A scuola si costituisce il futuro del Paese

La ripresa dell’attività scolastica ripropone problematiche organizzative diversificate che investono l’azione e l’opinione pubblica. Alcune
di tradizionale derivazione, altre di più immediata contingenza. Tra le prime, prescindendo dalle numerose criticità poste della pandemia, c’è la programmazione dei trasporti di andata e ritorno, poi il reperimento di sedi adeguate per le lezioni, palestra compresa, la tempestiva nomina dei docenti, l’eliminazione delle classi pollaio, per tacere di molto altro.

Anche talune precarietà di più attuale emergenza si impongono. A partire dall’abbandono scolastico: i giovani e giovanissimi che non risponderanno all’appello in classe sono in crescita e fanno dell’Italia una delle prime nazioni in Europa di tale negativa graduatoria. Né scuola, né lavoro: una vera piaga statale in un clima societario che sembra anestetizzato: tale dato esponenziale non pare più una notizia. In Italia, la nazione della grande cultura, questo aspetto negativo è addirittura paradossale ma è frutto di un cambiamento sociale profondo che non è di oggi.

A latere della stessa area scolastica, due in particolare le esche fallaci: il bullismo e la droga, in derivazione diretta dalle baby-gang, ma non solo, di cui la cronaca fornisce quasi quotidiani ragguagli. Stanno esattamente all’opposto dell’istruzione educante, ma talvolta riescono a fare breccia con effetti devastanti. Ben lo sanno le famiglie interessate quando scoprono la triste realtà, là ove avevano riposto la massima fiducia. Spesso è anche il mancato dialogo scuola-famiglia a non essere in grado di prevenire queste situazioni di disagio. Comunque sia, si tratta di fenomeni complessi: le semplificazioni non servono, esigono vigilanza e sensibilità.

All’interno dell’organizzazione scolastica bisogna poi scegliere: tempo pieno o no?, quante ore di lezioni giornaliere e di quanti minuti? Sabato libero? I consigli di classe hanno un bel da fare a pianificare le disparate proposte che spesso riflettono reali esigenze familiari da compensare. Non sempre i nonni sono disponibili o propensi, oltre una ragionevole prestazione. Durante l’evolversi della metamorfosi scolastica, lo studente va incontro a decisioni esistenziali determinanti, come alla fine della terza media o dopo l’esame di maturità, spesso è lasciato solo a decidere e, per disinformazione, sbaglia binario, con conseguenze anche sociali funeste, sotto gli occhi di tutti: la carenza acuta dei medici di base ne è una riprova in atto.

Al termine delle lezioni scolastiche quotidiane, sorge poi il dilemma dei compiti a casa: compiti sì, compiti no. Al tribunale internazionale dell’Aia pende il quesito da tempo, presentato da un comitato internazionale di genitori autorevoli, decisamente in opposizione. Probabilmente, anche qui, la virtù sta nel mezzo, che, in questo caso, non sembra di facile determinazione. Vero è che per molte famiglie i compiti a casa sono un’assillante turbativa quotidiana, specialmente quando entrambi i genitori lavorano e non sempre hanno soldi per le ripetizioni. In attesa di superiori normative, prevalga il buon senso.La campanella dell’anno scolastico 2022/2023 sta per suonare, chiama tutti a un responsabile impegno: studenti, genitori, corpo docente. L’impresa è della massima rilevanza, al vertice delle priorità: prefigura il futuro della nazione. Per volare alto e sognare cose grandi.

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