», sostenute da dati e previsioni non certo incoraggianti, e le ragioni della politica, o meglio del governo, che per bocca del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è perentorio: «La riduzione del debito dell’1% si sarebbe verificata già l’anno prossimo se non ci fosse l’eredità del Superbonus».

Un disastro per i conti pubblici, una manna per le imprese e per l’occupazione, come ha ricordato più volte il «padre» di quel provvedimento, ovvero Giuseppe Conte, che lo varò, da presidente del Consiglio, nel 2020, l’annus horribilis della pandemìa. Fatto sta che ieri sia Cresme, il Centro di ricerche focalizzato su costruzioni e edilizia, sia Unioncamere Lombardia, hanno fotografato un settore che comincia a mostrare qualche segno di sofferenza. Secondo l’associazione che riunisce le nove Camere di commercio della Lombardia, il comparto mostra numeri ancora positivi nel terzo trimestre del 2023, con il volume d’affari delle imprese che aumenta del 4,5% su base annua, ma con un ritmo di crescita inferiore rispetto al periodo aprile-giugno, quando l’aumento sfiorava l’8%. Anche l’occupazione si mantiene in territorio positivo (più 0,3%). Le nubi, invece, si addensano sull’anno che verrà: incertezza da parte delle aziende su nuovi cantieri nel residenziale privato (saldo tra previsioni di crescita e di diminuzione pari a meno 10%) e sulle ristrutturazioni (meno 13%), mentre si registrano aspettative positive per le infrastrutture pubbliche (più 4%). Dal canto suo Cresme stima un calo degli investimenti dell’8,5% nel 2024 (meno 0,6% già quest’anno), di cui la gran parte interessa il rinnovo degli edifici residenziali (meno 25,8%).

L’anno prossimo al 70%

Insomma, con il Superbonus che l’anno prossimo passerà al 70% - al committente dei lavori spetterà corrispondere il restante 30% - è prevedibile un calo di richieste di ristrutturazioni.

Facendo proprio un esempio citato dal direttore di Cresme, Lorenzo Bellicini, Angelo Carrara, presidente di Edilcassa (l’ente bilaterale espressione dell’edilizia artigiana), spiega che «dobbiamo scendere dal treno su cui siamo e salire su un altro». Ovvero: «Gli incentivi sono serviti come il pane, ma come tutte le cose che drogano il mercato a un certo punto terminano. L’altro treno lo possiamo chiamare opere finanziate dal Pnrr, lavori pubblici (ce ne sono un’infinità), piuttosto che manutenzioni ordinarie e straordinarie, abbandonate proprio a causa di questi incentivi». È chiaro che, venendo a mancare il Superbonus 100% «le imprese perderanno moltissimo lavoro». C’è poi una parolina magica per il futuro: acqua. «Dovremo convivere con la sua mancanza (siccità) e con il suo eccesso (alluvioni) - prosegue Carrara -. Nella ristrutturazione delle case si potrebbero realizzare sistemi di accumulo dell’acqua piovana da utilizzare, ad esempio, per lo scarico dei bagni, piuttosto che per irrigare i giardini, in modo da non sprecarla».

«Pnrr, occasione per terminare opere bloccate»

Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo, sottolinea come sia «indispensabile che il Pnrr decolli». «Lo abbiamo visto anche per la nostra provincia. Lo studio che abbiamo recentemente presentato sui lavori pubblici ha fatto emergere valori record: bandi per 777 milioni di euro nel 2022 e nel primo semestre 2023, che si aggiungono ad altri importanti risorse pubbliche, quali quelle stanziate dalla Regione con il Piano Lombardia e che superano di oltre il 200% gli importi degli anni precedenti». «Il Pnrr ci offre un’occasione unica per portare a termine opere bloccate da tempo e attese anche nella Bergamasca - aggiunge Pesenti -: non vogliamo che venga definanziato e ridimensionato, rischiando di depotenziare gli investimenti per la rigenerazione urbana e lotta al dissesto idrogeologico». Se la massa salari toccata da Cassa Edile nel 2023 ha superato i 100 milioni («non accadeva dal 2013»), ora bisogna «ragionare su come mantenerla, a maggior ragione dopo la chiusura del Superbonus».

Per Simone Alloni, vicepresidente di Edilcassa, «il contraccolpo era prevedibile e per non cadere nel potenziale rischio di esuberi bisogna ridare la possibilità di pianificare interventi di ristrutturazione pluriennale, per migliorare la maggior parte delle abitazioni, riaprendo la cessione dei crediti ma in maniera controllata e utile per le famiglie».

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