Trasporto merci, cala il prezzo dei noli ma la gomma è in crisi

Logistica. Cortinovis (Asco): rispetto a un anno fa i prezzi dei container sono diminuiti di oltre il 50%. A pesare l’inflazione e la contrazione dei consumi.

Dopo due anni di prezzi impazziti calano i costi dei noli internazionali. È l’effetto dell’inflazione, che sta ridimensionando i consumi e, di conseguenza, la richiesta di container. «Rispetto a un anno fa si paga oltre il 50% in meno - conferma Pier Sandro Cortinovis, segretario di Asco Bergamo, l’associazione che dal 1975 raggruppa spedizionieri, corrieri e autotrasportatori della provincia -. Se per un box da 40 piedi da Shanghai a Genova a settembre 2021 si pagavano 13.600 euro, il mese scorso siamo scesi a 6.500 euro. In questi primi giorni di ottobre la richiesta si sta stabilizzando intorno ai 5.000 euro, ma i prezzi sono destinati a calare ancora un pochino».

Siamo ancora lontani dai valori dei noli marittimi pre-pandemia, quando un container costava intorno ai 1.700 euro, ma l’inversione di tendenza è netta. A determinare questo cambio di scenario è la crescita dell’inflazione, che sta modificando i comportamenti di acquisto in tutto il mondo, anche in Cina, dove anche la politica Covid free dei mesi scorsi ha messo un freno ai consumi e, quindi, alla logistica. «Il 75% dei container che partono dall’Asia non contiene materie prime, ma prodotti finiti - fa presente Cortinovis -. Con il calo delle vendite dovuto al rallentamento dell’economia globale moltissimi box sono rimasti vuoti. Perciò, per la legge della domanda e dell’offerta, i prezzi si sono più che dimezzati».

Va meglio, invece, il trasporto aereo, tornato ai livelli pre-Covid. «Nei primi sei mesi di quest’anno il comparto ha registrato una crescita di fatturato del 32% in virtù del ritorno degli aerei passeggeri, sui quali prima della pandemia viaggiava la metà delle merci», puntualizza Cortinovis

Anche nel comparto alimentare lo scenario sta cambiando. Sembra impossibile che nel 2020-21 colossi come Walmart e Coca-Cola cercassero di aggirare gli ingorghi nei porti noleggiando navi per trasportare le loro merci da soli. Secondo gli ultimi dati del Wall Street Journal, per questo inizio di ottobre sono stati cancellati 61 viaggi di navi portacontainer dall’Asia verso gli Stati Uniti, un numero enorme rispetto alla media di quattro cancellazioni a settimana che si registravano in tempi normali, soprattutto se si pensa che proprio in questo periodo di solito si avviano le scorte per lo shopping della stagione natalizia.

Va meglio, invece, il trasporto aereo, tornato ai livelli pre-Covid. «Nei primi sei mesi di quest’anno il comparto ha registrato una crescita di fatturato del 32% in virtù del ritorno degli aerei passeggeri, sui quali prima della pandemia viaggiava la metà delle merci», puntualizza Cortinovis.

La guerra in Ucraina

Alla guerra in Ucraina, invece, vanno imputate le variazioni di prezzo dei carburanti, che incidono sui trasporti su gomma. «A dicembre 2021 il gasolio costava mediamente 1,6 euro al litro, a marzo si è registrato un picco a quasi 2 euro, oggi siamo intorno a 1,70, ma in questo ultimo trimestre 2022 è probabile che ci sia un nuovo incremento - sottolinea Cortinovis -. Per noi trasportatori questo si sta traducendo in maggiori costi del +21% nonostante il taglio delle accise deciso dal governo Draghi».

Agli autotrasportatori il Decreto Aiuti ha riconosciuto un bonus carburante sotto forma di credito d’imposta pari al 28% delle spese sostenute nel primo trimestre del 2022, ma la piattaforma informatica messa a punto dall’Agenzia delle Dogane per permettere agli interessati di presentare la domanda ancora non funziona, nonostante ne fosse stata programmata l’apertura dal 12 settembre.

Cosa succederà d’ora in avanti con la crisi energetica è tutto da vedere. Fermi di produzione e riorganizzazioni aziendali rischiano di avere ricadute serie su tutta la filiera, trasporti compresi. «Purtroppo nella Bergamasca diverse aziende stanno già consegnando la metà dei volumi del passato e qualcuna ha addirittura chiuso - rimarca Cortinovis -. Se un cliente si ferma o riduce l’attività, per noi è tutto lavoro che va in fumo».

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