Vendemmia: raccolta meccanica per il 20% del vino bergamasco

Differenze. Sta crescendo l’alternativa alla «manuale» con spese più ridotte e una burocrazia meno pesante. Cantoni: «Le cooperative meno presenti di un tempo».

Vendemmia meccanica batte raccolta manuale, almeno per quanto riguarda risparmi e burocrazia. Calcolatrice alla mano, i produttori che si avvalgono delle macchine spendono un quinto rispetto ai colleghi che vanno in vigna dotati di forbici. Nella Bergamasca le 300 aziende che producono uva impiegano tra i mille e 1.500 lavoratori impegnati nelle varie fasi (dai filari alla cantina) mentre le macchine coprono il 20% della raccolta di vino bergamasco. Ad adottare la meccanica una quindicina di aziende tra cui alcune che vantano i numeri maggiori, mentre in molte zone vitate non è possibile di utilizzare i trattori e si raccoglie per forza a mano. Siamo all’inizio della fase più importante dell’annata vitivinicola, uva poi trasformata e imbottigliata per essere messo sul mercato, con rese che la siccità, nonostante qualche pioggia di agosto, ha fatalmente eroso (le sigle agricole parlano di una perdita di prodotto del 25-30% a seconda delle aree).

«Elemento anomalo: in agricoltura non si possono fatturare operazioni con costo orario, ma solo considerando il lavoro per ettaro o al chilogrammo»

«L’immagine della vendemmia appare spesso come lavoro poco faticoso e momento di festa, ma non è così - commenta Sergio Cantoni, direttore del Consorzio di Tutela del Valcalepio -. Soprattutto negli ultimi anni, le operazioni comportano grande attenzione e valutazioni sia economiche che sociali. Se un tempo venivano assoldati studenti, pensionati e lavoratori stagionali, oggi le prime due categorie sono solo una piccola parte». Alla base del cambio di paradigma c’è in primis la burocrazia. «L’assunzione di questi lavoratori comporta procedure lunghe, specialmente per le aziende medie e piccole, che preferiscono rivolgersi a società specializzate – fa presente Cantoni -. A Bergamo operano società di capitale e sono meno presenti le cooperative. Elemento anomalo: in agricoltura non si possono fatturare operazioni con costo orario ma solo considerando il lavoro per ettaro o al chilogrammo».

L’analisi dei costi

La seconda via è quindi rappresentata dalla raccolta meccanica che negli ultimi anni ha preso decisamente piede. Analizzando i costi, la raccolta manuale comporta una spesa per ogni chilo d’uva raccolta tra i 25 e i 30 centesimi, ai quali occorre aggiungere (più 3-6 centesimi per il trasporto). Con una vendemmiatrice trainata il costo ad ettaro va dai 380 ai 450 euro. Calcolando 80 quintali di uva per ettaro come resa media, la vendemmia meccanica costa un quinto circa di quella manuale. E’ chiaro che, se raccolta a mano, l’uva può essere valutata partita per partita, mentre nel caso della vendemmia meccanica la valutazione va fatta prima, perché nel corso della raccolta non si possono fare cernite. Da qui deriva il fatto che l’uva vendemmiata meccanicamente viene valutata economicamente un 5-10 % in meno rispetto a quella raccolta a mano. «Oggi raccogliere con queste temperature a mano comporta un notevole sforzo fisico che molte volte va a rendere meno performante il lavoro da parte del vendemmiatore, sia in termini di cernita che di resa: personalmente in questi anni ho raccolto anche il 40% di uva a macchina, sia bianca che rossa», conclude Cantoni.

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